La maledizione del pendolare

15 September 2009

Certi momenti che arrivo a casa, un po’ così, né stanca né non e mi metto ad osservarmi i pori nello specchio ingranditore. 300 metri separano il portone dell’ufficio dal portone di casa.  Esco dall’ufficio e sto a casa. Un sogno. Eppure.  Quanto mi manca quel languido tempo del pendolarismo, del contare le fermate, i finestrini del treno che fuori è buio ma tu hai comunque su gli occhiali da sole che a volte ti commuovi e piangi un po’.  Il tempo delle pensieri, degli incipit che ti vengono in mente, delle intuizioni, delle evocazioni, dei sogni. Di un libro che ti inghiotte, delle chiacchiere leggere con gli amici del treno o del compagno di classe che eviti perché non hai voglia di parlare.  Due ore di pensiero al giorno andate perse in troppo tempo libero.

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