Göteborg: Il Natale come uscito da un libro

19 November 2012

Sono una ragazza del  Sud Italia.  nata e cresciute in provincia di Napoli. Posti dove il Natale è una faccenda piuttosto chiassosa. Le urla durante le tombolate, l’odore del baccalà fritto che ti rimane impregnato nei capelli,  la bagnarola di plastica col capitone dentro da ammazzare sbattendogli la testa sul marmo della cucina. Un posto dove il protagonista è il presepe, l’albero di Natale è una faccenda moderna,  da poco importata. Un posto dove i regali seri li portava la Befana, mica Babbo Natale. Un posto dove difficilmente avrai bisogno di qualcosa di più pesante di un cappottino per ripararti dal freddo.

Ovvio che crescessi con uno strisciante desiderio di Bianco Natale, campanelle nella neve, guanti e cappelli e vin brûlé.  Un Natale di lucine e candeline nel buio, niente luci stroboscopie, niente Babbi Natali impiccati al balcone. Un Natale come nei libri ottocenteschi di cui mi riempivo i pomeriggi quando le decadi incominciavano per 8.


Capirete quindi quanto stato difficile per lo Svedese resistere alla mia campagna di persuasive marketing: “Andiamo ai mercatini di Natale a Goteborg? Andiamo? Andiamo?”
(come risposta potete inserire una qualunque risposta di un qualunque maschio alla proposta di trascorre un weekende a tema Mercatini di Natale).

Ma io conosco le più raffinate tecniche del Persuasive Marketing e venerdì pomeriggio eravamo alla Central Station di Stoccolma, in partenza per i Più Grandi Mercatini di Natale del Nord Europa.

Ecco il nostro treno: “Svedese, ma tu sei proprio sicuro che questo sia il nostro treno?“.
Il treno è infatti più simile a un illustrazione dei libri ottocenteschi di cui vi dicevo sopra,  che un treno vero. Fiancate in latta rigata gialla e blu, interni in legno, lampade dalla luce calda. Sediolini ENORMI.
Svedese, ma tu sei proprio sicuro che sia questo il nostro posto? Questi sedili mi sembrano da prima classe“.
Darling, siediti e calmati, il treno è tutto così, è un treno vintage, ci mette un po’ di più ma ho pensato che l’avresti preferito al treno normale”.
Preferito? Ma io adorooo“.
Mi siedo, mi calmo, mi guardo Stoccolma e poi la placida campagna scorrere dai finestrini del treno, poi quando cala la notte mi alzo per andare a prendere un bel caffè e un kanelbullar ed immergermi così nella svedesità più totale. Vado a prenderli al bar e…  ohhhh, il bar è in un vagone di poltrone e divanetti con lampade ad olio ed c’è il  PIANISTA! Un vero pianista che suona  un vero pianoforte mentre tu stai lì a sorseggiare il tuo caffè e il treno corre tra gli infiniti spazi del centro della Svezia, puntellati qua e là da casette con le lampade soffuse dietro i vetri.

Arriviamo ad Iotebori. Iotebori è Göteborg pronunciato in svedese. Converrete con me che Iotebori é molto più carino come nome. Quindi da ora in poi la chiameremo Iotebori. Comunque, arriviamo e ci sono gli omini vestiti da scozzesi che suonano cornamusa e tamburo per accogliere l’arrivo del treno. Serio.

Prendiamo possesso della nostra tradizionale camera allo Scandic con i due lettini ben divisi e partiamo alla scoperta di Iotebori. Cioè, io mi reco alla scoperta di. Lo Svedese non manca di ricordarmi che lui c’è stato millemila volte. La mia scoperta di Iotebori consiste in questo:

  1. Passeggiata su e giù per l’Avenyn, la strada che secondo la Lonely Planet ricorda gli Champ Elysees a Parigi, ma non diciamolo ai Parigini.
  2. Cena “panasiatica” in un ristorante strafigo che non si faceva chiamare restaurang, ma “dinner club”. Sushi e robata eccellenti e tre cocktail buonissimi, ma che avevano la stessa quantità di alcool di un solo caffè corretto dell’italico bar sotto casa.
  • La cosa che mi piace dei club strafighi svedesi é che difficilmente ti sentirai a disagio per come sei vestita. Anche se stai con gli stivaletti e il maglioncino e intorno a te ci sono delle supermodelle altissime, magrissime, biondissime, capiterà sempre di incontrare qualcuno/a con la camicia da boscaiolo che ti farà sentire tres chic.
  • La cosa che non mi piace dei club strafighi svedesi è spendere 30 euro di cocktail e uscire dal locale perfettamente lucida.

In ogni caso l’obiettivo del nostro viaggio non era fare gli splendidi nei club posh di Iotebori, ma fare la Coppia Romantica ai Mercatini di Natale. E così il giorno dopo, mezz’ora prima dell’apertura siamo davanti ai cancelli tipo groupie scatenate. Nell’attesa che i cancelli si aprissero e ci potessimo riversare urlando tra giostre e bancarelle, lo Svedese mi traduce il programma: “Allora honey, alle 3 c’è la lettura di fiabe intorno al fuoco nelle case dei poveri, alle 4 invece ci sono i coniglietti che preparano l’albero di Natale pattinando“.

I coniglietti che preparano l’albero di Natale pattinando.

All’una in punto, con i nostri biglietti acquistati in anticipo, siamo i primi a varcare i cancelli del parco mentre nell’aria Dean Martin canta Let’s it Snow e il vento scuote la neve finta sui rami degli alberi.

All’una e cinque varco la soglia dei primo negozietto di decorazioni natalizie in un tripudio di gnomi, palle di natale in vetro, calendari dell’avvento e ogni genere possibile di decorazioni per rendere più “cosy” il tuo Natale. Esco mezz’ora dopo con una busta contenente:

  • Numero imprecisato di gnomi
  • Cuore in legno con la scritta in svedese “Adesso è Natale in questa casa”.
  • Coppia di civette di peluche.

Nell’ora successiva cadrò in una specie di trance in cui spenderò una piccola fortuna in: gnomi segnaposto, decorazioni per l’albero che si illuminano di mille magici bagliori, uccellini con code di peluche, palle in vetro soffiato soffiate da vero fiato lappone.

Vengo ridestata dalla trance quando il freddo mi farà digerire le uova strapazzata con bacon e salsicciotti servite per colazione allo Scandic.

E’ arrivato il momento di una bella pausa pranzo. Niente di meglio di una bella Suova all’interno del Villaggio Lappone.

La Suova è una specie di kebab fatto però con la carne di renna e al posto della maionese  c’è il lingonsylt,  che sarebbe la salsa di mirtilli rossi che agli scandinavi piace tanto vicino alla carne. Quella che mettono vicino alle polpette dell’Ikea per capirci.

E’ stato molto bello mangiare carne di renna a due passi dalla Casa di Babbo Natale e affianco al recinto delle renne di Babbo Natale.  Quello che ci vuole per riprendere carichi di energie la sezione di shopping.

Allo scattare della terza ora di shopping mi rendo conto che lo Svedese non ha mosso neanche un lamento e mi sento di dirvi: Fidanzatevi sempre con qualcuno che non si scompone mentre voi restate 45 minuti in piedi davanti a uno stand di palle di Natale.

Dopo 3 ore di shopping  mi rendo conto che le mille corone che avevo prelevato come budget per la mia spesa natalizia erano agli spiccioli e quindi basta. D’altra parte avevamo sei sacchetti in mano. Avremmo dovuto affittare una slitta di Babbo Natale per poter proseguire nello shopping. E poi intanto si era fatta ora dello spettacolo dei Coniglietti.

Non potevo perdermi i coniglietti che preparano l’albero di Natale pattinando sul ghiacchio.

Ci mettiamo sulle gradinate tra le famigliole svedesi, tutte dotate, con nostra somma invidia, di un thermos pieno di glogg caldo (uno specie di vin brulè svedese che però qua veniva servito rigorosamente analcolico).

Lo spettacolo comincia. E altro che coniglietti. In scena entrano tante piccole Caroline Kostner scandinave che fanno cose di pazzi vestite di veli e piume a zero gradi. E  poi ecco i coniglietti che fanno cose di pazzi con addosso un vestito da coniglio che peserà minimo minimo 7-8 chili.

Mariah Carey canta “All I want for Xmas is you”, la precoce notte scandinava scende dal nord e si accendono le luci degli alberi di Natale. Nel buio che si fa, la neve finta quasi sembra vera e l’odore del glogg e biscotti allo zafferano invade l’aria gelida. E mentre i coniglietti piroettano nei loro costumi di peluche lo spirito di Natale mi colpisce diritta al quadrante superiore destro del cuore.

Penso ai Natali passati, felici o malinconici, penso a tutte le volte che ho scritto “l’anno prossimo voglio essere a pattinare al Rockfeller Center a New York con un fidanzato che poi a Natale mi regalerà il Tiffany”. E penso che Iotebori forse non sarò New York, ma la pista di pattinaggio c’è, l’atmosfera del Natale svedese è forse più dolce di quella di New York e il Tiffany già scintilla all’anulare.

E penso che non potrei di desiderare di essere in nessun altro posto. E con nessun altro al fianco.

Nu är det julen här hemma hos oss
Adesso è Natale in questa casa.

P.S. Nota per i più acculturali di voi

Quando chiamo lo Svedese, Lo Svedese, non sto citando Pastorale Americana di Philiph Roth (come mi ha fatto notare @guaidozcg). Lui, il Fidanzato, non  è dotato di mascella quadrata e inespressiva maschera vichinga. Nè tantomeno è biondo con gli occhi azzurri. Nè tantomeno io sono mai stata Miss New Jersey.

Info pratiche

 

 

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