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Il vento dell’Oceano

24 August 2013

Hai ragione, un po’ di aria fresca mi fa bene. Mi basta sentire l’odore del mare, il vento dell’Oceano, l’aria fresca e mi sento meglio.

Per le strade di Essaouira c’è un allegra confusione, turisti europei, marocchini e arabi si mescolano tra le viuzze. Tutti sono più rilassati, i commercianti non ti aggrediscono, qualche negozio ha i prezzi esposti.

Io non ho ancora la forza di girare, vado subito in hotel, apro le finestre per lasciare entrare l’aria fresca, chiudo le tende ad oscurare la stanza e mi stendo sul piumino morbido a riposare la stanchezza.  Uscirò al tramonto per una passeggiata solitaria, gli altri sono tutti in giro per negozi.

Cammino lungo i bastioni affacciati sul mare, tra stormi di gabbiani e un vento teso. Raccolgo le poche forze e salto su un bastione, eccomi qua sono di nuovo davanti all’Atlantico, davanti al sole che tramonta ad ovest e più in là l’America. Dove più in là non si può andare.

Fotor-oceano

E’ giusto che alla fine di un viaggio si incontri il mare, si incontri l’Oceano. Fino alla fine e ritorno, come scrissi su quella cartolina (chissà in quale cassetto sarà finita). Davanti all’Oceano ci ritorno da sola, ma forse ognuno di noi non è sempre solo davanti all’Oceano?

Stacco gli occhi dal mare, respiro forte e mi guardo intorno. Sui bastioni gli unici a sedere dalla parte del mare sono gli occidentali con le loro macchine fotografiche, gli arabi stanno rivolti dall’altra parte, a guardare il passeggio, le famiglie che fanno su e giù per la piazza, le coppie che qui finalmente camminano uno al fianco dell’altra.

Volto anche io le spalle all’Oceano e mi immergo anche io nel passeggio. (Ma all’odore del mare quello no, a quello non puoi voltare le spalle).

Una nottata di sonno con il vento che ulula dietro le finestre mi rimette al mondo, il mattino dopo sono pronta per una passeggiata sulla spiaggia.

Alle 10 del mattino la spiaggia è già affollata di famiglie, le donne indossano abiti lunghi con i quali si immergono fino alla vita nell’acqua gelata. Solo qualche bambino è in costume. Ma tutti sono felici e sorridono tirando su castelli di sabbia e rincorrendosi tra le onde.

oceano

Noi mi sembra il caso di mettermi in costume, con una mano tiro su la gonna lunga e camminiamo per 6 chilometri tra il vento, la sabbia e il mare. Il pacifico potere calmante dello iodio.

Pranziamo a uno dei banchetti di pesce fresco sul porto dove grigliano il pesce: gamberoni, gamberetti, moscardini, calamari e sardine. Finalmente sapori semplici, senza spezie. Il sole, il vento, le urla dei venditori che agitano aragoste per invitare i clienti. Ci manca solo una bottiglia di vino bianco frizzantino alla perfezione. Mi devo accontentare della mia bevanda ufficiale del Marocco, la Schweppes Citron.

Fotor-gamberoni

Rinfrancante nel cuore dal fresco di Essaouira, io e l’Amica decidiamo che è giunto il pomeriggio di provare l’esperienza dell’hamman. Non vogliamo andare in una sorta di SPA occidentale come ce ne sono tante in giro per il paese, vogliamo andare all’hamman tradizionale, dove vanno le marocchine. Magid ha detto che dovremmo trovare una donna che ci accompagni, ma noi non ci arrendiamo. Tutte quando tornano dal Marocco raccontano della loro esperienza nell’hamman, mica abbiamo bisogno di un accompagnatrice!

Apriamo la Lonely Planete ed ecco qua la nostra destinazione “Hamman La Kasbak”, ideale se volete provare un’autentica esperienza marocchina.

In effetti da fuori il posto comunica fin da subito la sensazione di “un’autentica esperienza marocchina”. Muri scalcinati, piastrelle sporche, un vecchietto all’ingresso al quale indichiamo a gesti quello che ci serve. E per fortuna mi ero preparata: il guanto di crine, il sapone nero, il biglietto per il gommage. A gesti ci indica l’ingresso dell’area riservata alle donne. Entriamo e ci sono delle donne che ci indicano a gesti che ci dobbiamo spogliare e lasciare le borse lì. Ovviamente noi siamo delle furbastre e ci siamo portate le nostre brave borsette con passaporti, soldi e cellulare. Ma va beh. Abbi fiducia nel prossimo tuo.

A gesti ci indicano l’altra sala dove una signora di circa 120 chili vestita solo di un pantalone alla pescatora e due tette che le arrivano fino alle ginocchia ci indica con un gesto perentorio di sederci a terra.

Nude e dubbiose ci sediamo a terra come due bimbe in castigo, incerte sul da farsi. Intorno altre donne che si buttano secchi d’acqua addosso e si lavano. Dovremmo prendere dei secchi anche noi? Ci dovremmo cominciare a lavare da sole?

Azzeccando 4 parole in francese riusciamo a chiedere a un’altra donna cosa dovremmo fare e lei ci risponde di non fare niente, solo aspettare.

Aspettiamo e ad un certo punto Mammy arriva vicino a noi, con un gesto perentorio sposta tutte le nostre cose in un’altra stanza e comincia a riempire secchi su secchi che poi allinea davanti a noi. Ad un certo punto – splash – comincia a buttarci secchi di acqua addosso, acqua bollente, gettata addosso senza pietà come se ci dovessimo disinfettare. Poi prende le nostre bustine di sapone nero, le apre con un gesto violento e sicuro vicino alle viti di un secchio e comincia a strofinarci come farebbe una mamma con un bambino che ha giocato tutto il pomeriggio nel terreno.

Strofina angoli del corpo che mi ero dimenticata di avere, poi con un gesto perentorio afferra il guanto di crine e ci comincia a grattare come si fa con l’argenteria. Sento uno strato di pelle che va via ma tutto sommato è una sensazione piacevole. Non ho più abbronzatura, ma a chi voi che importi. Sono nuova. Mammy poi mi fa lo shampoo, mi mette il balsamo, mi pettina i capelli, mi butta altri 5-6 secchi di acqua addosso facendomi affogare e poi ce ne caccia.

L’amica cerca invano una presa di corrente per accattare il phon e asciugarsi i capelli, come è possibile che queste se ne escono dall’hamman con i capelli bagnati nel vento di Essaouira. Non lo so, mai io su questo sono fieramente scandinava, mi tengo i capelli bagnati e me ne vado in giro a comprar orecchini due euro. Voglio dire, mi sono fatta il bagno nel buco nel ghiaccio e me ne sono andata girando nelle notte svedese senza asciugarmi i capelli, vuoi che ora mi faccia male un pomeriggio marocchino?

L’unica cosa che davvero mi sta facendo male sono tutte queste tajine: ogni sera arriva il cameriere con questa caccavella, la scoperchia e sotto sempre chissà quale meraviglia ci sia. E ogni volta è la solita accozzaglia di roba spolverata di coriandolo. Ero convinta che la cucina marocchina mi sarebbe piaciuta, ma al decimo giorno dico convinta: “Anche no”. E soprattutto, datemi una birra fredda!

 

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