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Il Gran Galà di San Valentino al Castello

18 February 2014

“Noi non siamo il tipo di coppia che festeggia San Valentino al ristorante col menù afrodisiaco, il piano-bar e le candele sui tavoli. Che banalità. Che conformismo. A noi piace festeggiare ogni giorno il nostro amore”.

E fu così che io e Ragazzo (quasi) Nuovo ci ritrovammo seduti a un tavolo con un palloncino rosso svettante al centro a mangiare risotto al prosecco, bevendo vino di pessima qualità mentre una Chantal cantava i grandi classici del pop riarrangiati in chiave jazz come in quelle compilation che si portano nei bar di tendenza della provincia di Caserta. La macchina l’abbiamo parcheggiata direttamente dentro l’eliporto, tra le trecento persone che ci saranno io sono la più magra, per entrare in sala siamo passati sotto un arco di palloncini rossi dove tutti si fermavano per un bacio e una foto. Siamo alla Sonrisa, a Sant’Antonio Abate, regno di Don Antonio Polese, meglio noto come il Boss delle Cerimonie.

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Ecco cosa produce la visione prolungata di Real Time prima di dormire. “Uah, guarda, alla Sonrisa, fanno il Gran Galà di San Valentino, perché non ci andiamo?” – “Tu sei pazza” – “Ma dai, ci facciamo la foto con Don Antonio e magari incontri pure a Tobia appeso a un albero”- “Ma tu dici che mi può raccomandare per farmi entrare nell’Ordine dei Cavalieri di Malta” – “Certo, poi ti danno la sciabola e il mantello pure a te” – “Ok, prenota”.

E così, la sera prefissa (cit) imbocchiamo la strada che dal centro di Castellammare porta verso Sant’Antonio Abate: io me la ricordo benissimo, ai tempi dell’università la facevo tutti i giorni con l’autobus dell’Autoservizi Universal Gragnano – Fisciano. E ogni volta che passavamo davanti a questo sogno kitsch di torrette bianche e bandiere dicevo “Uah, io voglio troppo venirci”.

Ma nessuno era mai stato così allegro e folle da assecondarmi e mettere la freccia per varcare il portone. Il parcheggiatore ci indica la strada e ci fa segno di entrare in un grande spiazzo dove troneggia il cartello “ELIPORTO” insieme a  tre autobus gran turismo da 50 posti, due minibus da 9 posti e qualche Porsche Cayenne buttata qua e là. Rigorosamente bianche.

Un po’ intimoriti varchiamo ci avviamo verso l’ingresso seguendo coppie dove le ragazze hanno tutte il tacco più alto del mio, il cosciotto più tornito del mio, la gonna più corta della mia e il passo più sicuro del mio. Oltrepassiamo il portone in legno intarsiato con vetri e fregi dorati e siamo subito circondati da una decina di hostess e camerieri con infinite liste in mano. Pagamento anticipato e dopo all you can eat, all you can drink.

Ma ecco che appare Don Antonio, in camicia rossa di seta e crocifisso di brillanti. In posa davanti alla reception tende le mani e saluta gli ospiti. Colgo subito l’occasione per avvicinarmi e chiedergli una foto. Lui si avvia a passo deciso verso l’altra parte della sala e ci fa posizionare accanto a un vaso di porcellana di Capodimonte ben più alto di me. Più tardi, gironzolando per la sala, noterò che l’80% delle foto con tutti i vip che sono passati dalla Sonrisa sono state fatte accanto a quel vaso. Nella mia stessa posizione ci sono Valeria Marini, Alba Parietti, Mara Venier e qualche altra scosciata che non conosco. Forse è un vaso Ming. O forse è solo un vaso fotogenico.

Sbrigata la fondamentale procedura foto, una hostess con un fiore rosso nei capelli uguale quello che mi sono messa io ci accompagna al tavolo. La sala è composta da 6 file di tavoli da 2 messi in verticale tutti orientati verso il palco con le sedie una accanto all’altra.

Sui tavoli ci sono degli specchi come Enzo Miccio insegna. Sullo specchio una composizione di rose rosse e un palloncino rosso con su scritto “Ti amo”.

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Si comincia dalla Quiche Lorainne servita contornata da petali di rosa, seguiranno da altre 5 portate, tutte ben cucinate, ben servite, ben presentate. Io però ci rimangono un po’ male perché:

  • Non ci sono i frutti di mare crudi da mangiare crudi (ma forse perché non ci sono tante coppie di Napoli centro)
  • Non c’è la sella di vitello. E neanche una pietanza di carne. E questo non me l’aspettavo

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Il pianobar spazia tra i grandi classici della tradizione del rock melodico senza mai scivolare nel neomelodico, il sassofonista fa finta di essere a New York e coppie di una certa età ballano il lento. Tutto molto composto e misurato.

Meno male che nella Sala Reale stanno cominciando ad arrivare gli ospiti d’onore: le coppie VIP di Real Time, quelle che hanno partecipato alla trasmissione. Le ragazze sono tutte incinte (a parte quelle che erano incinte) quando si sono sposate e inguainate in mini-abiti a fascia.

La cosa che mi ha sempre lasciato perplessa è come in questo programma le figlie siano tutte belle ciacione mentre le mamme siano tutte magre magre e con la faccia scavata.

Qualche coppia in fondo alla sala comincia a rumoreggiare, si sono stancati delle canzoni romantiche, vogliono un bel ballo di gruppo. Allora via coi caraibici dove far sventolare un po’ il sedere. Ma presto si ritorna ai lenti: io mi pensavo che il ballo lento così esistesse solo alle 3 del pomeriggio su Canale 5 con Maria che ti guarda dalle scale. Invece esiste pure alla Sant’Antonio Abate  alle 11 di sera che siamo al 2 primo e noi ci sentiamo già satolli e siamo arrivati un paio di ore fa pensa ai matrimonio che arrivano qua alle 2 del pomeriggio e vanno avanti fino alle 2 di notte.

Andiamo a farci un giro tra le grandi credenze bombate dove sono ordinatamente esposte le bomboniere delle cerimonie e le foto delle tante edizioni di Napoli Prima e Dopo. Ma dalla sala arriva un applauso, andiamo a vedere che è successo: è arrivato Massimo Raniere, il cantante di punta del Castello.

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Si esibisce in Rose Rosse e in uno struggente “Perdere l’Amore”. E poi ci spiega: “Noi dobbiamo essere molto grati a Real Time che è un programma molto importante che ha fatto conoscere il cuore grande della Sonrisa a tutta l’Italia e noi ora ci vogliamo stringere in questo cuore grande e sventolare insieme questo simboo di pace e di amore, il simbolo del calore della Sonrisa. Via con la fazzolettata!

Sulle note di Ohi Vita ohi Vita Mia parte la “Fazzolettata”, per chi non lo sapesse, io non lo sapevo, consiste nello sventolamento selvaggio del tovagliolo sopra la testa. Non è una cosa semplice: se non lo si fa col giusto movimento del polso il fazzoletto si arrotola su se stesso e non sventola più. Ma qua siamo tra i professionisti della fazzolettata, i tovaglioli sventolano che è una bellezza. Io ho evidenti difficoltà. Sulle note di Marinariello Ragazzo Nuovo mi guarda e fa “Tesoro, guarda che qua non arriva la bomboniera e non li sparano i fuochi, possiamo pure andare”.

Non prima di avere salutato Matteo che ci stringe la mano e ci chiede: “Ma voi quando vi sposate?”

(credit photo e bibliografia: L’ignoranza del Boss delle Cerimonie)

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