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La vita che continua altrove

18 June 2014

Ieri sera mi è arrivato un messaggio di una mia amica di Stoccolma, mi raccontava piccole cose di persone con cui uscivamo insieme, di bar che frequentavamo a 100 corone a drink.  Io avevo appena finito di cenare, i piatti sporchi da mettere in lavastoviglie sospesi nel loro triste momento di sosta sul tavolo e fuori già buio. “A Stoccolma a quest’ora sarà ancora giorno – ho pensato – è quasi Midsömmer ormai”. E ho pensato a cosa stessero facendo tutte le persone che ho incrociato in quell’anno. Continueranno a darsi appuntamento fuori alla metro di Slussen,  a passeggiare per Djurgården  nelle domeniche pomeriggio di sole, ad andar su e giù per Götgatan  il venerdì sera, quando la strada si anima di persone forzatamente allegre in coda fuori ai bar alla moda. La mia amica uscirà con qualcun altro a diluire la malinconia di certe sere d’inverno in cocktail troppo leggeri, qualcun altro guarderà dietro i vetri di un certo appartamento l’ennesimo tramonto venir giù all’estenuante e languida lentezza dei tramonti lassù al nord. Tutto continua ad esistere anche se io non ci sono più. Ci illudiamo di vivere tutti nell’unico universo possibile, ma in realtà la vita continua in tutti gli altri luoghi che abbiamo abitato o anche solo sfiorato. Un po’ come quando si muore. Ma in fondo ogni scelta uccide o suicida qualcosa.

 

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