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Sulla punta Est dell’Italia

18 July 2014

C’è un termine che i turisti in viaggio nel Sud Italia usano spesso: “Vibrant”. Lo usano per indicare l’atmosfera del centro di certe cittadine, lo scrivono spesso su Trip Adviosr per indicare i vicoletti di Sorrento fatti da negozietti, ristorantini, persone che passeggiano.  In italiano sarebbe ”vibrante”, ma a noi difficilmente verrebbe in mente di definire un posto “vibrante”. Non è un aggettivo che fa parte del nostro vocabolario per descrivere il mondo. Così come non non esiste un corrispettivo del “watching the world go by” : il sedersi al tavolino di una bar e guardare il passeggio tra un cappuccino e una pinta di birra. Noi ci sediamo davanti al panorama o a parlare con un amico. Siamo dentro al mondo che va.  Ci sediamo l’uno di fronte all’altro, non in due sedie affiancate affacciate verso la piazza.

Il termine vibrant mi viene in mente mentre passeggio per il centro di Peschici, durante un weekend sul Gargano. E’ da poco passata la mezzanotte e il centro del paese è un allegro bazar di colori, gruppi che suonano, negozi di souvenir aperti, gente a passeggio, gelaterie, creperie, paninoteche, granitai. Non so se sia una festa di paese o un normale sabato sera di luglio, ma si fa quasi fatica a muoversi tra i vicoli stretti, le case imbiancate a calce. Poi all’improvviso svolti un angolo, c’è il silenzio e da lontano indovini il mare.

Al mare ci siamo stati poco prima, a cenare su un trabucco, un termine che io ragazza nata sul mar Tirreno non avevo mai sentito. E’ una specie di barca costruita sugli scogli,  un trabiccolo di legno da dove si calano le reti per pescare. Ora ci hanno fatto un ristorante di pesce. Non ci sono i camerieri che vengono a prendere l’ordinazione. Devi metterti in file per ordinare e poi ti puoi sedere. La fila è piena di milanesi imbruttiti con ragazze da tacchi troppo alti e uomini con troppo dopobarba che si lamentano dell’organizzazione: Loro hanno prenotato, neh, perchè non possono sedersi subito? Si fanno mezz’ora di fila per ordinare due spigolette e due calici di vino. Noi arriviamo al bancone con una nota scritta nel frattempo sull’iphone che non entra in una singola schermata e ordiniamo l’intero pescato del giorno. Ostriche gamberi scampi cozze orate calamari ricci frittura di paranza. Ce lo godiamo davanti a un tardivo tramonto di luglio con una bottiglia di rosè ed è tutto maledettamente perfetto.

(talmente maledettamente perfetto che mi sento felice anche per la coppia di svedesi seduti dietro di me che sento pronunciarsi in sonore manifestazioni di godimento per il vino a 10 euro a bottiglia, anziché a bicchiere)

Il giorno dopo nel pomeriggio andiamo a visitare un paese che ci dicono patrimonio Unesco, uno dei più antichi paesi d’Italia, sede della Basilica di San Michele già meta di pellegrinaggi dal VI secolo,  quando c’era gente che andava a piedi da Gerusalemme a Santiago

(mentre io mi lamento dei dolori alle gambe per i 15 chilometri fatti al mattino in mezzo alla Foresta Umbra che si chiama così pure se sta in Puglia perché è ombritica, non perchè ci portavano le pecore al pascolo durante la trasumanza dall’Umbria come io mi ero inventata.)

Pure oggi questo posto sembra essere ambita meta di pellegrinaggio: c’è un parcheggio enorme per i pullman e dai pullman scendono allegre comitive coi fazzoletti al collo che riportano il paese di provenienza, Rotondi, Brusciano, Aquilonia. Mi vengono in mente i racconti dei miei amici delle lontana provincia di Avellino sulle loro domeniche da bambini al mare della Puglia. Era quello per loro il mare più vicino, mica Sorrento, Meta, Vico Equense.

Ad accogliere i pellegrini c’è una lunga fila negozi di souvenir che vendono: orecchiette, origano,  statue di San Michele che uccide il drago a grandezza naturale, statuine di Pinocchio, quadri che uniscono una nuova trinità composta da Papa Francesco + Madonna + Padre Pio, birra fresca, taralli calda, cd coi più grandi successi della tradizione locale.

Da uno stereo arrivano le note di una canzone che fa così:

La mazurka di periferia

scaccia pensieri

tanta allegria.

Con la mazurka di periferia

ti vien la voglia

di fare l’amor

Eppure basta girare l’angolo, allontanarsi di qualche metro dalla chiesa e ci ritroviamo in un dedalo di vicoli deserti imbiancati a calce talmente bianca da far quasi male agli occhi. Un bambino gioca col triciclo e si copre la faccia con le mani mettendosi faccia a muro quando passiamo. “Hai vergogna di noi?” Altri bambini dalle facce antiche  e dai modi spigliati ci vendono mazzi d’origano a due euro. Arriviamo in una piazza affacciata su un mare improvviso e inatteso. I vecchi discutono sulle panchine in un dialetto che neanche noi riusciamo a capire. Tira il vento, e più in là, oltre il mare c’è l’est.

Il giorno dopo vedremo il sole sorgere dal mare, dai bordi dell’autostrada del ritorno, la sera lo vedrò tramontare sul mare, davanti casa mia.

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