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Freschezza per le anime del Purgatorio

6 November 2014

Mia nonna, poco prima di morire, ci disse dove teneva conservata la busta con dentro alcune banconote da utilizzare per farle dire le messa a suffragio. Le messe di suffragio per di defunti si dicono con lo scopo di intercedere verso Dio e accorciare la durata del Purgatorio al caro estinto. Una pratica che in fondo non è poi così diversa dalla compravendita delle indulgenze di medievale memoria. Soldi in cambio di sconti sugli anni di pena

Ci penso mentre cammino tra i teschi e le ossa del cimitero delle Fontanelle. (Io non mi faccio un fondo pensione e mia nonna che si conservava i soldi per le messe dopo morta).

“Frisc all’anem ru priatorio”-  Diceva sempre l’altra mia nonna e dicono sempre le nonne di tutti a Napoli e dintorni, e a volte anche le mamme. “Sia data freschezza alle anime del Purgatorio”. Un’esclamazione sentiamo spesso, spessissimo, e che a volte usiamo anche noi, magari senza neanche ricordarci cosa significhi. “Sia dato rinfresco alle anime del Purgatorio”.

Ci penso mentre mi fermo a guardare il teschio che suda, il teschio sempre umido dove non si deposita la polvere e dove tutto attorno è stato costruito un altarino di rosari di plastica, monetine, immaginette della Madonna di Pompei, sorpresine delle uova Kinder.

Com’era vicina l’idea del Purgatorio nei nostri nonni e com’è lontana da noi. E’ come se l’idea di un luogo dove espiare i peccati, un inferno a tempo determinato, si sia man mano allontanata dal nostro immaginario. Io non ci credo granché, ma trovo Inferno e Paradiso luoghi coerenti con il mio immaginario, in una qualche misura possibili. E invece il Purgatorio, questo luogo dove soffrire per 400-500 anni prima di arrivare in paradiso, questo sofferenza che può essere accorciata grazie alle preghiere e alle offerte dei propri cari rimasti in vita, 100 giorni di indulgenza per chi recita questa preghiera, 1000 giorni per chi arriva in questa chiesa e fa il check-in con un’Ave Maria, 15 tuoi antenati liberati dai peccati se per 12 anni reciti l’orazione di Santa Brigida, beh, questa idea mi sembra inaccettabile. Più inaccettabile di una sofferenza eterna.

Eppure camminando tra i teschi non posso fare a meno di commuovermi un po’ vedendo le monetine di 5 centesimi poggiate sui crani. Fino al 1969, anno in cui poi fu vietato dalla Chiesa, a Napoli era comune l’adozione di “una capuzzella”, di un cranio di morto appartenente a uno sconosciuto. Il vivo adottava l’anima di un morto sconosciuto sepolto in una fosse comune e pregava per la remissione dei peccati, il morto offriva protezione al vivo. La pietà del popolo di Napoli che prende a cuore le sorti di un anima sconosciuta e dispersa, senza cari che pregassero per lui. E non posso fare a meno di poggiare anche io una monetina di 5 centesimi su un cranio polveroso.

La sera vado a vedere le catacombe di San Gennaro. Nell’attesa dell’apertura serale mi siedo nel caldo della basilica. Subito noto che dentro i confessionali ci sono i preti, un po’ paurosi nelle loro pance strette lì dentro. Davanti ai preti persone inginocchiate che si confessano, dietro una fila di persone in attesa del proprio turno per confessarsi e ricevere l’assoluzione. Mi immagino alzarmi e mettermi in fila. Una volta in ginocchio cosa direi al prete? Dove cominciano i miei peccati? Bisogna seguire l’ordine dei comandamenti e confessare le violazioni? Ripasso in testa i 10 comandamenti imparati a memoria in anni in cui non avevo strumenti per violarli tutti e 10. Credo di averli violati e di violarli tutti e 10. Ol almeno 9 su 10. Ma non saprei cosa dire al prete. Quanto meno poi dovrei pentirmi. Ma potrei mai dirgli che mi pento di vivere con il mio ragazzo nel peccato?  Mi viene in mente quando mi sono confessata la prima volta. Avevo 11 anni. Uscendo fuori dissi alla catechista: “Mi sento così libera!”. Che peccati potevano mai gravare sulla mia coscienza da undicenne? Ora saranno 20 anni che non mi confesso e non so cosa potrei mai andare a dire a un prete. Penso che non mi confesserò mai più nella mia vita. E chissà se mai un giorno qualcuno pregherò per la remissione dei miei peccati.

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