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Quello che veramente cambia

28 February 2018

Tutti vi dicono che la vita cambia totalmente quando si diventa genitori. Io devo dire la verità, tutto questo totalmente non l’ho visto. È vero, non esco più la sera, non organizzo più weekend last-minute, massimo alle 8 e 30 sono in piedi (sì, anche il sabato e la domenica), ma non posso dire che la mia vita sia cambiata “totalmente”.

Mi piacciono le stesse cose, uso gli stessi abiti, forse solo meno tacchi e borse piccole, ho sempre il tempo per truccarmi, leggere un libro, vedere una serie. Mi faccio lo shampoo con la stessa frequenza, non esco mai senza fondotinta e mascara, mi faccio regolarmente la ceretta. Non riesco ad andare in palestra, ma so che è un problema temporaneo. Vado di meno dal parrucchiere, ma anche questo è temporaneo. La mia vita è cambiata? Sì. Ma più da quando “mio marito” ha deciso di andarsene a lavorare in un’altra nazione, che da quando è nata Caterina. Se vado di meno dal parrucchiere e non vado in palestra è colpa sua, non di Caterina. La mia vita è cambiata totalmente? No.

Eppure. Eppure ci sono cose che mi fanno capire come IO sia cambiata. Cambiata dentro.

La sensibilità: non che prima fossi insensibile, ma ora lo so molto di più. Le foto dei bambini di Siria, di Gaza e dei posti martoriati nel mondo mi si imprimono dentro. Per non parlare delle notizie di bambini dimenticati in auto o morti in incidenti. Per ogni mamma ogni bimbo potrebbe essere il suo. Ogni dolore di mamma diventa un po’ anche il tuo.

La tolleranza: non mi capita più di giudicare le altre mamme. Prima di essere mamma come tutte avevo le idee molto chiare su come avrei educato i miei figli. Certezze che puntualmente crollano alla quinta notte insonne quando la accogli nel lettone, quando in un pomeriggio che devi assolutamente finire quel lavoro le allunghi il cellulare, quando quella sera sei troppo stanca per alzarti da divano, andare nella stanzetta, metterla al letto leggere la stessa favola 7 volte e allora lasci che si addormenti accanto a te mentre guardi una bella puntata di Narcos. E per questo non giudico più le altre mamme. Ammiro chi ha la pazienza e l’energia di organizzare interi pomeriggi di travasi e pittura con le dita. Comprendo chi mette cinque scimmiette a loop su YouTube. Non mi creano problemi le mamme che allattano fino a tre anni, quelle che allungano subito il biberon, quelle che autosvezzano con i fusilli o quelle che a 18 mesi ancora stanno con il brodo vegetale. Capisco quelle che applicano alla lettera Estivil e quelle che manco hanno comprato la culla. Non mi sento di giudicare nessuna perché dovrei giudicarmi io per prima, in ogni scelta, in ogni momento.

Lo spirito di adattamento: non sono una che si adatta facilmente. Per dire, non farei mai una vacanza in campeggio. Voglio la comodità e le mie cose. Eppure paradossalmente un figlio, che pure sembra abbia bisogno di milioni di cose, ti fa capire quanto quelle fondamentali siano davvero poche. Viaggiando tanto con Caterina alla fine ho capito che i bambini hanno bisogno davvero di poco: pannolini, latte e braccia che li sostengano. E che davvero puoi andare ovunque con solo uno zainetto e un marsupio. Sommersa dalle millesima cose che ti convincano che servano per un bebè, alla fine ho capito che volendo si può fare tranquillamente a meno di quasi tutto. A parte le salviette umidificate. E che sono davvero pochi i problemi di un bambino piccolo che un bacio della mamma e un po’ della sua totale attenzione non possano risolvere.  (ciò non toglie che non andrò mai in campeggio, sia chiaro!)

E quindi niente, alla fine penso di aver capito che la maternità non ti cambia, ti amplifica.

 

 

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