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Born in 2020

12 August 2020

Carlotta ha un bavaglino con su ricamato “Born in 2020”. Ogni volta che lo vedo mi fa sorridere, mi sembra quasi una promessa di “indistruttibilità”, un patentino di superpoteri, sono nata e sopravvissuta al 2020 posso tutto. 

Lei doveva nascere come tutti noi da queste parti a Vico Equense, accolta dalle braccia della nonna che fa la puericultrice al nido e da un fiocco rosa sul portone di casa. La cameretta era stata preparata a gennaio, nel fasciatoio le tutine di ciniglia già lavate e profumate. Avevamo sistemato tutto mentre al telegiornale ascoltavamo distrattamente le notizie di quella nuova strana influenza in Cina. Ma la Cina è lontana, dall’altra parte della luna. 

E invece in un paio di mesi ecco che mi ritrovo a chiedere alla ginecologa “Come funziona se dovessi partorire qui?”  – “E’ molto semplice, paghi e organizziamo tutto”. E in effetti è stato tutto molto semplice, una strisciata di carta di credito e appuntamento in clinica alle 6.30 in un giorno scelto a piacere tuo per un bel cesareo programmato. Che data ti piace? 8,9,10,11, 12 o 13 maggio? “E che me lo chiedi a fare? Nove maggio, t’e scurdat…” Già teniamo la colonna sonora pronta. Alle 6.30 parcheggiavamo fuori la clinica, alle 7.30 ero in sala operatoria, alle 9 ero di nuovo in una bella camera con letto per gli ospiti, divani, bagno privato e tv satellitare. Ogni 30 minuti passava un’infermiera a chiedermi se volessi un “pain killer”. Alle 3 del pomeriggio mi portano il the con le fette biscottate. 

Io ero convinta che dopo il cesareo non si potesse né mangiare né bere fino alla famosa “aria”. Invece qua questa regola non vale, si mangia e si beve da subito, con moderazione il primo giorno, agnello con le patate il secondo. In clinica non potevo ricevere visite, solo il papà poteva rimanere a piacimento. E quindi ci siamo fatti due giorni tipo luna di miele, io e lui e Carlotta nella sua colletta acquario. Tra un film su Netflix e un’altra bella dose di antidolorifico in vena le due notti sono volate, sarei rimasta nel lettino che faceva su e giù col telecomandando. E quindi niente, 48 ore ero già fuori con le mie gambe e due chili di piccolezza in braccio. 

Carlotta, nata il 9 maggio, ha poi fatto la sua prima passeggiata il 21 maggio, data di fine lockdown. 

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