Le mie stanze

22 February 2004

Sicuramente lasciare questa stanza mi dispiaceerà più che lasciare l’ intera Finlandia. Per questa stanza ormia mi assomiglia, soprattutto la finestra con tutte le candele sul davanzale, i pendenti di specchietti e perline trasprenti che scendono e la fila di lampadine a forma di cuore rosa intorno. E poi i fiori sulle pareti, il filo che passa da muro a muro con appeso l’ impossibile, la scrivania con cavi che scendono da tutte le parti, il portafoto muccato con dentro me e Jaffa che sorridiamo felici all’ autoscatto dalla spiaggia di Katwek nel sole di settembre e io con la coroncina in testa. Mi dispiacerà lasciare questa stanza e forse avrà gli stessi impeti di nostalgia che ho adesso per la mia stanzette a Penta. Penta per chi non fosse uso dalle parti dell’ università di Salerno è una frazione di Fisciano e avrà si e no un centinaio di abitanti. Un paesino che è fermo agli anni 50. Abitavo là l’ anno scorso, in una palazzina motlo umida e molto “sgarrupata” ma che ho amato tantissimo. Come si fa a non amare una casa dove avete il coperchio del gabinetto dipinto di rosa con la foto di Rino Mele il nostro prof. di retorica e stilistica attaccata sopra? Avevo una stanza minuscola, col tetto spiovente e una finestra minsucola che dava sul giardino del convento di fronte. Nelle sere di primavera saliva l’ odore del pane appena cotto dalla panetteria. Pasquale l’ aveva pittata tutta di rosa e io scrivevo coi pastelli colorati sui muri. La mattina il sole illuminava il pulviscolo, io mettevo il marlene kuntz nello stereo e il caffè nella macchinette blu e verde acido sul fuoco. E poi andavo all’ università camminando come cappuccetto rosso nel sentiero tra i boschi. Il pomeriggio mi piaceva starmenene sul letto con la finestra aperta, leggevo “Possessione” e “Rumore bianco” con il verde del giardino che entrava dentro. Due volte ho visto la neve roteare nell’ aria fuori alla finestra. E sono stata molto triste a volte tra quelle pareti rosa, ma era bello essere tristi in quella casetta. E poi la sera si usciva tutti nella panda verde chernobyl, si andava a mangiare dal pazzariello ( ragazzi!!! ci dobbiamo assolutamente tornare!!!) e a passeggiare sul lungomare a Salerno. E poi è arrivato maggio, e allora tra quelle pareti c’è stato spazio solo per la dolcezza di tarde mattinate odorose di caffè a letto…L’ addio ad agosto: “un ultimo sguardo commosso all’ arredamento e chi si è visto si è visto”.

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