Le patatine

16 October 2004

Le patatine erano e restano la “schifezza” per eccellenza. Secondo il mio lessico familiare era definita schifezza qualsiasi alimento non facesse bene e si consumava fuori pranzo. Le patatine erano la schifezza per eccellenza. Le patatine si potevano mangiare solo alle feste di compleanno e di nascosto, comprate dal salumiere con la mille lire regalata dalla nonna. Ovviamente non tutte le patatine erano uguali: c’erano le semplici San Carlo, che però non mi ispiravano per niente, C’erano le Puff, le mie preferite. Si scioglievano in bocca e lasciavano tutte le dita puzzolenti di formaggio ma ancora oggi non posso resistere! C’erano i cipster: le patatine più costose ed oggettivamente le più buone. Qualche anno fa dai cipster usciva la collezione di spillette allora ne ho fatto indigestione e oggi mi è venuto un pò il disgusto. C’erano le highlenders, ai sapori improponibili di aglio, cipolla, paprika, topo morto. Al liceo erano davvero molto trendy, ma io preferivo sempre il caro pacchetto di cipster. C’erano le sticki e le yonkers, quelle ad anello che ci infilavamo sempre su tutte le dita. C’erano i fonzie,le più gusto ( mai piaciute) e le rustiche. Le pringles ancora non esistevano. Ma quello che spingeva all’acquisto di una o altra varietà di patatine più che altro era la sorpresa che usciva: la sorpresa più desiderata era certamente la manina appiccicosa che si lanciava sui muri. Il materiale era praticamente uno sckifidors e catturava polvere e munnezza meglio di uno swiffer. C’erano le palline rimbalzine , contro le quali le bidelle delle medie e vicini di casa del piano di sotto le peggiori crociate. Ora li capisco perfettamente. E c’erano i bellissimi anelli delle patatine: io proporrei il loro rilancio come anello trendy di fidanzamente vintage anni 80.

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