Camilla e la mamma vanno all’Ikea

23 November 2004

E fu così che un bel giorno Camilla e la sua mamma presero la pop-mobile e si diressero di buon mattina verso le fertili e spaziose terre dell’ entroterra abitate da cavalcavia e centri commerciali per andare all’ Ikea di Afragola. L’ Ikea di afragola è l’ ultimo trend degli abitanti campani che vogliono sparagnare ma non vogliono andare da Concetta Mobili a comprarsi i mobili bianchi lucidi bombati coi pomelli di finto oro. E poi è bello l’ Ikea perchè è svedese e ci sta il parcheggio sul prato e tutte le frecce per il percorso così non puoi sbagliare e ti vedi tutto. La cosa più bella dellì Ikea sono le case finte. Cioè dentro ci stanno delle porte con sopra facce multirazziali svedesi felici con sotto scritto: noi abitiamo in tre in 30 mq2 e ci sta una bella casa di 30 mq2 con il letto matrimoniale sopra al salotto e un altro letto che si estrae da sotto al tavolo dove è apparecchiato per otto. Queste case sembrano le case degli gnomi e tutti le guardano felice, dicendo, “ma vir tu! trenta mevtri e vir quantta robba!” Bello dormire su un letto matrimoniale a castello, che poi basta che ti affacci e apri la credenza della cucina per prenderti un biscotto. Poi l’ Ikea è molto bella perchè c’è il ristorante svedese e io ero tutta contenta, così mi mangiavo un pò di cose scandinave. Non che mi mancasse particolarmente l’ ineffabile salsetta all’aglio che si porta da quelle parti là, ma sapete com’è…La mensa dell’ Ikea è proprio identica a quella dell’ University of Helsinki e io mi bullavo perchè capivo subito come funzionava e dove stavano le cose e lo facevo vedere a tutte le signore che erano abituata a gigino pizza a metro, servizio ai tavoli, mica agli spartani self-service scandinavi. E c’erano le polpettine proprio finlandia e allora io me le sono fatte dare pure con la salsa a marmellata. Anche se ogni volta a Helsinki facevo vicino al tipo “no red sauche, please” qua stavo ad afragola e mi dovevo bullare che io mi mangiavo le cose svedesi alla swedish way. Avevano proprio lo stesso sapore. In due donne esili dotate di minuscola macchinetta coreana siamo riuscite a comprare due tavoli, un tappetto di tre metri per tre, un lampada da terra, una lampada da scrivania, due lampadari, un bastone per le tende, le tende, cuscini vari, tre vasi, due piante, uno specchio, un tavolino. Più le palle per l’ albero, i fili di stelline che quando finisce natale andranno in camera mia un barattolo di marmellata di mirtilli rossi, un barattolo di non meglio specificata salsa gialla, due birre svedesi e  una busta di polpette svedesi surgelate ( non ne potevo fare a meno assolutamente). Post fotografici sulla nuova pop-camera a presto.

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