Car love

7 March 2005

Tutti noi, dai 18 ai 22 anni in media, abbiamo praticato la nobile arte della trombata in macchina. Nobile arte che io ho sempre abbastanza schifata essendo amante della comodità, del letto e soprattutto sempre terrorizzata dall’idea che qualcuno mi possa vedere. Ma ho quel minimo di esperienza del settore che mi permette di dividere le coppiette da auto in due categorie: ci sono quelli che se non è sul ciglio della strada supertrafficata non c’è gusto e poi ci sono quelli che se non si rischia di precipitare nel burrone a noi non piace.Possiamo far risalire alla prima classe certamente gli habitue della statale 146, nel tratto che da Castellammare conduce verso la penisola sorrentina. Qui, sul bordo della strada, sotto le discariche costruite per tamponare l’emergenza rifuti, centinaia di coppiette trovano la loro intimità, allietate dal delicato olezzo della munnezza e con il romantico verso dei gabbiani che planano sui sacchetti. Macchine tappezzate con la gazzetta dello sport ( perchè il rosa è meno trasparente) allineante in fila indiana. Più di prestigio sono i posti sulle piazzole, dove hai la faccia rivolta al mare e puoi far finta di guardare il panorama. Inoltre solo allungando il braccio dal finestrio è possibile prendere un panino dal camioncino suzzuso dei panini parcheggiato sotto la discarica. Per avere questi posti è necessario appropinquarsi al primo calar delle tenebre, soprattutto nei giorni di sabato e domenica. Si dice che molti parcheggiatori abusivi si siano convertiti in ausiliari del traffico dell’amore. Distribuiscono il numeretto per il posto e accettano prenotazioni per i posti migliori.Alla seconda classe appartengono invece certamente quei tipi di ieri sera. Situazione: andiamo a fare una domenica di karaoke e balletti a casa di Roberto, ragazzo di Marianna, mia vecchia amica. Questo Roberto non è che abita in culo al mondo, di più. Praticamente bisogna scendere giù per un sentiero non asfaltato stretto come pochi a picco sul mare senza protezioni ai lati. Parcheggiare in mezzo al sentiero e scendere ancora a piedi. Al ritorno ovviamente non c’è lo spazio per fare inversioni di marcia, bisogna risalire a marcia indietro. La scena è questa: buio, manca la luce, piove a dirotto, la strada è scivolosa e fangosa, a lato c’è il burrone, la strada ha una pendenza modello rampa di skatebord. Cerco di non spaventarmi e confido nelle mie doti di provetta guidatrice. Ma non avevo calcolato i due tipi che trombavano dietro me. Gli scellerati non è che se ne potevano andare a trombare su un normalissima piazzola sui colli che assicura sicurezza e privacy, al massimo qualche mostro di Firenze che sbuca ogni tanto, ma fa scenografica.No, questi due se ne devono venire a trombare in una giornata di pioggia in un sentiero sdrucciolevole a picco sul mare. Si piazzano a lato e lasciano a me praticamente 50 cm dalla loro macchina e 50 cm dal bordo del precipizio per fare la marcia indietro. Piove a dirotto, vetri appannati, le ruote slittano sul fango, non ce la faccio, sono bloccata dalla paura di cadere giù. Raf è fuori sotto la pioggia per aituarmi nella manovra, io ho i finestrini aperti per vedere fuori con tutta la pioggia che entra dentro, sono accostata alla macchina dei due che trombano ma non riesco a risalire perchè sono impantanata in un fosso e se sterzo troppo o vado nella macchina o vado da giù. La cosa migliore che mi viene in mente di fare è cominciare a urlare come un ossessa sperando che quei due si rendano conto e si tolgano da mezzo. Ma niente, loro continuano allegramente a trombare. Richiamato dalle mie urla arriva solo Roberto che esperto manovatore mi riporta la macchina sua mentre io continuo a bestemmiare sulla gente che tromba nei posti assurdi.Non dico sulla statale: ma giù Meta o sopra i Colli non si porta più?Alla seconda classe appartengono invece certamente quei tipi di ieri sera. Situazione: andiamo a fare una domenica di karaoke e balletti a casa di Roberto, ragazzo di Marianna, mia vecchia amica. Questo Roberto non è che abita in culo al mondo, di più. Praticamente bisogna scendere giù per un sentiero non asfaltato stretto come pochi a picco sul mare senza protezioni ai lati. Parcheggiare in mezzo al sentiero e scendere ancora a piedi. Al ritorno ovviamente non c’è lo spazio per fare inversioni di marcia, bisogna risalire a marcia indietro. La scena è questa: buio, manca la luce, piove a dirotto, la strada è scivolosa e fangosa, a lato c’è il burrone, la strada ha una pendenza modello rampa di skatebord. Cerco di non spaventarmi e confido nelle mie doti di provetta guidatrice. Ma non avevo calcolato i due tipi che trombavano dietro me. Gli scellerati non è che se ne potevano andare a trombare su un normalissima piazzola sui colli che assicura sicurezza e privacy, al massimo qualche mostro di Firenze che sbuca ogni tanto, ma fa scenografica.No, questi due se ne devono venire a trombare in una giornata di pioggia in un sentiero sdrucciolevole a picco sul mare. Si piazzano a lato e lasciano a me praticamente 50 cm dalla loro macchina e 50 cm dal bordo del precipizio per fare la marcia indietro. Piove a dirotto, vetri appannati, le ruote slittano sul fango, non ce la faccio, sono bloccata dalla paura di cadere giù. Raf è fuori sotto la pioggia per aituarmi nella manovra, io ho i finestrini aperti per vedere fuori con tutta la pioggia che entra dentro, sono accostata alla macchina dei due che trombano ma non riesco a risalire perchè sono impantanata in un fosso e se sterzo troppo o vado nella macchina o vado da giù. La cosa migliore che mi viene in mente di fare è cominciare a urlare come un ossessa sperando che quei due si rendano conto e si tolgano da mezzo. Ma niente, loro continuano allegramente a trombare. Richiamato dalle mie urla arriva solo Roberto che esperto manovatore mi riporta la macchina sua mentre io continuo a bestemmiare sulla gente che tromba nei posti assurdi.Non dico sulla statale: ma giù Meta o sopra i Colli non si porta più?

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