E fu così che una domenica di fine maggio…

28 May 2006

Cinque mesi decisi di chiudere questo blog. Decisione convinta o meno non lo so. Solo che non ci stavo più bene. Le solite cose. Le solite cose da noi scienziati della comunicazione. Quelle cose che “la vita o la vivi o la scrivi”, quelle cose che mentre ti succede una cosa pensi a come la potresti descrivere nel blog, quelle cose che poi la gente ti legge, e la gente che ti legge quando ti incontra pensa che sei più antipatica dal vivo, oppure quelle cose che la gente  che conosci ti legge e ti ripete a memoria quello che scrivi oppure ti chiede se parlerai di quella cosa sul blog. Tutte cose che mi rompono  il cazzo profondamente.  Poi ci sono state le vicende e le vicissitudini personali, ma di quello non voglio parlare. E per tanti mesi ho pensato di aprirmi un blog bello nuovo tutto bianco dove nessuno sapevo chi fossi. Però poi. Non si può sempre voltare pagina. Pagine bianche capitoli nuovi sono una pia illusione da rubrica della domenica di Raffaele Morelli. L’illusione di ricominciare tutto. Ma ad ogni nuovo raffreddore scompare sempre una minima dose d’olfatto. E poi io non voglio un nuovo blog, e non solo perché mi rompo il cazzo di trovare chi mi fa un template nuovo o, peggio ancora, di mettere mano io. E non solo perché non trovo un nome che sia più bello di drink pop. Ma questo posto è mio, è casa mia. E mi mancano tutti quelli che un po’ l’hanno abitato. E poi bisogna tornare a scrivere, a scrivere di sole amore e batticuore. A scrivere con mano leggera della vita e cose così. A scrivere senza usare i termini fiscalità di vantaggio, costi di gestione,  incentivi per le imprese e puttanate  varie. Me lo devo.  E in questa domenica pesante e dolorosa come sanno esserlo solo certe domeniche di fine maggio riapro il portone un po’ arrugginito. Non so quanta costanza ci metterò, ma siamo di nuovo qua.

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