Centro direzionale spleen

18 November 2006

“Le nuvole passano le cime dei grattacieli. Gli ultimi re delle favole si incamminano verso l’esilio. Il treno che lo riportava a casa si fermò ad aspettare la coincidenza. E la coincidenza non arrivò mai.”Quando ero giovane e felice all’università ci fecero vedere un film muto dell’inizio degli anni 30 che si chiamava “La folla” e rappresentava tipo la prima produzione culturale incentrata sulla critica alla società di massa. Era un film muto in bianco e nero e io e gli amichetti miei passammo tutto il tempo nell’aula buia a ridere, mangiare patatine ed essere felici prima di riuscire fuori a fare le ruote nei prati verdi.Ma quel film me lo ricordo perfettamente e ci penso ogni mattina. Ogni mattina quando una colonna di gente scende dal treno e in silenzio frettolosa sale le scale della stazione puoi anche non camminare. Usciresti comunque dalla stazione. Ognuno testa bassa e borsa in mano si mettono in fila davanti alle ascensori. File che occupano tutto l’androne. E quando ci si costipa tutti dentro nessuno chiede a nessuno “Che piano?” No, ognuno preme con il suo proprio dito il suo proprio bottone e si va su. Buongiorno E dentro. moquette grigie pareti divisori di plastiche macchinette del caffè sigarette tristi con vista sulla tangenziale il freddo del bagno il caldo dei termosifoni le veneziane alle finestre e in fondo dietro ai grattacieli si vede il mare e io dico “guarda, si vede anche capri” e mi rispondono “non ci avevo mai fatto caso”. Feed-back proattivo mailing promotion report. Come mai funzionerà un fax? Manda una mail quando arrivi una quando esci per la pausa pranzo una quando torni dalla pausa pranzo una quando vai via la sera. All’una e mezze esci e la ritrovi lì. La folla. Tavole calde e ticket. Passeggia avanti indietro avanti indietro avanti indietro. Guarda la vetrina di “Business Dress” o “Tutto per l’ufficio”. Prende il caffè al Bar degli Affari senza lasciare la mancia al barista. Alle due e mezza di nuovo dentro. E li spii dalle finestre nei loro quadrati di cartongesso e pensi che ci sia qualcosa di profondamente malefico ad immaginare progettare costruire un posto dove richiudere tutti gli uffici dove le vie non hanno nomi ma lettere. Pensi alla parola spleen. Pensi all’estetica della noia. Scrivi haiku che vorresti mandare per fax al posto delle circolari. Come il protagonista di Fight Club. Che io il film manco l’ho mai visto. Fino a che si accendono le luci. E dai casermoni squallidi escono le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. L’ora in cui tutte le fantasie da scrivania di tutti gli impiegati vanno a finire nelle nuvole rosse che girano le cime dei grattacieli. Mi ipnotizzo a guardare le ascensori esterne del grattacielo della Wind che scivolano leggere nel tramonto. L’ora perfetta che sembra Tokyo e ti senti lost in translation. Mentre tutti intorno come gli impiegati di Fantozzi guardano fissi l’orologio e zac alle sei e trenta in punto scattano fuori col bavero alzato contro il vento.

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