Pasquetta spleen

9 April 2007

Quante pasquette , 25 aprile, 1 maggio hai passato così? Seduta fuori sul divanetto di paglia a odorare la calma del paese mediterraneo. L’azzurro perfetto e smagliante del cielo, il verde brillante dei giardinetti, gli uccellini, il treno che passa sul ponte vicino e ogni tanto una macchina che passa con la musica da discoteca a tutto volume. Consapevole che pochi metri più giù, vicino al mare, regna il caos completo. Aspettando che si formi il traffico interminabile del ritorno per restare sul balcone al primo piano a guardare le facce stanche e nervose dei papà alla guida, i visi paonazzi dei ragazzi del ritorno dal mare, i cori che escono dalle macchine. Quante pasquette le ho passate a leggere su quel divanetto, fino a farmi male gli occhi, fino a che il sole non cominciava a diventare accecante e allora mi butto dentro sul letto a leggere e leggere e leggere e dormicchiare, piena di una solitudine grandiosa, di un’apataia rivelatrice. Pensare di poter passare il resto della tua vita in casa leggere, come se fossero eternamente le quattro del pomeriggio di un assolato lunedì di Pasquetta. Come avere in eterno sedicenni anni e sentirsi eroica e romantica a passare il pomeriggio di pasquetta a leggere e non sulle Tore a giocare col super santos. Vanità della solitudine.Ho fatto quello che dovevo fare Rimango da sola a riempirmi bicchieri di campari e gin da bere alla salute di un sole inutile. Ogni tanto piango. Ma sono solo gli ormoni, mi dico.Stamattina ho cominciato a inscatolare i libri. Tra un paio di mesi si trasloca. La famiglia dopo ventisei anni cambia casa. Tolgo i libri dagli scaffali e li ammasso sulla scrivania , li catalogo e poi li metto negli scatoli. Fino ad ora ho catalogato 280 volumi nella sezione letteratura, 68 in quella infanzia e 65 in quella saggistica. Dagli scatoli mi guardano e chiedono “che fine hanno fatto tutte queste parole?”.Oggi è mancato Internet. Neanche una doretta la ricercatrice quasi perfetta on-line per chiacchierare. Leggo Don De Lillo come un altro pomeriggio di aprile di 4 anni fa con la primavera che entrava a fiotti dalla finestra e guardo il tramonto sulla stazione da dietro le tende bianche della camera da letto dei miei genitori.

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