Suburban mood

5 April 2008

La decadenza della civiltà occidentale ti appare all’improvviso un venerdì sera in un posto che si fa chiamare il New Boccale posto in una zona imprecisata tra cavalcavia, binari e una chiesa scenografica dedicata ad Santa Alfonso Maria Liguori, quello che ha scritto Tu Scendi dalle Stelle.L’Old Boccale era un onestissimo posto con tavoli di legno e travi a vista, frequentato il sabato sera da vrenzole che ballavano il latino americano di gruppo e facevano il karaoke, ma con onestà. Io me lo ricordo bene: là Stefania cantava sempre Brivido Caldo dei Mattia Bazar e Marco Spaccacuore di Bersani. Io ancora mi preparavo per uscire il sabato sera.Il New Boccale sorge invece porta a porta con un SuperAlvi e davanti a un parcheggio dove stanzionano, seduti sui motorini, ragazzotti con la cresta e il giubbino bianco. Ti immagini che davanti al SuperAlvi di giorno ci siano appessi polli, manzi e provoloni, Davanti al New Boccale sta appessa una sfilza di manifesti con le attrazioni del locale: domani sera c’è un certo Alessandro, che mi sorride con una sigaretta penzolante tra le labbra. Alessandro si distingue per il petto orgogliosamente villoso e per il filo di ricciolini che cade dirittto diritto nel vrachetta aperta dove è sensualemente appoggiata una mano. Affianco a lui, c’è Fabiano, a lui lo conosco. Guarda me e Merincontraria con aria intensa, sul suo bicipite destro leggiamo “is not impossibile anything”. Stordite ci chiediamo se prima di tatuarselo addosso abbia controllato l’esattezza della grammatica. Sopra di loro un faccione tondo e ingenuo da ragazzino e una sola scritta “Giuseppe”. Non riesco a capire chi sia, la parte di sotto però me lo spiega chiaramente: Amici, la foto scontornata male di Maria de Filippi e il logo del Biscione. Il ragazzo è un prodotto garantito. Visto in Tv. Di più: visto con Maria De Filppi. Io di Amici ho visto tutte le edizioni. Lo dico con orgoglio. Ma questo Giuseppe proprio non mi dice niente. Mi chiedo per quanto tempo avrà diritto alla fascia “da Amici di Maria” da appendere sotto i manifesti per garantirsi un duecento euro a serata. Vicino a Maria, non credo a caso, trova posto la locandina del musical su Madre Teresa di Calcutta, previsto per domenica sera. Sabato fritto misto e vracchetta di Alessandro, domenica pizza e preghiera a Madre Teresa.Va beh, glià, entriamo. A colpo d’occhio il locale non so se mi ricorda più quello di Pulp Fiction, una sala di spogliarelli deserta prima che cominci lo spettacolo o il bar blu di Fisciano. Enorme. Tutto, ma dico tutto, dipinto in blu. La console del dj e il bancone del bar a tipo forma di astronave giocattolo. Al centro c’è una pista da ballo grigia e deserta. Intorno tavoli di plastica blu con sedie rosse. Sopra il soppalco che gira intorno alla pista da ballo. Ai bordi della pista pali da lap dance. In un lato,incongruente rispetto a tutto, un armatura medievale. Lo immagino pieno, di sabato sera, con Alessandro che si dimena sul palchetto, e le vrenzole con le maglie di lycra glitterate aderenti sulla pancia che urlano. O’ fridd ‘ncuoll.Va beh, ecco qua, la nostra solita serata trash, ci siamo incappate un’altra volta. Stanno i ragazzi che suonano, glià, metiamoci sopra che forse si sente meglio. Il locale è semivuoto. Su un centinaio di tavoli ce ne sono sei. Noi, gli amici del chitarrista, un altro, con i cugini del tastierista,uno con la sorella, il cognato e la nipotina del cantante che zompetta in mezzo alla pista da ballo e un paio di coppiette tristi. L’acustica è pessima, il volume è tropppo alto, la birra la portano in bicchieri sengati. Tutto attorno puzza di fritto. I ragazzi ormai suonano come se suonassero nella saletta prove per divertirsi tra di loro. Mi chiedo come ci siano finiti là dentro. E’ una tortura. Ce ne andiamo dopo tre quarti d’ora. Mentre paghiamo un prezzo spropositato vedo che dietro la cassa il proprietario ha una foto di lui abbracciato a Melita vestita da diavolo sexy e affianco una statua di Padre Pio con l’Ulivo benedetto in mano.

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