Quei pomeriggi che è quasi primavera

2 March 2009

C’è sempre un pomeriggio, un sabato pomeriggio, che non è più una bella giornata d’inverno, ma è il primo giorno che è quasi primavera. E allora la gente impazzisce, e cominci a vederla che corre in massa sulla spiaggia restando al sole con la magliettina a maniche corte. Il primo sabato pomeriggio che è quasi primavera e ti viene voglia di uscire e passeggiare. Andare al mare, sentire l’odore della salsedine, mettere una mano in acqua e poi in bocca per riscoprire il gusto dell’acqua salata. Poi mettersene un po’ in faccia per sentirsi addosso l’odore dell’estate, di pelle scaldata dal sole e dal mare. E allora ipod nelle orecchie e via lungo la strada in discesa che porta sempre a mare. E poi, ancora più giù, per le rampe scavata nel costone tufaceo.   Cinque rampe antiche 39 mila anni. Da quando i Campi Flegrei fecero bum e colmaro il graben della penisola sorrentina, tra i calcari di finiscono a meta di Sorrento e riprendono dal capo di Sorrento. Questa storia la so proprio bene. Giù, sulla spiaggetta di sabbia vulcanica a leggere un libro di gente che fugge dalle isole del Sud, di ragazzi che fuggono da mari troppo azzurri e cieli troppo perfetti. Giocherello coi sassolini, nello scenario perfetto da cartolina e penso alla mia amica che il sabato di quasi primavera va a correre al parco, in qualche parco di milano.  Penso al mio amico che se ne andrà tra poco, e là non ci saranno moto e costiere da correre vento in faccia nei pomeriggi di sole. Ma dice che non gli mancherà. La mia amica è andata a correre da sola, i-pod nelle orecchie. Mi dice sempre che si sente sola. Io sono andata al mare da sola, i-pod nelle orecchie. La solitudine di chi va, la solitudine di chi resta.

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