Viaggio in Giappone-kyoto e l’onsen-sesto giorno

25 August 2009

Lo shinkanzen corre veloce, direzione Kyoto. Da Tokyo a Kyoto sono 525 chilometri è più o meno quanto Napoli-Firenze, e il treno ci metterà poco più di due ore. Nell’aria c’è un persistente odore di cibo. Appena il treno è partito tutti hanno cacciato il loro bravo bento e consumato il pasto. Finito di mangiare li ho odiati tutti perchè hanno subito chiuso le tendine dei finestrini e noi, che eravamo seduti all’esterno, ci siamo visti togliere tutta la visuale sul paesaggio che scorreva velocissimo. Arrivati a Kyoto si percepisce subito la diversa atmosfera, una città più tranquilla e raffinata di Tokyo, niente insegne lampeggianti  e niente fiumi di persone. Prima di metterci alla ricerca del nostro ryokan, decidiamo di mangiare qualcosa, in modo da evitare “picci” per le strada e sfilosamenti vari dovuti a nervosismo da cibo. Entriamo in un ristorante in stazione scelto per l’enorme e bellissima ikebana che espone all’ingresso e per l’immancabile piatto di soba esposto in vetrina, diventati ormai l’alimento base dell’alimentazione di Alberto. Prendiamo entrambi il pasto completo, a lui a base di soba, a me  a base di sashimi. Ci portano due vassoi bellissimi, tutti laccati rossi. Il mio contiene nove diverse portate: due tipi di sashimi, tempura di gamberi, una porzione di riso, una zuppa di miso, una ciotola con della frutta, un piattino di verdure una cosa che mi sembra un budino e tre specie di stecca lecca che forse è tofu con una salsa sopra.  Il budino poi scoprirò essere a base di uova con dentro gamberi e funghi. Trolley alla mano e cartina all’altro mano, partiamo alla ricerca dell’albergo. Ovviamente, il ragazzo più georeferenziato del mondo, aveva già visualizzato e studiato mentalmente il percorso con google street. Una volta  individuata l’uscita nord della stazione guardando la posizione del sole in cielo, imbocchiamo subito la strada giusta. La ryokan è in stile classico giapponese col tatami a terra dove la sera si stende il futon, il tavolino basso e l’altare degli antenati, vale a dire la rientranza del muro dove secondo la Lonely Planet non bisogna mettere niente. Ma qua mica ci sta la foto dei nonni del propietario, voglio dire! Infatti ora ci ho messo la bottiglia dell’acqua, speriamo che i penati non si offendano.
Altro problema: i giapponesi, dove se lo fanno il pisolino del pomeriggio? Mica possono cacciare un attimo il futon! In ogni caso pure solo con un cuscino sotto la testa, il tatami tanto scomodo poi non è. Comunque sia, ci facciamo il solito the verde e decidiamo che i templi possono aspettare e decidiamo di andarcene in un onsen. Ci leggiamo bene prima tutto il galateo dei bagni pubblici giapponese per evitare brutte figure ci incamminiamo. A Kyoto ci si muove prevalentemente con i bus, l’unico problema è che alcuni pullman annunciano le fermate solo in giapponese e anche il display è solo giapponese. Ovviamente il primo bus che prendiamo è tra questi. Cartina alla mano in ogni caso riusciamo a seguire il percorso e scendere alla fermata giusta.  Ed eccoci nell’onsen. Ci togliamo le scarpe e ci dividiamo, femmine da una parte e maschi dall’altra. Entro nello spogliatoio e subito gli occhi di tutte le signore giapponesi sono su di me. Cerco di fare la disinvolta e osservo quanto fanno loro, mi spoglio del tutto e metto in un cestino bagnoschiuma, shampoo e asciugamano.  Ed entro. Un’anziana signorina mi sorride e mi indica dove sedermi per lavarmi prima di entrare nell’acqua. Mi siedo e osservo le donne intorno a me, tutte sedute a terra su die mini sgabelli davanti a una mini-doccia. Non è che si fanno una sciacquata tanto per. No, queste si sfregano con le asciugamani come se si dovessero disinfettare.  Alcune si lavano i denti. Altre hanno un rasoio e si depilano inguine, gambe e ascelle. Tutte in assoluta nudità. Dopo aver pensato di essermi sciacquata abbastanza entro nell’acqua bollente. Mi gira la testa, l’acqua è davvero bollente. Passo all’diromassaggio, provo la vasca riempita di acqua alle erbe e poi quella di legno. Entro in una piccola vasca che manda scariche elettriche. Non capisco a cosa dovrebbe servire le scosse elettriche ma non resisto. Esco all’aria aperta, mi gira la testa, mi immergo nel rotemuro, la vasca all’aperto, prima gelata poi tiepida. Un angolo tra le roccie. E’ una delizia l’acqua fredda. Sorrido e gioco con una bambina giapponese che mi guarda incuriosita. Poi entro nella finlando sauna dove trovo la televisione (…) Mi accomodo a vedere pubblicità giapponesi a 40 gradi per poi immergermi di nuovo nell’acqua gelida. Mi immergo e riemergo ricordano un inverno finlandese di ormai 5 anni fa. Amica, dove sei? Questo è il tuo posto…Esco e trovo Alberto collassato su un divano con una coca-cola in mano che cerca di arripigliarsi da un semi-svenimento. Sulla via del ritorno prendiamo due bento che mangeremo sul tatami della nostra stanza per poi stendere il futon e buonanotte Kyoto.

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