La mia vita a Granada-Parte Prima

15 April 2010

Il primo giorno alla scuola di spagnolo ho avuto la sensazione chiara e distinta di essermi trasformata nella protagonista del libro di inglese delle scuole medie. Ve lo ricordate, quello che sempre era ambientato in qualche college del countryside e c’erano un italiano, un tedesco, un francese e uno spagnolo che erano andati là to learn english. Qua è la stessa cosa, un po’ Benetton anni 80, yoi soy Camilla e io soy de italian, Hola!, yo soyMami e yo soy japanesa encantada e nice to meet you.

Alla scuola di spagnolo la tua unica responsabilità è imparare bene la coniugazione del verbo es. La studio a casa la sera sul tavolo di cucina.

La scuola sta nel quartiere arabo di Granada, all’Albayzin, io l’ho scelta perché sul sito web stavano tutte le foto di studenti multicultural felici su terrazzi assolati con vista panoramica sulla Alhambra. Nella scuola si studia spagnolo ma anche flamenco. Chitarra flamenca, ballo flamenco, sbattimento di mani flamenco ( che si chiama compas ed è proprio una materia a parte). Io faccio solo spagnolo perché secondo me non si è mai vista una bionda che balla il flamenco, secondo me è proprio genetico. Però ci stanno un sacco di americane e inglesi bionde che si avvolgono negli scialli con le frange e ballano il flamenco. Ma secondo me non riusciranno mai ad avere l’arcaica e composta serietà che ci vuole. A me comunque il flamenco manco mi piace, se proprio la vogliamo dire tutta.

In ogni caso, per andare alla scuola di spagnolo ci metto una mezz’ora a piedi. Mi alzo alle otto e faccio il caffè nella cucina buia come se fossero le sei di mattina. I primi giorni pensavo che era perché la casa era poco illuminata, ma poi uscendo mi sono accorta che le nove di mattina sono proprio come le sette di mattina. La luce è quella grigiolina dell’alba, i fruttivendoli scaricano le cassette di frutta e i netturbini puliscono la strada con le pompe d’acqua.

Frotte di bambini corrono a scuola. Ci sono tantissimi bambini qua. Tantissimi bambini e tantissimi cani. I bambini sembrano tutti usciti da un foto del secondo dopoguerra. Hanno le calzamaglia e i calzoncini corti. Le bambine i codini con fiocchi enormi. Vanno a scuola con le gonneline a pieghe e sono sempre composti.

Dopo aver attraversato il centro costeggio il rio Darrò e la Alhambra sopra brilla nel primo sole del mattino pronta ad accogliere anche oggi ininterrotte fiumane di turisti che scatteranno foto in ogni angolo per poi chissà quando rivederle.

Una lunga salita mi separa ancora dal piccolo sogno andaluso che è la mia scuola e sono arrivata. I maestri di spagnolo spesso indossano il poncho e hanno profonde occhiaie. Cancellano la lavagna con le dita e ridono molto quando gli italiani aggiungono le s alla fine delle parole in italiano per provare a dire qualcosa che non sanno.

Io non riesco a pronunciare tutte quelle cose aspiranti e sibilanti ma fa niente, imparerò, forse, un giorno, se sarà necessario. Intanto quando torno a casa mi guardo mujers y hombre su telecinco cosi practico mi espagnol.

Tra un paio di settimane andiamo a fare un giro in Portogallo, esto fine de semana andiamo a Siviglia. Mangio sempre il riso con il curry e tutto va bene

 

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