Agosto blues
19 August 2010
A voi succede mai? La depressione di agosto, intendo. Una fenomeno che andrebbe attentamente studiato, tipo la depressione post-parto. Parlando con le persone mi accorgo che è una sindrome alquanto diffusa, ma di cui non si trova traccia manco nel colonnino laterale di repubblica.it o all’interno di “e…state con TG2 costume e società”.
Il fatto è che il vero calendario sociale pone l’inizio dell’anno nuovo a settembre, quando riaprono le scuole e quando si torna al lavoro dopo una pausa estiva più o meno lunga. E’ il periodo in cui si va dal parrucchiere a tagliarsi i capelli e ci si compra il diario nuovo immaginando di riempire quelle pagine di scritte felici e cuoricini disegnati con l’uniposca.
E se uno non va a fare un viaggio in cui riempiersi gli occhi di cose nuove e la mente di problemi pratici, la vacanza dei giorni d’estate, intesa come spazio nuovo da riempiere, si affolla di pensieri e bilanci. Cosa ho fatto quet’anno? Cosa avrei immaginato di fare quest’anno e invece non ho fatto. E va a finire che ci si ritrova anno dopo anno a rendersi conto che poco o niente ci si è fatto di quello che avrebbe voluto farsi. Non per niente che ad agosto ci sia il picco di delitti passionali e atti di pazzia vari. Troppo facile dar la colpa al caldo che va in testa alla gente. Secondo me esiste una vera e propria sindrome dell’agosto blues.
E’ ad agosto che andrebbe scritta la lista dei buoni propositi, appuntandosela su un quaderno in riva al mare e incollandola con la colla print sul frontespizio del diario nuovo.
Io per la prima volta dopo tanti anni non ho una data in cui rientrare. Non ho un posto dove tornare e una un indirizzo e-mail di lavoro da scaricare trovandomi 567 nuovi messaggi da leggere. E la vacanza potrebbe prolungarsi all’infinito. Chissà come si starebbe, e in teoria potrei, a starmene qua in questa villetta vicino alla spiaggia e guardare le altre famiglie attorno che caricano i bagagli in macchina e vanno via e poi i bagnini che portano via gli ombrelloni dalla spiaggia e tutto attorno si spopola e poi l’autunno che viene e andare in paese solo per fare la spesa e comprare una felpa e fare la spesa.
La gente all’inizio comincerebbe a chiedersi che fine abbia fatto e magari potrei spargere la voce che mi sono ritirata per scrivere la risposta europea ad Infinite Jest o il nuovo Guerra e Pace. In realtà me ne starei qua a guardare la pioggia dietro i vetri. E forse sarebbe la volta buona che imparo seriamente a cucinare.