Sorrento Capri-Andata e ritorno

18 September 2010

Ebbene sì, signori, il pendolarismo fa passi da gigante. Dalla quotidiana Circumvesuviana Sorrento-Napoli, che i più fedeli di voi ricorderanno, siamo passati all’aliscafo Sorrento-Capri.

Facendo i primi bilanci. Sto valutando se come compagni di viaggio sono peggio i pensionati britannici o le maestre di scuola.

A favore dei pensionati britannici abbiamo il fatto che non parlino a ciclo continuo durante tutto il tempo del viaggio del punteggio e delle graduatorie. Al massimo esclamano “amazing” quando l’aliscafo costeggia Punta Campanella. E li sento solo se non si sono scaricate le batterie dell’mp3. Le maestre hanno un tono di voce che le senti pure quando ascolto Anarchy in UK.

A sfavore abbiamo che sono tanti, tantissimi, più dei cinesi, sicuro. E si muovono in squadroni organizzati e compatti. A volte mi chiedo che succederebbe se mi mettessi davanti a loro con un ombrellino alzato. Mi seguirebbero in massa e formerei l’esercito più potente del mondo.

Per ora mi limito a improve my english con frasi tipo “excuse me madame, i’m going to work. I can’t miss the jet” mentre buttando avanti la borsa scavalco chilometriche file di ottantenni in visiera e scarpette da ginnastica.

L’importante è tenere sempre alta la soglia dell’attenzione e non accasciarsi mai nell’aliscafo. Alzarsi sempre 5 minuti prima di arrivare e piazzarsi davanti alla porta mentre tutti fanno le foto al profilo dell’isola che emerge dal mare azzurro. Prima di rimanere incastrati tra esclamazioni, guide e macchine fotografiche digitali usate con ottantenne lentezza.

Loro si emozionano. Io penso che è un fatto normale emozionarsi quando Capri appare all’orizzonte. D’altra parte signori, io quando ho visto per la prima volta i giapponesi in fila per uno dietro la linea gialla della metropolitana di Shibuya mi stavo mettendo a piangere. E quindi cerco sempre di non pariare troppo addosso a questi che si emozionano a vedere i Faraglioni. Mi pare una cosa più sensata emozionarsi per i faraglioni che per le giapponesi vestite alla marinaretta con la mascherina, voglio dire. Basta che non mi comincino a bloccare l’uscita della funicolare per farsi la foto. Che poi anche io mi sono fatta le foto nella funicolare di Koysan. Che mica è la funicolì funicolà di Capri, voglio dire.

Quello che mi fa strano è trovarmi ad andare al lavoro mentre tutti raggiungono un luogo a lungo sognato. Il che sul mio umore ha certamente effetti più positivi che trovarmi tra le addette al call center del Centro Direzionale.

Per il resto l’ufficio mio sta dietro alla piazzetta e il che mi dà diritto a un eccezionale sconto “residenti” . Il caffè lo pago solo 90 cent. Oggi ho fatto due conti. In una settimana ho speso solo 13 euro e 50 di caffè . In un mese fanno 56 euro. In un anno sono 680 euro. Se smetto di prendere il caffè tra un anno mi compro la borsa di Tod’s in vetrina nel negozio affianco al bar.

Se elimino anche il pacchetto settimanale di Camel faccio 213 euro all’anno e ci aggiungo il portafoglio.

Ma volete togliermi la soddisfazione quotidiana di prendere il caffè in piazzetta e fumarmi la sigaretta affacciata sul mare paragonandolo al caffè del distributore automatico nel corridoio e alla sigaretta sul balcone con vista Poggioreale?

Mi posso pure tenere la borsa Carpisa.

(Al Centro Demenziale, dall’altro lato, oltre la stazione, nelle giornate di bel tempo si vedeva Capri. La mia collega dirimpettaia, dieci anni di lavoro su quella scrivania, non ci aveva mai fatto caso-cit).

×