Due sciagure e un brillante inizio

10 May 2011

Il periodo che sarà ricordato negli annali come il periodo della transumanza per le vie del mare in compagnia di greggi di crocieristi telecomandati comincia sotto i peggiori auspici.

Il finnico dio Odino ha evidentemente lanciato su di me una punizione divina per farmi espiare la colpa dell’alto tradimento. Venerdì sera, tornata a casa in evidente stato di brillantezza, ma just in time per la seconda parte di Wedding Night con Enzo Miccio, il Nokia mi è clamorosamente scivolato tra le mani cadendo dalla parte dello schermo come una fetta di pane e burro che cade sempre dal lato imburrato. Ma intanto Enzo Miccio aveva cominciato a commentare con Paola Marella e Carla Gozzi il vestito di Pippa e io non potevo mettermi a cercare la batteria che chissà dove era finita. Finito che fu il sacro momento elaborai mentalmente il tweet del caso e mi misi a cercare la batteria che fu rinvenuta sotto il bidet tra incrostazioni di materiale non meglio identificato (maledetta signora delle pulizie caprese, non solo ti prendi 10 euro all’ora, 3 in più della tua collega napoletana, ma non mi pulisci come si deve manco dietro al bidet!  Già so che tu avrai pensato che io dietro al bidet non ci sarei mai andata a guardare!) (Beh, è pur vero che sono tre settimane che non la faccio venire perché penso che tanto me ne devo andare e non valeva la pena spendere le 30 euro con le quali mi sono comprata un più soddisfacente vestitino da Mango).

Fatto sta che vado a mettere la batteria e il cellulare non si accende. Cioè si accende ma lo schermo è rotto. Praticamente inutilizzabile. E me l’ero pure già venduto! E il’Iphone mi arriverà tra 10 giorni d’immensità! E riuscite a immaginare sciagura più grave che affrontare dieci giorni di vita pendolare senza smartphone? Beh, ho affrontato anni di vita pendolare senza smartphone, ma che c’entra, era un bisogno non ancora indotto dalla società dei consumi. Ora il mio nuovo compagno di viaggio è il lettore mp3 di mia mamma (il mio vecchio Creative è stato disperso in circostanze non meglio identificate).  Un lettore marca Mediacom con seri problemi di usabilità. Per farvi capire: per alzare e abbassare il volume si deve ammaccare un pulsante fino a che il simboletto del megafono non lampeggia. A questo punto con la freccetta in su abassi il volume, con la freccetta in giù  lo alzi. Proprio così, su lo abbassi, giù lo alzi. Io lo vorrei conoscere lo Jakob Nielsen che sta dietro questa pensata.

Ma le sciagure non vengono mai sole. La seconda gravissima sciagura è che siamo al 10 maggio e io penso 61,4 chili (ma con la felpa e le scarpe, sia chiaro) quando ne dovrei pesare max 57. Lo dice pure lo scontrino della bilancia della farmacia, che in genere ci vanno sempre larghi con i pesi forma. E quindi se anche nell’estate dei miei 31 anni voglio continuare ad indossare i pantaloncini corti senza che la gente mi chiami “la ragazza col culo chiatto” c’è bisogno di una strategia d’attacco.  Cioè non posso abbandonare la palestra. Ciò implica andare in palestra la sera. E così dopo un complicato studio comparato tra orari di palestre, treni ed aliscafi è emerso che l’opzione più fattibile è frequentare la palestra a Sorrento appena scesa dall’aliscafo senza passare per casa.

Ciò significa, visto che la palestra non ha gli armadietti come i licei americani, scendere la mattina con due borse. E anche se la cosa bella di stare a casa madre è di avere una scelta di accessori e guardaroba molto più ampia, ora avrò una borsa in più da accordare all’insieme.  Per ora credo che mi adagerò sulle due borse beige, una a tracolla e una in spalla. La gente mi chiamerà “la ragazza con le due borse beige” (che poi il beige è un colore che ho sempre un po’ schifato, anche se devo ammettere che alle bionde non pallide come me sta bene e si può abbinare sia col bianco che col nero, volendo anche col rosso).  Ma si può stare sempre con due borse appese? Anche il solo portare una borsa in spalla anziché a mano scatenerebbe l’orrore di Enzo Miccio. Ma non è finita, se davvero volessi dimagrire 4 chili in un mese dovrei cominciare a portarmi il pranzo da casa. Ovvero altra borsetta. Al porto mi scambieranno per una venditrice ambulante abusiva e mi rimanderanno a casa. Ne sono sicura. Potrei cominciare ad uscire di casa col trolley. (Tanto passare e spassare in piazza a Capri col trolley è un must di ogni pereta che si rispetti).

(questo post è stato appuntato col T9 di un Nokia di 4 anni fa tenuto insieme da uno sparatrappo, seduta sul boccaporto dell’aliscafo. Che vestita di beige mi sembra decisamente un’ottima idea. Sedersi sul boccaporto unto, intendo)

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