Le elezioni viste da lontano

16 May 2011

Io me le ricordo bene le ultime elezioni a Napoli. A quell’epoca, parliamo del 2006, io facevo al stagista al Denaro e il mio ruolo in genere era telefonare al presidente della Camera di Commercio per chiederci cosa ne pensasse dell’ultimo rapporto Svimez sull’economia del mezzogiorno e altre amenità del genere. Lavoravo in una soffitta separata dal resto della redazione. Nelle scrivanie affianco c’era il webmaster che poi lasciò il giornale per dedicarsi alla ben più redditizia carriera di sviluppatore di siti porno e qualche altro stagista di serie b. Io ero una stagista di serie A, a quell’epoca avevo già accumulato diversi mesi di brillante stragismo redazionale e tutti si fidavano di me nonostante la mia micidiale tendenza a sbagliare i nomi negli articoli. Ma ero brava, questo lo sapevano tutti.

Il giorno dei risultati elettorali mi spostarono quindi da braccio destro dell’economia campana a braccio destro della politica. Per l’eccezionalità dell’evento ebbi diritto per una giornata a una scrivania nella stanza della redazione e all’uso di un Mac collegato al sistema editoriale. Vale a dire che potevo scrivere gli articoli direttamente su quella che sarebbe stata la pagina e non in word da mandare via email al redattore del piano di sotto.

A quell’epoca Lettieri era solo il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, lo incontravo sempre nell’ascensore e lui mi salutava sempre con un sorriso un po’ ammiccante. Però con lui non ci parlavo mai direttamente. Lui con la bassa manovalanza come me parlava solo per bocca del suo addetto stampa. L’addetto stampa più silenzioso del mondo, mica come l’adorabile e fascinoso addetto stampa della Confapi. Avere una dichiarazione di Lettieri, pur via addetto stampa, era una pratica lunga e complessa. Parlare direttamente con lui era appannaggio del solo direttore. Massimo massimo del caporedattore. L’amore per la comunicazione diretta credo che gli sia rimasto, visto le sedie vuote che ha lasciato in campagna elettorale.

Il candidato della sinistra era la Iervolino, mentre quello della destra non me lo ricordo. Forse Delfino o qualcosa del genere? Quello che mi ricordo che a quest’ora cominciavano a girare i primi exit-pool non ufficiali e noi fumavamo una sigaretta dietro l’altra sul terrazzo perché sapevamo che dopo non ci sarebbe stato più tempo di fumare. E a quell’epoca io fumavo sul serio (non credo sarei sopravvisuta senza la pausa sigaretta sul terrazzo o sul pianerottolo). Dopo sarebbero venute sei ore di telefonate, agenzie, scenate isteriche, caffè e a una certa ora si sarebbe cominciato a fumare dentro. L’adrenalina. Quei momenti in cui ti senti importante a fare la giornalista. Che non ti pesa fare telefonate. Una delle poche sere in cui mi sono sentita chiamata a sorte orgogliosa prendendo l’ultimo treno della sera, camminando per una Piazza Garibaldi deserta con la spavalderia dell’abitudine, collassando al fianco del finestrino, stanca ma contenta.

Perciò ora che sono le 2 e mezza e tra mezz’ora guarderò un po’ di sfuggita gli exit-pool tornando poi subito a scrivere di alberghi, beh, è in questi momenti che un po’ mi manca l’ultimo piano di Palazzo Partanna. Ma capita una volta ogni 4 anni.

×