Di sole e di azzurro

21 August 2011

È rassicurante andare in vacanza in un posto che è un’isola che c’è la funicolare e che c’è il faro e che c’è il tramonto al faro. La differenza è che qua è che al posto della funicolare puoi prendere l’asino, e pure sarebbe un’idea da importare per smaltire le file, e che al tramonto si fa l’applauso. Da noi il tramonto al faro se lo calcola giusto qualche fotografo e qualche coppia che si sente romantica. O qualche ragazza, tipo io, che vorrebbe sentirsi romantica. Da noi all’ora del tramonto la corsa è per il tavolino in piazzetta, non ai bar panoramici, proprio ai bar al centro dove sei tu a fare il panorama. Sono convinta che se le guide cominciassero a dire che il tramonto al faro è imperdibile, anche da noi comincerebbe la corsa al faro per vedere il tramonto e farci l’applauso. (ma in fondo preferisco tenermi per me il tramonto da guardare da cavalcioni sul fortino e una Corona portata da casa).

Anche qua di fronte al faro vedi un’isola azzurra che galleggia in lontananza. Solo che poi ti affacci dall’altro lato e vedi qualcosa che ha lasciato pure me a bocca aperta. Vedi questo enorme cratere con al centro un vulcano mignon, il mare e isolotti di pan di zucchero bruciacchiati che galleggiano in mezzo. E azzurro, azzurro ovunque.
Penso a quella foto che ho visto nella mostra fotografica alla Certosa, quella di Herbert Lista, il pesce nella boccia di vetro e sullo sfondo del vulcano di Santorini. Una foto in bianco e nero, ma la vedevi azzurra, azzurro accecante.
E poi capita una sera che ne stai affacciata a questo azzurro, a incantarti delle isole galleggianti e della luminosità. E’ uno di quei momenti in cui dopo qualche giorno che ci sei un posto al’improvviso ti entra dentro e ne capisci l’essenza, un po’ come quando all’improvviso trovi una soluzione a un problema di matematica. Solo che mi ero un po’ scocciata delle coppie che mi venivano a chiedermi di scattargli una foto di loro due romantici sullo sfondo del tramonto. Allora mi rifugio in una chiesa aperta, e all’improvviso vengo avvolta da una penombra colorata, l’azzurro di fuori filtra delle vetrate e crea un arcobaleno ombroso. Dentro un prete di quelli che vedi nei documentari di Alle Falde del Kilimangiaro la domenica pomeriggio mentre pigli sonno. Canta e si muove da un parte all’altra della chiesa. Io mi alzo e mi siedo come fanno i vecchi del posto e mi faccio il segno della croce ogni tre e due come fanno loro. Poi il prete ad un certo punto finisce di cantare, si gira e si chiude la porta alle sue spalle. Così, come un’artista che esce di scena. Quelli che si stavano a sentire la messa si fanno il giro della chiesa a baciare i quadri, le icone. Io questo lo evito perché mi sembra troppo. Me ne ritorno sull’azzurro, a passeggiare tra coppie romantiche e a tavola non scambieranno una parola, a raggiungere le mie amiche per sentirci in vacanza sedute al bar di tendenza bevendo cocktail di 15 euro l’uno.

Anche a Santorini c’è la pozzolana, che si chiama così perché si trova a Pozzuoli. E’ una pietra vulcanica. Anche qua tanta bellezza nasce da esplosioni, devastazioni e flussi piroclastici sparati ad altissima velocità. Le terre che non hanno conosciuto catastrofi non saranno mai così belle.

(Pare che il mito di Atlantide nasca dall’esplosione di Santorini. Quando ho letto questa cosa sulla guida ho capito che ero nel posto giusto.

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