Isole, luce e un Campari Spritz, please

7 August 2011

C’è un articolo, sull’ultimo numero di Condè Nast Traveller scritto da Paolo Giordano sull’Islanda. A me la Solitudine dei Numeri Prima mi ha messo una depressione che manco una puntata dell’almanacco del giorno dopo un pomeriggio di novembre, ma comunque questo articolo era molto bello. Non ve lo posso linkare perché non sta online, però attaccava così:

“Ci sono gli esploratori di Cultura e gli esploratori di Natura,. Gli esploratori di cultura sono quelli delle città d’arte, delle code pazienti davanti ai musei, dei mercatini delle pulci, della metodica rassegnazione delle Cose Da Vedere, da spuntare ad uno sulla guida. Gli esploratori di natura soffrono se lasciati in cittià. Sono taciturni e vanno a letto presto per alzarsi presto. Cercano i cosidetti spazi aperti per farci non so cosa. S’incantano per la luce in un modo che a loro sembra del tutto speciale.”

Ecco, una sarà pure una semplificazione, ma io mi sento proprio così. Una che si incanta per la luce in un modo che a me sembra del tutto speciale. E infatti dell’ultima volta ad Amsterdam, i Girasoli di Van Gogh o i Mangiatori di Patate non mi hanno emozionato manco per niente. Non riuscivo a cogliere chissà quali differenze tra quello che avevo davanti e l’illustrazione sul mio libro di storia dell’arte. E devo essere sincera, manco quelle 4 stanze vuote della casa di Anna Frank. A me quello che ha emozionato di Amsterdam è stata la luce che fuggiva dietro il canale alle 10 di sera che era ancora giorno e sul ponte passavano le mamme con i bambini, pedalando verso le loro piccole e intime felicità domestiche di salotti senza tende.

La luce. La solitudine. L’isolamento. La solitudine. (io sono un’isola e le stelle mi hanno circondato).

Sempre su un altro numero di Condè Nast c’era uno speciale sulle isole del Mediterraneo. Capri, Minorca, Santorini, Cipro…. E parlava della malattia degli abitanti delle isole che non cercano un altrove perché sono già circondati dall’altrove, che rifuggono la terraferma e si isolano sull’isola. Forse perché sono gli ultimi discendenti degli abitanti di Atlantide.

Io non sono isolana, sono nata e cresciuta sulla terraferma, eppure dopo un inverno isolano mi sono andata a cercare un’altra isola. Un’altra isola azzurra al centro del Mediterraneo. Quello che mi ha chiamato di Santorini è che tutti dicevano che c’erano i tramonti più belli del mondo. Una luce in cui incantarsi. Un mare di cui circondarsi.
E nessuna lista di Cosa da Fare e Cose da Vedere.

(Parto senza guida, due fogli di word con su stampati l’elenco delle spiagge e dei ristoranti migliori. E stop. E il resto saranno solo Campari Spritz al tramonto).

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