Economia domestica.

23 October 2011

So modificare un css e installare wordpress da sola. Sì, a volte faccio casini col php, ma il più delle volte riesco a mettere a posto da sola senza implorare aiuto a qualche programmatore. Anzi, sviluppatori, chiamiamoli come si deve.

So parcheggiare parallelo al marciapiede in uno spazio ristretto, cambiare la candela al motorino, riconoscere Giove nel cielo d’inverno.

So montare un mobile dell’Ikea senza far avanzare viti. Quasi sempre. A volte, le finisco prima che finiscano i buchi.

Ma non sono capace di gestire una casa come si dovrebbe.  A cominciare dalla cucina. Ogni anno me lo dico “Ecco, quest’anno voglio imparare a cucinare”. Serio.  “Mi piace mangiare bene – penso – imparare a cucinare non deve essere tanto difficile”. Eppure ogni sera che torno a casa con la borsa della palestra che pesa sulla spalla e dieci ore di computer che pesano sugli occhi non riesco mai ad andare oltre la fettina di carne o la frittatina. Che pure non è che mi riesce sempre. Perché tipo mi scordo di metterci il sale, o ce metto troppo. Perché mentre cuoce mi appassiono alla storia di una sedicenne incinta su Mtv e nel frattempo la frittata si brucia da un lato. Perché vado a girarla troppo presto e allora si spappola spargendo schizzi di uova sul piano cottura e dopo mi devo mettere con lo Chante Claire a strofinare perché sono disorganizzata ma pulita.  Mi ritaglio sempre quelle belle ricette che stanno sul cartoncino nelle pagine finali di Elle e mi dico sempre: “questa la posso fare” ma mai una volta che.

E la stessa cosa quando vado a fare la spesa: sono incapace di seguire le offerte, mi faccio attirare dai packaging,  dai claim. Non posso fare a meno di comprarmi un pacco di Pan di Stelle come atto di ammirazione per il copy che ha coniato “Sogni di Bontà” . Ora vorrei tanto la copertina dei Pan di Stelle, ma ci vogliono 35 punti e io quando me li mangio 35 pacchi di pan di stelle? Il primo l’ho comprato 3 settimane fa e manco l’ho finito ancora.

Aprite la mia credenza. C’è la Nutella, il burro di arachidi, le barrette kinder, il cioccolato fondente, i pan di stelle, i pan goccioli, il Bacardi Breezer, la Corona, il caffè e il Nesquik.

Niente ma dico niente di ciò che Alessandro Borghese consiglia di avere come base in casa per arrangiare un pranzo all’ultimo momento.

Vorrei essere una concorrente di Cortesie degli Ospiti. Non dico proprio la meglio concorrente di Cortesie per gli Ospiti, ma neanche quella che compra tutto in rosticceria. Una concorrente media di Cortesie degli Ospiti capace di preparare una cena di 3 portate con tutti gli ingredienti belli ordinati davanti senza combinarsi una schifezza.

Vorrei essere una di quelle ragazza che dopo il cinema dice alla sua comitiva di amici brillanti “Dai, venite tutti a casa mia per una spaghettata”.  E in 10 minuti organizza la spaghettata.

Peccato che non abbia né il cinema né la comitiva di amici brillanti. Ma va beh, potrei cominciare dagli spaghetti. Per esempio.

(questo post era per dire che se a scuola mettevano qualche ora di economia domestica invece dell’educazione tecnica che ti spiegava cos’era la mezzadria e come si innestano i germogli di ulivo, ecco sarebbe stato più utile).

P.S. Una volta ho letto su un manuale di economia domestica che il secchio della spazzatura andava lavato ogni settimana. Io lo lavo tipo mai, ma voi ogni quanto lo lavate?

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