Il Post in mi minore della Vigilia

24 December 2011

Mi sveglio nel mio lettino singolo in mezzo al disordine lasciato ieri sera. I vestiti sulla sedia, il trucco sulla scrivania, quattro paia di scarpe sul pavimento. Fazzoletti sporchi in giro e carte di kinder. Ma quante barrette kinder ho mangiato ieri? Mi sveglio e ho mal di testa. Non riesco più a bere tre cocktail in una sera.  Mi sveglio e penso che dovrei scrivere un post triste sulla vigilia di Natale, andare a comprare gli ultimi regali e regalini, impacchettare i regali, mettere a posto la stanza, andare al bar a bere un campari spritz alle 3 del pomeriggio.  Fuori c’è un bel sole. “Non ho voglio di tuffarmi in un gomitolo di strade”.

Qualcuno suona alla porta. Un cesto per la vicina di casa che non è in casa. (“E’ un peccato davvero ma io già lo sapevo, che comunque non potevi essere tu”).

Scavo negli archivi del blog in cerca del post definitivo sulla vigilia di Natale scritto cinque anni fa, 24 dicembre 2006. Lo spleen si spalmava a fette sul pandoro. Tre giorni dopo stavo con gli stvali al ginocchio e una coroncina in testa a ballare Toxic in una discoteva gay e baciavo sulle note di Cocktail d’Amore la persona che avrebbe fatto dei mille giorni che seguirono i mille giorni migliori della mia vita.  Penso questa cosa e sono un po’ indecisa sul se rimanere nel letto a pensare che non doveva andare così oppure scendere a bermi un campari e augurarmi nuovi mille e passa giorni.

Ma possiamo star qui sempre a brindare a qualcosa di nuovo se non abbiamo saputo tenerci/meritarci quello che già c’era?  Come si fa ad augurarsi una felice vigilia di qualcosa di buono con la chiara e lampante sensazione che il meglio è già venuto e meglio non potrà essere?

E allora perdonatemi se non vi compro gli ultimi regali, se non scenderò al bar, se non scriverò il post che vi aspettavate, se i pacchetti saranno un po’ storti. “Lasciatemi qui come una cosa posata e dimenticata”. Non ho il focolare ma presto comincerà a fare buio e accenderò le lucine del presepe in attesa del Bambinello che arriverà. In fondo Gesù Bambino, nasce ogni anno. E mica è ogni anno diverso. E’ sempre lui. Il difficile è meritare e conquistare  anno dopo anno, la fatica e la gioia di una rinascita.

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