Post in re maggiore di Santo Stefano

26 December 2011

Sapete, quella sensazione che finalmente sei seduta a tavola con chi ti conosce, che ti conosce non perché si letto tutti gli archivi del blog. Che ti conosce perché ha passato notti intere a parlare stese su un lettino singolo, viaggi in pullman a dividersi un auricolare, la mia testa sulla sua spalla. giornate intere io su una scrivania e tu di fronte alla mia. E che ora sono telefonate la domenica pomeriggio “Ciao, come stai? Che dici?” .  Pensateci un po’, quante sono le persone a cui telefonate per sapere come sta?  Telefonate vere, di quelle con la voce, no chat, no messaggi su fb.

Dicevo, sarà stata quella sensazione di essere al tavolino precario di un bar con persone con cui non ho bisogno di star lì a fare la brillante e che magari non hanno manco letto il mio ultimo post e con cui non mi devo vergognare di quello che scrivo (la dovrei finire di pubblicare cose che poi mi vergogno appena me le citano) (ma voi non morite quando per esempio qualcuno legge qualcosa di vostro davanti a voi?). Beh, per farla breve, sarà stata quella sensazione là, sarà stato l’Amarone, il prosecco, i lindor e il Campari ma lo spleen della Vigilia come al solito si è dissolto come la neve sul Vesuvio al primo sole.

Passando il Natale mi ha lasciato un filo di perle e un tubino rosa cipria, ma anche la sensazione che il vento sia cambiato.  Un po’ come quando deve arrivare Mary Poppins.  Un po’ come se stessi  in un libro di Paulo Coelho e sentissi nuova energia positiva scorrere dentro me (sia chiaro, sono passati 14 anni dall’ultimo libro di Paulo Coelho che ho letto) Questo però non vuol dire che  mi potete impunemente chiedere: “Cosa fai a Capodanno?” . Sia chiaro.

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