Quello è internèt che mi ha salvato a me.

6 January 2012

Avevo 13 anni quando papà porto il primo computer a casa. Un 486 sistemato nella libreria del corridoio. Si avviava con DOS, ma se scrivevi /win si avviava il primo dei sistemi a interfaccia. Io ci scrivevo i raccontini che poi stampavo e mi feci degli biglietti da visita dove scrissi con una certa modestia “Milla Formisano – Tuttologa”.

Intorno al 1999 arrivo la connessione internet, 56 k, collegarsi solo dopo le sei di sera, se ti colleghi sta il telefono occupato, mio padre che arriva e mi spegne il modem mentre chatto con il mio amore virtuale dell’epoca. Ci scrivevo le tesine per l’università e soprattutto ore a chattare su msn e email chilometriche. Puffetina3@hotmail.com. Nel 2004 mi compro il primo portatile. Un HP. Lo configuro in ospedale, dove mi portarono due ore dopo che ero uscita da Euronics per un’appendicite fulminante. Scrivo con la flebo nel braccio.

Due settimane dopo parto con quello che all’epoca definivo un portatile per la Finlandia. Nella mia stanzetta c’è la connessione Adsl. Apro un blog su Clarence per raccontare quello che faccio da quelle parti.

Torno in Italia, mio padre mi fa contenta con l’abbonamento flat Adsl, apro un blog su Splinder, tengo un laboratorio all’università dove faccio fare un blog collettivo ai ragazzi, mi laureo con una tesi di laurea sui blog.

Sei mesi dopo comincio lo stage nelle redazione del giornale. Perché io volevo fare la giornalista.  Due giorni dopo  si libera un posto come stagista del webmaster. Vado dal caporedattore e gli dico “Senti, io non voglio scrivere sulla carta stampata, non me ne fotte niente del mio nome in pagina, io vorrei occuparmi del sito internet”. Lui “Non se ne parla proprio, tu sei troppo brava, devi stare qui in redazione”. Un anno dopo, finito il massimo periodo di stage previsto, arrivederci e grazie. La mia vicina di scrivania, stagista come me che avrò visto tre volte in tutto sul posto di lavoro, ha il contratto di praticantato. Lo stagista del webmaster ha il suo bravo contratto a tempo indeterminato. Tanto la redazione internet è un posto da sfigati, non ci sono mica le file di figli di industriali, dottori e amici vari da sistemare. (il webmaster nel frattempo lascia il posto per dedicarsi alla più lucrosa carriera di siti porrno, soft porrno e hardcore).

Io passo un anno in un postaccio al centro direzionale a fare bene non so cosa se non scrivere post struggenti, poi allo scadere del contratto per fortuna me ne mandano. La fortuna mia. E’ il 2007, facebook ancora non è espoloso e a Mountain View stanno cominciando tanto tanto ad elaborare il concetto di Trust Rank. Io ho sempre un blog e so aprire e chiudere un tag html. Decido di fare quello che secondo tutti fu un clamoroso passo indietro. Andare a lavorare alla metà del mio ultimo stipendio nella web agency di provincia. Basta Napoli. Basta città. Ho una scrivania a Collywood e mi faccio pure qualche mese di “abusiva”. Ma intanto. Imparo a scrivere gli anchor text come si deve, mi dedico alla vituperata arte dello scambio link,  imparo sul campo quello che si chiama “scrivere per il web”.

In un caldo e soleggiato giugno 2008 metto la bandiera dell’indipendenza installando con sommo orgoglio wordpress su un domino mio. A primavera 2010 sento che ho dato tutto quello che potevo dare e ho avuto tutto quello che potevo avere. E via.

Sei mesi dopo sbarco sull’isola. Niente più scambi link per fortuna, ma molte pagine .html da riempire limando avverbi e aggettivi. E tutto il resto. E seriamente signori, io la mattina mi sveglio contenta di andare al lavoro.

A volte incontro qualcuno che mi chiede: “Ma tu scrivi sempre sui giornali?” – Io sorrido e dico che scrivo sul web — nei loro occhi leggo un moto di delusione, come se si dispiacessero un po’ per me. Poi magari gli dico che lavoro a Capri in una web-agency. E magari loro mi chiedono – “Come ci sei arrivata? Tramite conoscenze?” – E io – “Ho mandato il curriculum, anzi due, sono andata a fare il colloquio e mi hanno presa”.

Questo post signori ha due fini. Il primo è festeggiare 8 anni di blog e benedire quel 4 gennaio del 2004 in cui decisi di aprire un blog . Il secondo è che se ti piace scrivere non è mica vero che ti devi accontentare dei 7 euro a pezzo che ti danno i giornali, quando va bene. Ci sono altre strade. E che sei pure sei  a Sud puoi trovare lavoro senza zii e padrini vari. Perhè il Web è forse l’unica frontiera meritocratica che ci rimane. E ce la dobbiamo tenere stretta.

 

 

 

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