Un post tardoadolescenziale [perdonatemi]

22 January 2012

Sono le sei di pomeriggio di un medio pomeriggio di gennaio, sapete, quei pomeriggio né belli né brutti, sostanzialmente inutili ai fini dell’economia globale della vita. Quei pomeriggi che nel ricordo si inanelleranno in una serie di giorni confusi e uguali.

(Chissà se qualcuno ha mai fatto il conto percentuale di quanti giorni sul totale dei giorni della vita vengono ricordati perché è successo qualcosa)

[Ho come l’impressione che se qualcuno facesse il conto di questa percentuale, la media annuale tenderebbe inesorabilmente alla decrescita. Io me ne ricordo tantissimi di giorni vibranti dalla seconda metà degli anni ’90 alla prima dei 2000, poi ho come l’impressione che ad un certo punto tutti i giorni vadano ad accavallarsi in una serie confusa di scrivanie, cieli smaglianti che fuggono verso l’orizzonte, spleen che si infila sotto le finestre (case libri auto fogli di giornale). Sensazioni vaghe e fuggitive che volano via come il panorama dal finestrino. Treni, molto treni. Un trolley ormai troppo piccolo].

Beh, ecco, quello che volevo dire prima di perdermi in queste considerazioni è questo.

Alle sei di sera, apro twitter (è molto bello avere sempre nuove e interessanti forme di distrazione alla mia già di per sé labile concentrazione).

Apro Twitter e trovo questo tweet del mio amichetto del cuore di Twitter (cioè l’unico che mi calcola su Twitter) (Twitter è un posto cattivissimo, mica come Facebook) che dice

(ecco, io ora non ho la soggezione del vip, ma se mi fossi trovata in treno davanti ad Enrico Brizzi e l’avessi riconosciuto, mi sarei liquefatta)

E’ un attimo a ricordarsi dell’esistenza di Alex e Aidi. Per qaunte(i) di voi Alex e Aidi sono stati più fondamentali del tipo seduto al banco dietro di voi che non vi ricordavate come si chiamava fin quando non vi ha aggiunto su FB?  Quante di voi, almeno per una volta non hanno sognato di essere definite “un intero disco di Battisti”?

 

Io ho passato tutti gli anni del liceo innamorata follemente di un tipo che ve lo raccomando. Per fortuna poi l’ultimo anno cominciai a rinsavire e a vedere la luce fuori dal tunnel, andai in gita a Bologna e un po’ mi innamorai di un altro tipo, sempre che faceva un po’ tutto l’intellettuale e che leggeva Andrea de Carlo e, ovviamente, Brizzi. Quando tornammo dalla gita lui scrisse un Aidi grandissimo sotto il muro della nostra classe. E ovviamente Aidi non ero io.

(poi è successo che mi sono fatta grande e  già al primo anno di università pareva brutto usare come citazione Enrico Brizzi. Putroppo.)

(e nessuno ormai farà più una scritta sul muro per me, o roba del genere. Il masimo del romanticismo raggiungibile da ora in poi sarà una dichiarazione pubblica su Twitter, già lo so).

E’ un attimo a ricordarsi dell’incipit (e stralci interi del libro).

presto sarebbe volato via pure quello stupido febbraio e il vecchio Alex si sentiva profondamente infelice ma in modo distaccato, come se la sua vita appartenesse – sensazione fin troppo tipica e cruda ne convengo – a qualcun altro.

 

Vedete, a 17 gli stupidi pomeriggio di febbraio sembra davvero che dureranno in eterno e che la vita resterà sempre bloccata alle sei di sera. Poi però passano e capisci che per uno stupido febbraio che passa ci sarà sempre un’inutile marzo che arriva e che sei hai un certo “daimon” dentro di te non c’è età e non c’è amore che ti possa salvare da quella voragine che si apre dietro i vetri di certi pomeriggi alle sei di sera.

 

(Per tutte le Aidi che non sono stata, per tutte le “Camilla, inutile e triste come la birra senza alcool)

(Ecco ora me lo immagino ad Enrico Brizzi che odia essere riconosciuto solo per quello che ha scritto Jack Frusciante è uscito dal gruppo,  tipo sapete, quei cantanti che fanno il singolo di successo un po’ easy poi scrivono le canzoni impegnate e si scocciano quando tutti li ricordano solo per il loro singolo di successo. Io però ad Enrico Brizzi glielo vorrei dire che del suo libro mi ricordo interi pezzi a memoria e che ancora adesso lo considero un “Grande Romanzo di Formazione” e e che ha influenzato pure il mio modo di scrivere. Mica come quelle stronzate di Paulo Coelho che pure mi leggevo a 16 anni e che ora mi fa molto ridere. Ecco, glielo volevo dire).

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