Nella memoria gli scenari prendono il posto dei drammi

22 February 2012

“Un giorno tutta questo dolore ti sarà utile”. Durante una di quelle visioni di sottofondo di Real Time (così tipiche)  passa il trailer di questo film. “Chi l’ha detto questa frase?”- penso mentre lavo i piatti.  Mi asciugo le mani su uno strofinaccio unto, guardo con un moto di disgusto lo strofinaccio, butto lo strofinaccio viola nel cestello della lavatrice dove già c’era una camicetta bianca e gugglo lasciando ditate di unto sull’iPad.

Ecco, è  tratto romanzo di Peter Cameron che non ho letto. Cioè, dal titolo avrei potuto leggerlo, che è un bel titolo, ma una volta lessi un romanzo di Cameron  “Quella sera dorata” perché mi piaceva il titolo ed era edito da Adelphi. E l’avevo trovato vago e inconsistente. E niente di peggio dei libri che vorrebbero essere profondi e invece sono vaghi e inconsistenti. A questo punto mi leggo direttamente Federico Moccia, voglio dire.

Quello che volevo dire, comunque, è che già mi immagino che questa frase online sul diario di tante sedicenni. Non perché abbiano letto il libro, ma perché durante la pubblicità su Real Time qualcuno ha dato un’interpretazione nobile e salvifica al loro dolore. In una chiave più pop e sintetica di quello che fa la chiesa da tipo 2mila anni.

Ora, quello che gli vorrei dire io a queste ragazzine, è di non credere si titoli dei film. La sofferenza non si evita, a 16 anni come a 32.  La differenza è che a 16 questo dolore ti sembra eterno e ineluttabile. A 32  ti fai un piantino, ti soffi il naso e nei casi più gravi cacci la vodka dal freezer. E amen. Ma questo a 16 anni non lo puoi sapere, pensi che sarà per sempre così. Come se la vita sarà sempre un infinito tardo pomeriggio di febbraio che il tuo ragazzo ti ha lasciato e domani ti interrogano e non hai studiato. E allora cerchi interpretazioni e palliativi che diano un senso alle sere chiuse in camera a piangere. Come se quelle sere servissero ad accumulare crediti formativi sulla vita. Come un’ora di palestra che dopo ti puoi mangiare un dolcino.

Ragazze, non è vero. Non leggete il profeta di Gibran. Non è vero che tanto più scava il dolore dentro di voi tanta più gioia potrete contenere. Non leggete, per carità, Paulo Coelho. Non è vero che Dio ha inventato il deserto perché l’uomo possa gioire vedendo le palme, sono solo metafore buone se non se ve la sentite di farvi carico della totale insensatezza e indeterminazione della vita.
(“Una metafora come si fa? Mi viene la poesia o la verità?)
A sedici anni ci potete credere, tranquillo. Scrivetene sul diario, apritevi un blog. Verso i 30 è meglio cominciare la tenere la vodka nel freezer.

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