Se la nostra vita vale meno di un fagiolino

20 June 2012

Il punto è questo.  C’è una legge, la legge 40 che impedisce, a chi lo vorrebbe, di diventare mamma. Ora vogliono modificarne un’altra per obbligare, chi non vuole, ad essere mamma.

Questo perché qualcuno pensa che io, donna con storia, pensieri, parole, azioni, ricordi, vita, abbia gli stessi diritti di un’unione di cellule che dal punto di vista biologico è più o meno paragonabile a una cozza. Un fagiolino che ti sta cominciando a crescere dentro. E questo 34 anni dopo che mia mamma, cattolica praticante, mise una bellla croce sul no al referendum abrogativo sull’aborto. Un bel no per dire che la libertà di scelta viene prima della religione. E che i conti con il proprio Dio ognuno se li fa nel suo confessionale.

Trent’anni dopo, in un giugno come questo, di caldo e sole battente, accompagno una mia amica al consultorio. Ridiamo, siamo allegre, è solo una visita di controllo. Mentre siamo sulle sedioline di plastica della sala d’attesa a sventagliarci si sente una voce di uomo che urla “Signora, lei sta uccidendo suo figlio!” Una porta che sbatte e una ragazza che cammina a testa alta per il corridoio con la faccia di chi non vuole far vedere che si sta mettendo a piangere. L’infermiera si affaccia e dice “Avanti il prossimo”. E’ una questione di secondi, io e lei ci guardiamo, ci alziamo e ce ne andiamo. Non abbiamo intenzione di entrare nella stessa stanza di quell’uomo. Nessuna delle due riderà più quella mattina.

Trentadue anni dopo, in una mattina di maggio a Roma, ad un certo punto incrocio un corteo di persone dove bambini di 12 anni innalzano cartelli con su scritto “No all’aborto, sì alla vita”. Dove una suora porta una croce con su attaccati dei feti di plastica. Da Twitter leggerò che è “La Marcia per la Vita”. E io mi chiedo come sia possibile che con tanti bambini che soffrono la fame, la violenza, la povertà, la guerra, questi debbano concentrare le proprie energie sulle unioni di cellule.

Io non lo so cosa avrà fatto quella ragazza che ho incrociato due anni fa. Non so se le persone che ho incrociato a Roma il mese scorso dedichino un quinto delle energie che usano per la lotta alla “Vita” nell’aiutare le Persone bisognose.

Però so che io non vorrei vivere in un paese dove la legge e la Chiesa cercando di importi quello che dovresti o non dovresti fare. Non voglio vivere in un paese dove si grida “assassina” dietro una ragazza che avrà preso la sua decisione tra le lacrime e poi preti che violentano bambini continuano ad innalzare l’ostia ed a negare la comunione alle persone divorziate.

E non vorrei vivere in un paese dove si sta a discutere per rendere illegale l’aborto, ma se hai intorno ai 30 è capace che al momento di assumerti ti chiedono di firmare un foglio di dimissioni senza data, così se esci incinta, ciao ciao.

Dove se vuoi un figlio ti devi trovare un compagno quanto meno benestante, perché già sai che il tuo lavoro, se un lavoro hai la fortuna di averlo, è a rischio. E hai voglia di riempirti la bocca e la mente con le chiacchiere sull’indipendenza. Ti puoi trovare costretta a fare la mantenuta.

Dove se fai un figlio e hai la fortuna di avere e tenerti un posto di lavoro, devi chiedere a tua mamma di guardarti il bambino. O devolvere l’intero stipendio alla baby-sitter. Perché asili nido non ce ne sono. O sono costosissimi. E qua nessuna di noi esce dall’ufficio prima delle 18.30. A voi risulta che ci siano asili che rimangono aperti fino a dopo le 4 del pomeriggio? Chiedere un contratto part-time? Ma sei pazza?

Però intanto quel fagiolino che ti comincia a crescere dentro ha già più diritti di te.

E intanto che la Consulta decide sul se i miei diritti sono più o meno uguali a quelli dell’embrione, tutti i maggiori quotidiani italiani, compresi quelli che si fanno portabandiera dei valori della laicità, hanno titoloni a tutto schermo sulle tracce dei temi della maturità e le bestemmie di Balotteli. E manco un box a fondo pagina sulla questione. E io non vorrei vivere in un paese dove su una questione così importante bisogna informarsi solo su Twitter.

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