L’appartamento alla periferia Nord (di Napoli)

18 July 2012

Il nostro vicino di casa nell’appartamento alla periferia nord di Napoli fa l’allevatore di colombe per matrimoni. Non so se proprio di mestiere o per hobby. Quando torno a casa la sera mi affaccio fuori al balcone che affaccia sulla periferia nord di palazzi e campi incolti e lo vedo. Sta fuori al balcone a torso nudo con un fischietto. Fischia una volta e le colombe volano via, fischia un’altra volta e le colombe tornano. Io mi chiedo se le addestri anche a non fare cacca sulla giacchetta nera e lucida dello sposo.

Appena si fa un po’ più scuro da qualche parte tra le case e i campi incolti di diossina salgono i fuochi d’artificio.

“Uh, tesoro, guarda, i fuochi! Ci sarà un matrimonio!”.
“Forse honey, oppure forse è arrivata la merce. O c’è qualcuno che è tornato dalla famiglia dopo molto tempo. Oppure c’è qualcuno che parte per unirsi alla gente che lotta per la libertà”.(cit)

Dopo tre sere ho cominciato a capire perché chiamino queste zone “la terra dei fuochi”.

Dalla periferia nord io la mattina parto per andare a lavoro a Napoli – Napoli. Sulla metro delle 8.30 di mattina ci sono le studentesse universitarie. Hanno tutte dei sandali molto bassi e molto aperti. Io le guardo e penso a come fanno a camminare per queste strade con quei sandali. Il must di quest’anno è il fosforescente. Molte di loro hanno le unghie lunghe laccate ognuna di un fosforescente diverso. Come quegli evidenziatori Strabilo a forma di fiore che ogni petalo è un colore diverso. Si siedono e aprono libri fotocopiati  dove ogni riga è evidenziata col colore delle loro unghie.

Alcune sono molto abbronzate, altre sono molto pallide. Quelle molto pallide indossano jeans lunghi e hanno gli occhi che guardano nell’angolo in alto a sinistra dove indovini la voglia di fuggire. Chissà se a loro qualcuno ha mai detto “Sei un fiore cresciuto sull’asfalto e sul cemento”. Chissà se un giorno se ne andranno. Chissà cosa risponderanno quando un giorno le chiederanno “Ma ti manca Napoli?”.

Mi chiedo se il posto dove sei cresciuto ti può mancare a prescindere. Anche se sono palazzi in fila ai lati di una strada piena di buche dove è vietato scendere a giocare. Dove il mare non si vede da qualsiasi lato ti giri. Dove l’odore del mare non arriva. Dove del mare arriva solo qualche gabbiano attirato dal cibo facile delle discariche.

Sulle metro del ritorno, alle 7 di sera ci sono le famiglie che tornano da mare. I bambini hanno il salvagente gonfio sulla spalla, le mamme hanno le facce rosse e stanche. Tutti indossano ciabatte di gomma e hanno il segno del costume bagnato sotto la maglietta. Di sicuro vicino Piazza Dante una spiaggia non c’è. Mi chiedo da dove vengano. Magari è la stessa famiglia che altre mattine ho incrociato alle 8.30 del mattino alla Circumvesuviana di Sorrento.

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