L’appartamento svedese

2 July 2012

La casa affaccia sul lago. Che forse è un fiume o forse è il mare. D’inverno il lago si ghiaccia e ci puoi camminare sopra. D’estate sul lago ci passano i battelli del Sightseeing con la bandiera svedese che sventola dietro. I turisti si sporgono dal finestrino e fanno le foto.

Io quando sono al lavoro davanti al computer giro la testa e li vedo, lì sul  battello che si sporgono e sembra che fotografano proprio me, a me che sono nello studiocon i capelli biondi e la tazza fumante accanto che se mi guardi da lontano sembro proprio una svedese.

Sul lago c’è il ponte che porta alla città vecchia, la Gamla Stan dei turisti che sbarcano dalla crociera “Mari del Nord”. Le guglie della città vecchia e il campanile del Municipio sono la prima cosa che vedo la mattina quando tiro su la tendina nera oscurante. Sul ponte ci sono i binari del treno, i treni passano e vanno dal nord al sud della Svezia. Quando passa il treno merci i vetri della casa vibrano un po’. Stoccolma se ci arrivi da turista ti sembra una bomboniera di palazzi antichi, strade con i ciottoli e un sacco di acqua. Ma se la guardi un po’ meglio però vedi che l’influsso socialista stava per mangiarsi tutto il sogno di Venezia del Nord, con questo binario che taglia in due la città, lo svincolo autostradale in pieno centro storico e questi palazzoni da Germania dell’Est che ogni tanto spuntano.

Dentro la casa ci sono un sacco di cose. Soprattutto in cucina. C’è il bollitore, il robot da cucina, la macchina per fare il pane, un frigorifero enorme, tutte le spezie del mondo, tutti i tipi di farine del mondo, un sacco di scatolette di roba strana con nomi svedesi e un congelatore enorme con dentro la renna congelata. Ci sono le spatoline di legno per spalmare il burro. I bicchieri per il Martini, i bicchieri per il Campari, i bicchieri di plastica belli per i picnic.

Dentro la casa c’è quel senso di straniamento di trovarti dentro una casa piena di cose che non hai comprato tu, ma che ora sono un poco tue. E imparare dove sono le cose, dov’è lo zucchero, dov’è il caffè. Come si avvia la lavatrice. Il segreto per incastrare tante cose nella lavastoviglie.

In casa non si entra con le scarpe, all’ingresso c’è una specie di strano pavimento ruvido e poroso che servirà ad assorbire la neve e il fango di quando torni a casa in inverno. E’ c’ un mobiletto come quello che sta nei templi buddisti per metterci le scarpe. Dentro c’è il parquet che odora di Scandinavia. In bagno ci sono le piastrelle a terra che se clicchi un pulsante loro si riscaldano e così quando ti fai la doccia in un attimo e tutto asciutto. E nelle mattine d’inverno puoi andare in bagno senza gelarti i piedi.

Alla finestre ci sono candele e fiori. La gente passa fuori, vede le candele e i fiori e penserà “chissà come sono felici in quella casa con le candele e i fiori alle finestre”. In tutte le case scandinave ci sono le candele e i fiori alle finestre. Chissà come saranno felici in quelle case quando si accendono le luci della sera. Ora però le luci della sera non si accendono mai,  c’è sempre luce e a mezzonotte cali le tendine oscuranti sul sole che non fa in tempo a scendere sotto la linea dell’orizzonte ad ovest che già illumina l’orizzonte ad est. Le notti bianche. Le notti in bianco.

Le notti che ad un certo punto trovi la strada per il bagno senza sforzare la coscienza a ricordarti dove sei.

E sorprendersi una mattina a prendere con naturalezza la spatolina di legno per spalmare il burro e sentirsi in confidenza con lei. E pensare che in una casa come questa forse potesti portarci anche i libri.

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