La Linguadoca e il sogno di un posto al sole

22 September 2012

Avete presente dov’è la Linguadoca? No perché io, prima di mettermi a organizzare questo tour francese, manco per niente. Tipo l’idea che un inglese può avere della Basilicata. Quindi ora ve lo dico, la Linguadoca è quella regione che sta nel Sud della Francia tra la Provenza e l’Atlantico.

Essa si caratterizza per la presenza di un sacco di vigneti e di un sacco di inglesi. Ora vi spiego la faccenda degli inglesi.Questa tendenza sicuro la conoscerete se, come me, quando su Real Time fa Paint you Life,  girate su Disovery Traveller. La tendenza degli inglesi che si fanno 50 anni, lasciano tutto e si aprono un bed and breakfast in qualche parte soleggiata dell’Europa del Sud. E così io negli inermi pomeriggi del sabato ho sempre a disposizione programmi come “La mia nuova casa in campagna”, “La mia nuova vita al sole” ecc ecc Che sono pur sempre un piacevole diversio a “Abito da damigella cercasi”.

E mo’ questi inglesi, inconsapevoli protagonisti dei miei inermi pomeriggi di sabato, li sono andata a trovare direttamente. La verità è che noi (io) stavamo (stavo) cercando un tratto di costa francese dove passare qualche giorno di mare. Perché voglio dire, non mi puoi portare in giro per 3 settimane in un paese mediterraneo e non farmi fare manco un bagno. Manco stessimo facendo un tour dell’Irlanda del Nord. E poi, diciamola tutta, non ce la facevo a vedere Fidanzato Svedese che però è di Casoria diventare sempre più color Svedese di Svezia.

Però sulla Costa Azzurra io non ci volevo andare. Voglio dire, se voglio pagare 4 euro un caffè scendo dall’ufficio e me lo vado a prendere in Piazzetta, non tengo mica bisogno di andarmene a Saint Tropez. Dove non mi fanno manco lo sconto residente. E quindi optiamo per questa Linguadoca che pare una cosa abbastanza selvaggia. Infatti ci sono i villaggi nudisti. Che è il più sicuro segnale di selvaggità.

Con un rapida googlata però ci accorgiamo che la costa assomiglia più che altro a Scalea Scalea (ma come mi arricrea) (cit). Optiamo quindi per un villaggio interno costa. Il criterio di ricerca è la classifica degli hotel piazzati meglio su Trip Advisor per la zona. Arriviamo così a questo Saint Geniès de Fontedit.

Ora ve lo spiego questo paese. Ci sta il mare, ci sta Beziers, ci sono molte rotonde e poi c’è questo paese.

Questo paese è così composto. Una piazzetta con un bar, una via con una pizzeria take away, il nostro bb e stop. “Un perfetto spaccato della Francia rurale” – dicevano le recensioni. OK, ma ‘sti francesi rurali non mangiano, dov’è il bistrot del paese? Non c’è il bistroit del paese. Panico.

Ma intanto ecco che La Perfetta Coppia di “La mia Nuova Vita in Campagna” ci accoglie nel bb. Il BB è arredato in una sorta di delirio da fascicolo a puntate di “La Mia Casa Country Chic”. Non ti puoi girare senza rischiare di far cadere un cuoricino di lavanda appeso da qualche parte. Nella nostra camera lenzuola, tende, cuscini e fodere dei tavoli sono tutti foderati della stesso stampato azzurra che riporta scene campestri del 1800 (sapete, quei pastorelli e contadine blu su sfondo bianco, stanno pure sul nuovo catalogo Ikea). La scritta Amour troneggia a grandi lettere bianche sul muro celestino. Sul letto alla francese sono amorevolmente disposti 7 cuscini, che quando devi andare a dormire non sai più dove buttarli. So cosy. Peccato che al tappeto a terra sia riservata la stessa pulizia che gli inglesi hanno per lo moquette delle loro case. E peccato che il letto alla francese a 30 gradi non si proprio so cosy per due che si vorranno pure bene, ma tengono caldo. E non è che siano proprio magrolini magrolini.

La Coppia “abbiamo trasformato in realtà il nostro Sogno Francese” ci spiega che in questo paese vivono tanti nordeuropei arrivati qui per “godersi il sole del Mediterraneo” (e le bottiglie di vino a due euro). Io non lo so, forse sarò troppo Mediterranea Inside, ma questo paese mi sembra tipo quei paesi abbondati tra la Lucania e il Cilento dove ti trovi a passare la domenica pomeriggio.

Ma sono troppo dentro il Sogno Mediterraneo per poter capire il Sogno Mediterraneo di un Nordeuropeo. Quello che sinceramente non capisco è perché scegliersi un paese dove non c’è manco un ristorante. Cioè, voglio dire, pure a Calitri gli inglesi si stanno comprando tutte le vecchie case abbandonate, ma a Calitri si mangia. E pure bene.

Noi comunque subito ci siamo informati sul miglior ristorante del luogo, abbiamo telefonato per prenotare e ci hanno risposto: “jè desolè, è tutto prenotè da qua a fine agosto”. E io lo so, questa è colpa degli scandinavi abituati a segnarsi sull’iphone l’appuntamento per un caffè tra un mese e mezzo. Ne sono certa.
E così ce ne siamo dovuti andare mangiare in mezzo alla piazza di un paese dove c’era uno che al piano bar suonava bambolero bambolero, dei vecchi ubriachi ballavano e un muratore francese faceva vicino a una ragazza inglese – accompagnata dal padre –  “I have a very big dick, do you want kiss me?”. E il padre di lei rideva. E che ve lo dico a fare come si mangiava in quel posto.

In ogni caso in questa Linguadoca ci siamo fatti molti bagni. A mare in mezzo ai nudisti.Sul fiume, sul lago e in certe pozze in mezzo alla montagne. Dopo cinque giorni Lo Svedese aveva assunto anche un colorito che avrebbe potuto aiutare la sua identificazione come Italiano del Sud Italia.

Dopo cinque giorni e molte pizze ce ne andiamo da questo Sain Geneis per dirigerci verso Carcassone, che è questa cittadella fortificata dove stavano i Catari. Questa cittadella vista da fuori sembra il castelllo Disney. Vista da dentro sembra proprio Disneyland.

AhArriviamo e nelle stradine sono orde di gente, le piazze sono invase da tavolini e ai tavolini sono sedute famigliole che cenano con bistecca e patate sotto il sole ancora cocente. Comitive si fanno le foto a vicenda con le spade giocattolo vendute dai negozi. Secondo me a un altro poco escono pure i centurioni, pure se i centurioni qua non ci azzeccano proprio. “No, qua terra non ce la posso mai fare, scendiamocene”.

Vi do’ un consiglio se capitate da quelle parti: Carcassone ha molte potenzialità per essere visitata un tardo pomeriggio di novembre, quando comincia a fare buio e l’aria è un po’ pioviggionosa. Là potete benissimo fare finta di essere nel “Nome della Rosa”.

Passeremmo il resto dei nostri due giorni a Carcassone vagando tra la piscina e il letto a baldacchino della maison de charme del momento.

Ultima tappa della Linguadoca è Tolosa. Perché dopo tutta questa campagna un po’ di città ci vuole.

Basta Maison de Charme coi veli intorno al letto e il ventilatore e la verde campagna intorno. Abbiamo preso la mappa di Tolosa, trovato la piazza principale, prenotato l’albergo affacciato sulla piazza principale.  Arriviamo, parcheggiamo e subito iniziamo a crogiolarci nel fresco abbraccio funzionale dell’hotel a 4 stelle old fashion. La moquette spessa, i tendaggi pesanti, il facchino in livrea. L’accappatoio in camera, le ciabattine, la linea cortesia, la televisione satellitare. E l’aria condizionata. Una meravigliosa e freschissima aria condizionata. Ah. Il benessere globalizzato.

Proviamo a mettere il naso fuori dall’hotel. Ma ci sono 40 gradi e il sole batte impietoso sui palazzi di mattoni rossi. Ma è una città. E’ viva. E l’idea di trovare vie e vie di bar e ristoranti, dopo una settimana a Saint Geneis, è così rilassante. I bar hanno i tavolini all’aperto che spruzzano aria vaporizzato. Le signore mangiano insalate di salmone. Le ragazze torte al cioccolato. Ah. La città. Che bella invenzione la città.

Non so se sia più bella l’invenzione della città o dell’aria condizionata per i pomeriggi d’estate in città. Comunque ci godiamo quest’ultimo stesi su lenzuola bianche nella nostra stanza senza manco un cuoricino. Usciremo a sera inoltrare per la ragione quotidiana di vino rosè. Altrimenti come facevo a dormire?

La seconda cosa che più mi è rimaste impressa di Tolosa è la vetrina del negozio Repetto che per fortuna era chiuso. Per fortuna. Sarebbe stato troppo dilaniante scegliere se entrare o meno col rischio di uscirne con un paio di ballerine di 250 euro.

La prima cosa che più mi è rimasta impressa di Tolosa è la cassoulette. O forse si dice il. Boh. In ogni caso questa cassoulette il tipico piatto di Tolosa. E’ una scodella di coccio dove dentro ci sono fagioli, salsiccia, pancetta e una coscia di anatra. Cioè roba che te la puoi mangiare a Bagnoli Irpino il 28 novembre. Non a Tolosa il 15 di agosto. Ma è il piatto tipico della zona, che faccio, non lo provo?

Prenotiamo il ristorante dove secondo la guida fanno la meglio cassoulette di tutta Tolosa e ordiamo il menù completo. Fois graise, cassoulette, piatto di formaggi e tortino caldo al cioccolato col cuore fondente. Ve l’ho detto, Bagnoli Irpino il 28 novembre.
E una bottiglia di vino rosè, si vuous ples. La cosa fantastica è che dopo che ci siamo riempiti due bicchieri si accorgono che hanno sbagliato a portarci il vino e ce ne portano un’altra bottiglia.  Fantastico.

Fantastico lo dirò alle 4 di notte quando mi sveglierò per restituire alla città di Tolosa e alle sue fogne la cassoulette.

Ciao Tolosa, mi sei piaciuta tanto, spero di rivederti un giorno e che non ci siano 40 gradi.  Ora dobbiamo arrivare all’Atlantico…

Riassunto: La Linguadoca è come la Calabria. Solo che è organizzata meglio e si mangia peggio.

Continua,,,

Negli episodi precedenti:
Com’è che ci siamo ritrovati in Francia
Dal Baltico al Mediterraneo
La Provenza e il sogno provenzale

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