La Provenza e il sogno provenzale

10 September 2012

La nostra prima meta è una “maison di charme” in mezzo alla campagna francese, vicino Carpentras. Il navigatore satellitare non riporta manco la strada dove sta. Giriamo un po’ in tondo tra strade sterrate prima di incontrare il nostro sogno provenzale da Coppia Più che Trentenne che Ha Bisogno di Rilassarsi Dal Troppo Stress Accumulato Durante l’Anno.

(a me riesce sempre benissimo calarmi nella parte di quella che si deve rilassare, pure se non saprei dire cosa ci sia di stressante nella mia vita. Ah, prendere molti aerei, quello è molto stressante. I controlli di sicurezza mi stressano).

Mattoni gialli, finestre con le imposte celesti, un prato enorme tutto intorno, la piscina coi lettini morbidi. La camera con tanti cuoricini. Le lenzuola profumate. Silenzio, lavanda, cicale.
Usciremo da qua tipo dopo 48 ore.

La prima sera che usciamo il mio Fidanzato “sono pur sempre un Ragazzo Distinto” esce in camicia, pantaloni lunghi e scarpe chiuse. Capitiamo in mezzo a una festa di paese dove i Ragazzi Distinti erano quelli che indossavano una maglietta. Gli altri ne facevano tranquillamente a meno. Alcuni facevano pure a meno delle scarpe.
E a questo punto ci troviamo davanti al problema di Fidanzato Svedese che ha passato le sue ultime Sette Estati in Svezia. Non possedere abiti estivi. La sua concezione di abito estivo è: “Pantaloncino della palestra + maglietta di The Big Bang Theory”. E Birkenstock, ovvio (quelle sono parte integrante dell’estate svedese). Più una nutrita serie di magliette anni 90. Di quando ancora aveva contatti con l’estate. Non mi meraviglierei che cacciasse dal trolley uno zainetto monospalla.

“Ok – dico – posso pur accettare di andare in giro con un portatore di magliette di The Big Bang Theory, ma non con portatore di magliette anni ’90 color puffo col colletto a girocollo bianco”. . Il giorno dopo siamo in uno di quei negozi bio e chicchettosi che vendono solo roba di lino e di cotone organico. Tutto rigorosamente bianco. In mezz’ora si passo da Fidanzato che pare Gary dai Take That dopo che è uscito dal gruppo, a Sai Baba. Bene, ora la nostra vacanza può proseguire.

Siamo in Provenza. Quindi la prima cosa da fare, la prima cosa da fare dopo 48 ore di sonno e letture a bordo piscina, è trovare un campo di lavanda. Io mi sono portata un vestito che mi sono comprata tre anni fa e che ho subito pensato “questo è proprio un vestito provenzale”. E quindi se non mi faccio almeno 52 scatti con questo vestito tra i campi di lavanda sento che la mia vacanza in Provenza non avrà senso.
Perché diciamolo amiche, se una torna dalle vacanze senza manco una foto nuova come immagine del profilo è stato proprio un fallimento di vacanza.

Io che sono una ragazza che ai viaggi si prepara, so che in Provenza la lavanda fiorisce principalmente a luglio, ma c’è un paese dove fiorisce i primi di agosto. Sault. Bisogna andare là. Mi metto il mio vestitino e andiamo. Appena arrivi nei pressi del paese dai finestrini della macchina comincia ad entrare questo odore fortissimo di lavanda. Sembra che all’improvviso tutti i cassetti di tutte le nonne siano stati aperti. Ci mettiamo a gironzolare in cerca del campo di lavanda giusto per il nostro shotting e lo troviamo. 2000 foto di me ridente e fuggitiva che salgo il limitar di gioventù in mezzo alla lavanda. Ok, ora posso dire che sono stata in Provenza. Andiamo a vedere che si dice nel paese. Nel paese comincerò a dedicarmi all’acquisto compulsivo di sacchetti di lavanda. Hobby che non abbandonerò per le successive tre settimane.

Qualcuno di voi vuole un sacchetto di lavanda? No, perché non so più a chi regalarli.

La sera a cena assaggerò un dolce alla lavanda. Non ve lo consiglio. Sembra di mettere in bocca una saponetta alla lavanda. E non è una bella sensazione.

Il giorno dopo andiamo a vedere che si dice ad Avignone. E che si diceva ad Avignone? Niente, la città mi è sembrata molto sporca e un po’ decadente, al centro ci stava questo palazzo dei Papi che sembra il castello di Dracula e dietro il ponte di Avignone che arriva fino a metà fiume non lo so perché.
La piscina del nostro hotel è molto più interessante di Avignone. Sul far della sera ci avviamo verso questo paesino che pare sia molto bellino che si chiama Fontaine de la Valcluise perché sta su una sorgente d’acqua. Una targa sul muro ci dice che qua è proprio dove Petrarca ha scritto Chiare Fresche e Dolci Acque.
(e io ovviamente qua mi dovrò fare un sacco di foto in posa da Laura).
In questo paese ci verrà la fantasia di assaggiare le salsicce tipiche locali, che ora non mi ricordo come si chiamano, ma di certo so dirti che sanno di cacca. O forse sono proprio cacca, in quanto fatte con le interiora e i visceri. Fidanzato Ansioso dopo tre minuti stava con l’iPhone in mano a controllare gli studi clinici sull’incidenza di Epatite A/E tra i mangiatori di tali salsicce. Sporadici casi sono stati riscontrati tra i mangiatori provenzali di tali salsicce però crude. Noi le abbiamo mangiate cotte. E manco tutte intere. Non ce la si poteva fare.
Io comunque penso che se non è mi è mai venuta l’epatite dopo un onorata carriera di mangiatrice di cozze agli chalet a Castellammare di Stabia, non vedo perché mi debba venire ora nell’alta Provenza. Voglio dire.

Altro cosa imporante della Provenza: al primo bar carino mi siedo e ordino il pastis. Sa di caramelle all’anice della nonna. Riassumendo, tra arredi leziosi, liquori all’anice e odore di lavanda la Provenza è quindi una grande casa della nonna.
(continua…)

Nelle puntate precedenti

1) Dal Baltico al Mediterraneo

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