Lavorare stanca. Figuriamoci da casa.

10 October 2012

In questi giorni sono andata a un convegno, anzi ad un evento come si dice mo’. Una di quelle cose nerd dove ogni tanto andiamo tutti assieme. Uno di quei posti dove la cosa bella è trovare sempre il bagno delle donne libero. Uno di quegli eventi che quando sente che mi preparo il trolley per andare a un convegno mia mamma mi chiede sempre “vuoi che ti stiro il tailleur nero?”. E io le rispondo “No, grazie, non vado là a fare la hostess hai visto mica quella mia maglietta bucata di Star Trek?” (vabbè, lo sapete, non è mica vero che ho una maglietta di Star Trek, manco l’ho mai visto Star Trek, era per far capire…).

Comunque a questo evento si parlava della filosofia agile, che è una metodologia di lavoro che non sto qui a spiegarvi perché ogni volta che ci provo, o ci provo ad applicarla, l’unica cosa che capisco è che non ho capito niente di come funziona. L’unica cosa che ho capito sicuro è che si usano molti post-it. Ma io non mi trovo mai a scrivere sui post it perché c’è sempre troppo poco spazio. Comunque. Comunque, tra un fatto e l’altro c’erano questi due talk che mi sono andata a seguire. Uno parlava di “Lavorare all’estero. Siamo pronti?”. L’altro parlava di “Lavorare da casa. Siamo pronti?”. Voi sapete, la mia risposta sarebbe un bel no secco a tutti e due.

Voglio dire, sto tanto bella in piazzetta, io, il caffè, il costume sempre pronto, la pausa pranzo a mare, la chiacchiera con uno e con un altro ecc ecc. Perché mai dovrei mettermi a lavorare in qualche posto nebbioso dove fai la pausa pranzo da Subaway e impararmi un’altra lingua e avere a che fare con gente che magari mettono pure il latte nel the?

O peggio, perché dovrei starmene a casa a lavorare? Che lavoro a fare se poi con i soldi che guadagno non posso comprarmi tanti bei vestitini da sfoggiare al lavoro?

Ma sapete com’è, i casi della vita e gli scherzi del destino, mi trovo a prendere in considerazioni tali due ipotesi. Perché trovare amore e lavoro nello stesso posto è troppa grazia. E poi suvvia, il mondo è così grande, che devi fare sempre su quell’isola e bla bla bla. Comunque. Io col mio bravo badge al collo mi vado a seguire questi due talk e praticamente scopro che là in mezzo tutti non vedono l’ora di andare a lavorare all’estero oppure di svegliarsi la mattina e trascinarsi dal letto alla scrivania direttamente in pigiama. “Perché ci stressiamo di meno, eliminiamo i tempi degli spostamenti, ci concentriamo di più”.

Uhm. I tempi morti degli spostamenti. Parliamone. Io ogni giorno da Piano di Sorrento a Capri e viceversa ci metto 3 ore in totale. 90 minuti ad andare, 90 minuti a tornare. La morte. Direte voi. Ok, sì. Ma a me servono per elaborare. Quando non le ho uso pochissimo Twitter, per dire. I tweet se non faccio la pendolare non mi vengono. I podcast. Quando mai uno nella vita si può mettere a sentire un podcast “to improve your english” se non nel treno. Le idee per il lavoro. Io sull’aliscafo penso sempre a quello che devo fare, come fare e agli headline. Come mi fa a venire in mente un headline nel percorso tra il bagno e lo studio? Io non ci riesco a scrivere un headline seduta alla scrivania col foglio di carta davanti.

Allora io in questi giorni che sto nell’appartamento svedese , con tutte le mie buone intenzioni, mi sto seguendo tutte le regole che diceva il tipo del talk.E pure la mia amica che lavora da casa. Tipo che la mattina ti devi vestire e devi uscire a farti il giro dell’isolato. Ok. Io lo faccio, mi vesto, attraverso il ponte che da Sodermalm va a Gamla Stan e ritorno. O risalgo la collina di Sodermalm per salutare Stockholm dall’alto. O cammino lungo la riva del Maleranen fino all’isola successiva e ritorno. Le opzioni non manco. Poi vabbè. arriva la mattina di pioggia e me ne resto a letto fino alle 9.15. Poi arriva la mattina che dici “vabbè, al posto di farmi la passeggiata magari posso pulire questi vetri che ad un altro poco non si vede più la torre del municipio!”. E così via.

Perché sapete, si dice sempre: “Il lavoro da casa è una grandissima opportunità per le donne”. Sì, una grandissima opportunità di usare la pausa per caricare la lavastoviglie invece di prenderti il caffè con la tua amichetta del lavoro e commentare insieme l’ultima puntata di Grey’s Anatomy.

Non lo so signori, io mo’ sono dieci giorni che lavoro da casa, faccio un sacco di cose, il lavoro mi appassiona sempre, parlo solo io davanti al computer, ma non so, ho come la sensazione che sto diventando scema. Ecco. E no, perché parlo solo io davanti al computer.

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