Natale. Anche quest’anno…
26 December 2012
Anche quest’anno è andato tutto bene. (Anzi. Il fatto che io non abbia scritto il Post Depresso della Vigilia di Natale significa che è andato un po’ meglio degli altri anni)
Anche quest’anno abbiamo cominciato a brindare alle 3 del pomeriggio per le vie di una Castellammare che sembrava Rio de Janiero alla vigilia di Carnevale. Musica da discoteca sparata fuori dai locali, bottiglie aperte tipo formula uno, ragazze in tacco 12 e unghie 15 che camminavano su e giù per il corso nelle loro calze color carne.
Anche quest’anno siamo riuscite a ritagliarci una mezz’ora tranquilla per un brindisi col prosecco guardandosi negli occhi.
Quest’anno per la prima volta abbiamo cambiato casa dove festeggiare la Vigilia, ma il mio posto era sempre quello: al tavolino aspartato dove sedevamo prima noi bambini, poi noi cugine single. Ormai nessuno ci chiede più quando ci sposiamo. Sono passati direttamente alla speranza che quantomeno ci muoviamo a procreare.
Perché anche quest’anno il Bambinello lo ha portato mia cugina che di anni ne ha 24 e se continuiamo così va a finire che la più piccola di noi avrà più anni di Gesù morto in croce. But. keep calm e intona “Tu Scendi dalle Stelle”. Non fa niente se nessuno si ricorda le parole della seconda strofa, il cammino tra la camera da letto e il presepe dura troppo poco per arrivare alla seconda strofa.
Anche quest’anno mia mamma e mia zia hanno a lungo dibattuto sulle diverse caratteristiche strutturali e architettoniche dei loro presepi mentre io posizionavo alla sinistra di mio zio, mescitore ufficiale di Barolo.
Anche quest’anno c’era qualche mia cugina saltata dalla all’altra parte della barricata, quella in cui si diventa famiglia e non si passano le feste disgiunti e quindi “un giorno con la mia famiglia, un altro con la tua”. Io per quest’anno me ne tiro ancora fuori. E mi godo il mio ruolo di figlia seduta come sempre dalla parte del tavolo dove si siedono quelli che non si devono alzare.
Così, anche quest’anno, mentre alle 10 di sera tutte stavano a postare su Facebook quanto si sentissero felici e realizzate della serata di Natale sul divano con mariti e bambini, io mi sono messa il rossetto rosso e me ne sono uscita con la chiara idea che sarei tornata solo dopo il terzo negroni. Sentendomi anche io molto realizzata. E giovanissima.
Anche quest’anno al bar del paese c’erano tutti. Ed è stato bellissimo. “Uhè, auguri!”, “Ma tu dove vivi ora?” “Ma tu sei Camilla?” . Attimi di smarrimento, riconoscere persone che non vedevi da dieci anni solo dalla voce. Raccontarsi vite e dare parola alle foto di città lontane che scorrono distrattamente nello stream di facebook. Barcellona, Londra, Belfast, Monaco, Amsterdam, Milano, Oslo. (che ci faccio io con ancora quasi tutti i vestiti nell’armadio a Caruotto?). Passarsi una sigaretta sporca di rossetto rosso e poi ridere e pensare che non c’è mica più bisogno di smezzarsi le sigarette. Possiamo offrircele senza pensare a quante ne rimangano nel pacchetto. E prenderci un altro drink se ne abbiamo voglia.
Anche quest’anno ci siamo scambiate tanti baci e promesse di rivederci. “Dai, cerca di venire a trovarmi in Germania, in Belgio, in Irlanda”.
Anche quest’anno probabilmente non ci rivedremo fino all’anno prossimo, per ritrovarsi senza appuntamento in mezzo alla piazza del paese.
Io una cosa gli ho chiesto al fidanzato global che ho: “Senti amore, andiamo a vivere a Londra, a Parigi, a New York, nel Sud Est Asiatico, dove vuoi tu. Ma io a Natale, ogni Santo Natale, voglio tornare a casa”.
Perché Natale è avere nostalgia di casa anche se sei a casa.
Auguri a tutti. A quelli che ho incrociato ieri sera anche solo per dirsi auguri, a quelli che passano da queste pagine, a quelli che Natale l’hanno passato chissà dove e forse un poco hanno sentito la nostalgia di casa o forse no. Spero di dare presto un bacio sulle guance anche a voi.