Un anno e sette nazioni
28 December 2012
Quando è l’ultimo dell’anno si porta molto dire: “che schfio di anno è stato il <inserire anno in chiusura>, speriamo che il <inserire anno nuovo> sia meglio. Ma sicuro, tanto peggio di così non può andare”.
Io invece vorrei dire che il 2012 è stato proprio un anno fighissimo e la mia paura è solo che il 2013 non posso essere all’altezza.
Ricapitolando. Ho preso 37 aerei, dormito in 28 letti diversi, varcato i confini di sette nazioni. Sono stata a San Francisco, Las Vegas, Los Angeles, Londra, Parigi, Berlino, Stoccolma, Copenaghen. Ho vagato tra i campi di Provenza nel Sud della Francia, bevuto pastis come aperitivo e mangiato würstel a colazione. Mi sono ipnotizzata davanti alle slot machine di Las Vegas truccata come Moira Orfei, dormito in squalidi motel ai lati della route 66, trovata una rete wifi in mezzo al deserto del Nevada, bagnata in piedi nell’Oceano Atlantico. Ho dato un bacio sotto i ciliegi in fiore in una tarda primavera svedese e avuto un anello davanti alla statua di Peter Pan a Kensington Garden. Ho salutato la Sirenetta di Copenaghen e mi sono xseduta sui gradini di Pergamo a Berlino. Ho visto Londra e Parigi dall’alto di ruote panoramiche e comprato decorazioni di Natale ai mercatini scandinavi. Ho nuotato nella Grotta Azzurra e preso fiato per uscire fuori dalla grotta. Ho riempito trolley su trolley di vestiti e libri e perso vestiti in giro per il mondo. Ho chiuso dietro di me la porta di una casa in mezzo al Mediterraneo, mi hanno aperto la porta di una casa in riva al Mar Baltico. Ho pensato che era finito il tempo di vivere su un’isola, finirò a vivere in una città fatta di isole.
Una perla, un diamante, un cuore d’argento. Mi sono state regalate molte cose preziose. E molte altre cose ancora più preziose che non entrano in uno scatolino azzurro. Ma quello che vorrei per il 2013 però me lo posso regalare solo io. Un po’ di coraggio, un passaporto nuovo e bagagli leggeri.