Cronache svedesi: la Messa Cantata

29 March 2013

Ero convinta che gli svedesi fossero un popolo pratico e funzionale, senza troppi orpelli. Gente che, per intenderci, come pranzo di matrimonio offre un menù 3 portate, antipasto, piatto principale e dolce. Gente sbrigativa. Non ero mai stata a una Messa Cantata in Svedese.

Ok, questa me la sono andata un po’ a cercare. Non era la Messa della Chiesa Svedese, che sarebbe la chiesa ufficiale svedese (una chiesa luterana dove ci sono le donne prete e il matrimonio tra omosessuali), ma bensì la messa del giovedì santo della Chiesa Cattolica.

Il fatto è questo. Io c’è un unico giorno all’anno in cui mi sento un pochino cattolica e questo è il Giovedì Santo ( tutta colpa delle processioni della Settimana Santa) e ieri avevo voglia di sentire un po’ di odore di incenso. Quindi mi cerco dov’è che sta la chiesa cattolica a Stoccolma e sul loro aggiornatissimo sito internet scopro (con l’aiuto di Google Translate) che alle 19.30 c’è la funzione con la lavanda dei piedi. Ok, penso, non sarà proprio una processione, ma magari ci assomiglia. 

Alle 19 mi avvio verso la Chiesa convinta che là avrei trovato solo immigrati e che sarei diventata amica del cuore di una signora colombiana. La mia convinzione è rafforzata dall’incontro con un hostess filippina all’ingresso della chiesa (con la giacchetta col distintivo della chiesa)  a cui chiedo “Is it this the catholich church?” – “Yes” mi sorride e mi porge lo spartito della canzone (in svedese).

Entro e vengo immediatamente smentita. Nella chiesa già tutta piena la maggior parte sono “svedesi etnici” (il termine che si usa per indicare chi è svedese di nascita e discendenza, ma voi usatelo perché non mi ricordo se è molto politcally correct..). Diciamo 80% svedesi e 20% di filippini, srilankesi e sudamericani misti. Gli svedesi sono tutti vestit tipo Hamish. Il prete sull’altare va le prove con i chierichetti, sulle panche ci sono i libri con i canti e le preghiere. Alle 19.30 puntuale inizia la funzione. E qua comincio a preoccuparmi. Sono QUINDICI preti e DUE vescovi più un numero imprecisato di chierichetti. Praticamente devo essere finita nella San Pietro della Svezia. Anche perchè erano tutti maschi, pure i chierichetti. Che, suvvia, pure in Italia ora ci sono le bambine chirichetto. 

Salgono sull’altare e comincia la Messa cantata, che non è una messa cantata normale, no è una messa TUTTA cantata, compreso il vangelo. Anche tutto il pubblico cantava e io non capivo come potessero sapere qual era il canto e come lo trovano subito nel libro nei canti.  Poi mi sono accorta che c’era un proiettore che trasmetteva sulla parete il numero del prossimo canto. (funzionalismo svedese).

Stoicamente resto seduta e mi sento tutta la predica in svedese capendo solo le parole “sacramentum” e “Jesus”. Però ho capito che il vescovo non era svedese madrelingua perché non cantinelava abbastanza.
Star lì seduta a sentire la predica in svedese in fondo è meglio di quando sono in palestra e l’istruttore fa tutta una spiegazione prima di cominciare la lezione. In chiesa sai che il prete non è che interrompe la predica e ti interroga, in palestra l’istruttore potrebbe sempre farti una domanda e tu dovresti dire avanti a tutta la classe “Jag pratar inte svenska” e ammettere davanti a tutta la classe che non hai capito niente fino a mo’.

La comunione se la fanno praticamente TUTTI e penso che sia normale, non è che qua viene alla messa per far vedere che vai a messa, figuriamoci. In totale la messa dura 1 ore e 3 quarti. Dopo tutti i preti si mettono in fila con una candelina in mano ed escono dalla chiesa. Tutti li seguono e li seguo anche io tutta contenta pensando “Uh che bello, mo’ fanno la processione”. Il tempo di uscire dalla chiesa e mi rendo conto che fare una processione a Sorrento la notte di fine marzo tra il profumo dei fior arancio e la luna piena non è proprio la stessa cosa che farlo a Stoccolma a fine marzo con il ghiaccino a terra e il termometro che segna -6.  Per fortuna che è un fatto molto breve, si va solo in una specie di cripta dove espongono il Santissimo Sacramento (no, il Sepolcro non c’era).

Alle 21.25 torno a casa percorrendo Gotagan già piena di ubriachi e guardie giurate coi giubbotti fosforescenti che piantono l’ingresso dei locali. Il venerdì santo è festivo, qui su.

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