La felicità nelle foto

25 May 2013

Su Facebook hanno pubblicato una foto che mi ritrae nell’estate dei miei sedici anni. E’ una foto di gruppo, saremo 30-40, ritratti durante un campo scuola, sapete una di quelle specie di colonie estive dove andavi una settimana in qualche casa di campagna, insieme all’oratorio. Perché si chiamasse campo scuola non lo so, però era bello, si parlava di Gesù, ma più di tutto di quanto fosse impegnativo e difficile crescere. E c’erano ragazzi più grandi di te che aiutavano a dare senso alla tua inquietudine. E poi si dormiva fuori casa, che a 16 anni non è poco.

Nella foto sorrido felice, con le mani sulle spalle di due mie amiche. Io sono al centro della foto e sono la più vistosa, ho un capellino giallo girato al contrario, i capelli a caschetto e una maglietta rosa. Non mi si vedono le scarpe, ma di sicuro avevo gli anfibi gialli. Se facessi vedere ora questa foto a qualcuno sicuro direbbe: “Si vede che eri l’anima della festa, la ragazza di successo piena di amici che non ha paura di essere anti-conformista”.

Io me la ricordo bene l’estate dei miei sedici anni (d’altra parte chi è che non ricorda l’estate dei suoi sedici anni?). Ad aprile avevo tagliato i capelli corti come segno di rinascita, volevo dimenticare un ragazzo, quell’amore struggente e assoluto che forse solo a 15 anni si può provare. Ma come al solito non è che al simbolo era seguito il fatto, e io in quell’estate dei miei 16 anni stavo male, malissimo. Scrivevo del mio dolore sul diario Naj-Oleari, ne parlavo con gli animatori dell’oratorio, leggevo Frammenti di un Discorso Amoroso di Ronald Barthes e sottolineavo frasi in cui ancora oggi mi ci rileggo.

Se devo pensare ad un periodo felice della mia vita il primo che escluderei è quello tra i 14 e i 18 anni. Eppure nei commenti della foto è tutto: ”Che bei tempi, com’eravamo spensierati, come sarebbe bello riviverli”. Ed è sempre così quando nello stream di Facebook appare qualche foto del liceo o roba anni novanta. Io penso: “Ma siamo pazzi?” Le mattine con la paura dell’interrogazione, il compito di greco che non sai neanche decifrare le parole, la pioggia sul motorino, le compagne di classe che ti prendono in giro per i tuoi vestiti economici contro i loro look da lolite di Non è la Rai. La sensazione di sentirsi irreparabilmente diverse. La sensazione che sarai per sempre quella diversa. Prima di capire che essere per sempre diversa avrà i suoi bei vantaggi.

Guardo questo foto, il mio sorriso fintamente felice e sono felice di essere cresciuta. E penso anche un’altra cosa. Bisogna essere molto prudenti coi proprio desideri. Se all’epoca il mio grande desiderio si fosse avverato oggi sarei sposata con uno che pubblica su FB foto di cani con i glitter attorno e aforismi di Paulo Coelho. Ecco. Ricordiamoci di esprimere con saggezza i nostri desideri. Il pericolo è che si avverino.

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