Dalì, l’amore e la meccanica quantistica

9 July 2013

Domenica scorsa ero a mare, stavo un meraviglia, mi ero messa una sediolina in riva, i piedi nell’acqua e mi leggevo Glamour. La pace dei sensi proprio. Poi però ha cominciato a piovere. Come tutti i pomeriggi in questa estate. E che si fa di domenica pomeriggio a Sorrento che piove? “C’è quella mostra di Dalí” – “E’ vero, andiamoci a vedere a Dalí“.

Io di Dalí conoscevo gli orologi molli, l’elefante con l’obelisco e in terza media disegnai anche con copia di “Giraffa in fiamme”.

Altre cose che sapevo di Dalí:

  1. Ha disegnato le scene oniriche di Spellbound di Hitchcock (che in italiano si chiama Io Ti Salverò, ma io lo cito in originale perché mi devo atteggiare)
  2. Ha disegnato il logo del chupa-chup
  3. Ha tradito sua moglie Gala con Amanda Lear

Quello che non sapevo, e che ho letto sull’opuscolo della mostra, è che ha un certo punto Dalì smise di considerare Freud come suo padre spirituale per passare questo ruolo a Heisenberg. E chi è questo Heisenberg? Avevo un vago ricordo di uno che avevo enunciato un qualche principio importante della fisica. Me lo sono andata a cercare, è quello del “Principio di Indeterminazione”. E cosa dice questo principio?

Dice che in pratica non si possono misurare con uguale precisione due ordini di grandezze fisiche. Per esempio: non puoi misurare contemporaneamente la velocità di una macchina sull’autostrada e la sua posizione. Uno dei due risultati sarà per forza approssimativo.

E questo è semplice, anche una bionda come me può capirlo velocemente.

Come e perché questo principio abbia così influenzato l’opera di Dalì ci ho messo un po’ di tempo e qualche ricerca su google in più a capirlo.

Mi illumina una cosa che si chiama “L’interpretazione di Copenaghen”, che sarebbe il quadro di interpretazione della meccanica quantistica maggiormente condiviso dagli scienziati modermi.

(Ma mica da tutti, Einstein per esempio, non era d’accordo, ma questo è un altro discorso)

Questa interpretazione dice: “Conoscendo tutti di dati iniziali di un esperimento non è possibile prevedere il risultato” e dice pure “l’atto di misurazione di un processo varia il processo stesso. La conoscenza va ad interferire sull’oggetto conosciuto”.

In pratica

Come quando ci sono tutti i presupposti perché una cosa funzioni e poi non funziona.

Come quando noi conosciamo una persona e conoscendola modifichiamo anche noi stessi. E lui conoscendoci modifica se stesso.

Come una coppia che diventa qualcosa di più e di diverso dalla somma delle singole parti.

E allora ho capito Dalì. Forse.

O quantomeno ho imparato che anche la fine di una storia non fa altro che obbedire alle leggi della meccanica quantistica.

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