20 August 2013
Siamo su una duna del deserto, il deserto del Sahara. Magid, il nostro autista e guida, scrive i nostri nomi in arabo sulla sabbia. Intorno solo il rumore del nulla e il clic della macchina fotografico. Una folata di vento più forte e i nostri nomi scompaiono.
Sabbia e vento cancellano le tracce dell’uomo, formano e riformano le dune. Dopo un minuto le nostre scritte non c’erano più, tra un anno la duna sarà diversa e nuovi turisti ci saliranno per affidare al silenzio le loro occidentali afflizioni, tra cento anni noi non ci saremo più e il vento soffierà sempre nel deserto.
Inshallah. Se Dio vuole.
A noi, schiavi del desiderio di trascendenza, non resta che illuderci di incidere ricordi su un un qualcosa di più duraturo. Dita battute su una tastiera, codici binari di zero e uno che andranno a disperdersi nella rete. Come sabbia nel deserto.