Le nuvole di ottobre

1 October 2013

Era un ottobre di molti anni fa. Almeno 15 anni fa. Ero dietro il motorino di una mia amica e le nuvole rosa illuminavano la prima sera tra i palazzi di Via degli Aranci. “Quando memoria di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra lasciando dietro di sé una specie di musica” – avrebbe detto Dino Buzzati meglio di me che avevo 15 anni e già facevo i conti con la nostalgia. Ma era ancora un ottobre in cui tutto poteva succedere e avevo 15 anni e infinite possibilità. E ottobre mi si apriva davanti come una promessa di qualcosa di bello che verrà.

Era un ottobre di molti anni dopo. Almeno 15 anni dopo. Passeggiando tra i palazzi di una periferia del nord recitai a qualcuno che mi teneva per mano un pezzo dello stesso racconto: “Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione”. Ma lui già non mi ascoltava più. E le infinite possibilità mi facevano paura. Ottobre era una promessa che annegherà nel rimpianto.

E’ ottobre e l’aria è così tersa che oltre il mare si vedono i monti dietro il Vesuvio, nel riflesso delle vetrine tirate a lustro dalle commesse stamattina vedevo le scogliere di Procida. La sera le nuvole sono rosa e fredde e corrono lontane, verso settentrione. Le infinite possibilità fanno male come un pungolo. Ottobre sono 31 giorni da buttare giù come una medicina.

E’ sempre stato il mio mese preferito ottobre, un mese in cui il caldo viene spazzato via, il cielo diventa pulito e fresco come appena lavato, la calura estiva si dissolve e nell’ora blu delle sei della sera puoi sentirti anche tu chiamato a sorte orgogliosa.
Questo è quello che vorrei che mi portasse questo ottobre, speranze nuove che non siano nostalgia o rimpianto. Promesse nuove che dipendano solo da me stessa. Infinite possibilità. Perché non è vero che gli orizzonti perduti non ritornano mai.

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