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10 cose che ho fatto a Parigi

16 December 2013

Quello il fatto di Parigi andò così:

“Capo, mi sono scocciata di stare a Capri, che facciamo qua terra, c’è troppa umidità!” – “E dove ce ne vogliamo andare Camì? Londra, Parigi, New York?” – “L’EasyJet non ci arriva a NewYork. Andiamocene a Parigi che secondo me si mangia meglio che a Londra”.

E andiamocene a Parigi.

Lista delle cose da fare a Parigi che mi ero segnata prima di partire 

  1. Salire sulla torre Eiffel
  2. Andare alla Reggia di Versailles e cantare tutto il tempo “Grande festa alla corte di Francia, c’è nel regno una bimba in più”
  3. Fare shopping di capi vintage nel Marais
  4. Farmi fare tante foto mentre cammino in un viale di foglie secche in riva alla Senna con un cappottino aderente
  5. Sedersi a quei tavolini di 30 centimetri e mangiare beef bourgogne
  6. Andare al Louvre e guardare la Gioconda per 30 secondi da sopra alle teste dei giapponesi, fare finta di emozionarsi e poi andare a correre nella galleria
  7. Ordinare in francese ostriche e champagne
  8. Uscire dalla Fayette e alzare un braccio con le buste cariche di sacchetti dello shopping per chiamare un taxi
  9. Prendere il Bateaux Mouchu per fare anche io la turista che prende il vaporetto
  10. Incantarmi davanti agli impressionisti al Museo d’Orsay
  11. Andare al Pere Lachaise e fumarmi una canna davanti alla tomba di Jim Morrison

Si vola da Pisa, con ancora il badge della BTO appeso al collo, come l’anno scorso, ci sediamo a prendere un bicchiere di vino allo stesso bar dove mi sedetti l’anno scorso. “A questo viaggio” – “A questo viaggio”.

Fotor-Parig-1

 

Lista delle cose che ho fatto a Parigi 

  1. Salita sulla torre Eiffel.  Fatto. Ora io lo so che voi ci siete andati tutti, ma io no, ed è stato bellissimo e si vedeva anche Venere che brillava enorme in cielo. Che mi dicono che non  facile a Parigi vedere le stelle e i pianeti in cielo.
    Biglietto comprato online, niente fila, coda solo per l’ascensore, mischiati con le coppiette italiane che come al solito litigano per qualche motivo stupido, ma che poi arrivati sopra si dimenticano tutto e ti chiedono una foto insieme dove sorridono e magari tra qualche anno la guarderanno con un po’ di nostalgia (e chissà se si ricorderanno di quanto è stato bello avere i brividi nell’ascensore panoramico o quanto fu stronzo l’altro per quel litigio mentre erano in coda). Io sporgo il cellulare dalla rete e fotografo Venere, la prima stella della sera.
  2. Andare alla Reggia di Versailles  (e cantare tutto il tempo “Grande festa alla Corte di Francia,c’è nel regno una bimba in  più). Fatto. Versailles è bellissima, e quando arrivi e la vedi da lontano con tutti quei fregi dorati non puoi fare a meno di emozionarti, mentre ti salgono tutte le suggestione di Lady Oscar, i Tre Moschettieri, e poi Sophia Coppola e poi tutte le fantasie di bambina di essere una damigella alla Corte di Francia (non la regina, non una principessa, un ruolo secondario, non troppo impegnativo).
    Prendiamo il trenino che ti porta in giro per i giardini nello stesso vagoncino di 3 giapponesi e io le vorrei chiedere se hanno letto “Versailles No Bara” , ma non glielo chiedo e mi offro di scattar loro fotine dalle dita a V. Camminiamo nel parco del Petit Traianon tra le casette del villaggio contadino che era il giocattolo di Maria Antonietta e ci sediamo a mangiare una crepe sulle sponde del Gran Canal. Ed è subito domenica svedese. Ma arriva subito l’opulenza del Palazzo Reale a ricordarmi che siamo in Francia. Giro per gli appartamenti e mi immagino le dame che fanno pipì negli angoli senza alzarsi la gonna con le crinoline. (dov’è che ho letto che a Versaillese c’era una puzza terribile?)
  3. Fare shopping nei negozi vintage del Marais –> Entrare, dire Bonjour, aggirarsi sugli stand, sbirciare i cartelli dei prezzi, dire au revoir, uscire, sospirare.
  4. Farmi fare tante foto mentre cammino ecc…–> Fatto. Ho solo dovuto rinunciare al cappottino per un molto meno fotogenico piumino perché faceva troppo freddo per cappottini&co.
  5. Sedersi a quei tavolini di 30 centimetri –> Seduta a circa 25 tavolini di 30 centimetri e mangiata beef bourguignon, escargot, soufflè, capesante, patatine fritte, cipolline caramellate, tutto sempre  innaffiato da Borgogna. E sempre ordinando a caso da lavagnette scritte in lingua sconosciuta, in calligrafia incomprensibile, puntando il dito sulla portata con la lista degli ingredienti più lunga. O più costosa. Uscire sempre felice.
  6. Andare al Louvre. Non fatto. Ogni giorno ci sembrava che il tempo fosse troppo bello e ci fosse troppo sole per andare dentro un museo. E poi tutti dicevano che bisogna studiare prima cosa vedere. Ma tutte le mie risorse mentali erano impegnate a studiare i migliori ristoranti, capirete.
  7. Ordinare in francese ostriche e champagne. Non le ho ordinate in francese, non ho mai capito come si pronuncia la parola huitres. Ma ho puntato il dito sulla foto di un menù da sfogliare con l’iPad del piatto di ostriche e crudi di mare a un prezzo più umano. E la sindrome di Stendhal l’ho avuta davanti a questo vassoio di ghiaccio a due piani pieno di mostri marini fumanti di freddo e montato su un’asta che spuntava dal tavolo. Non penso che la Gioconda mi avrebbe fatto lo stesso effetto. Sono una grezza? Sì, sono una grezza.
  8. Uscire dalla Fayette ecc. Sono uscita dalla Fayette solo con un misero e triste sacchetto pieno di scatolette di Fois-Grais e Cassoulette da tenere in dispensa per quelle sere che arrivi alle 10 di sera a casa e pensi “E ora che mi mangio?” . Posto di turisti che fotografano l’albero di Natale (io compresa) e girano a vuoto tra i piani. E giapponesi che fanno ordinatamente la coda per comprarsi un paio di borsette da mille euro.  Vi do’ un consiglio: se ci andate e siete un po’ stanchini, potete andare a riposarvi al Centro di Accoglienza Giapponese al 2 piano. Se qualcuno vi viene vicino e prova a dirvi che non potete stare là perché chiaramente non siete giapponesi, voi inclinate la testa, fate ooohhh e poi fate il segno della vittoria. Dovrebbe funzionare.
  9. Prendere il Bateaux Mochue. Fatto. Note per il futuro: non farlo mai più. E’ uno sfrantunamento unico. Io alla seconda spiegazione ripetuta in 7 lingua mi sono tirata su la sciarpa fino al naso e ho preso sonno.
  10. Incantarmi al Museo D’Orsay davanti ai capolavori dell’impressionismo. Ci sono andata, ma se vi devo dire la verità non è che mi sono incantata più  di tanto. Perché probabilmente, come detto sopra, sono una grezza. Ma in ogni caso ho realizzato che i musei non mi piacciono perché ogni quadro che vedo poi penso che sono tutti morti. E sono ormai solo polvere e manco sanno e sapranno mai che ci sono milioni di persone che li guardano raffigurati in quel quadro. E preferisco l’arte moderna, ecco.
  11. Andare al Pere Lachaise e fumarmi una canna davanti alla tomba di Jim Morrison —> sono andata al cimitero, ma comunque ho 33 anni e canne in tasca non ne porto e allora mi sono messa a camminare tra le tombe e ad osservare la gente che si faceva le foto con la faccia contrita davanti alle tombe. Allora ho deciso di fare un’operazione verità e mi sono messa a spararmi le fotine con le dita a v e il sorriso inclinato davanti alle tombe. E’ stato bello.

Tutto è stato bello in questa Parigi.  Anche il ritorno.

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