Un Natale al tavolo dei bambini

25 December 2013

Anche quest’anno la Vigilia di Natale ho incastrato le ginocchia sotto il tavolino basso dei bambini. La più piccola del tavolo dei bambini aveva 24 anni. Il posto assegnato là in disparte ormai non viene assegnato per età, ma in base allo stato civile. Se alla cena della Vigilia arrivi con un +1 hai l’upgrade gratuito alla tavola dei grandi. Altrimenti se come al solito manco quest’anno ti sei Seriamente Fidanzata Tanto da Non Potersi Dividere a Natale, niente, resti al tavolino e la cosa migliore che puoi fare è andare in cucina per sceglierti la migliore bottiglia di vino da affiancare alla Coca-Cola che viene posta immancabilmente a centro tavola bambini.

D’altra parte io un +1 a una cena o un pranzo di Natale non l’ho mai portato, neanche il Fidanzato Certificato con Anello dell’anno scorso. Passare la Vigilia da me, il giorno dopo dai tuoi è una roba che credo quantomeno abbia bisogno di una data di matrimonio già stampata sulle partecipazioni, una convivenza in cui i libri si sono già mescolati, una gravidanza in corso.

E niente di tutto ciò è successo nel 2013. Ed ecco che quindi il pomeriggio di Natale davanti al 5-6 prosecco, mi rendo conto che a 33 anni sono ancora a tutti gli effetti una figlia. Una che si può permettere di passare il pomeriggio del 24 in giro per bar e baretti bevendo spritz senza il pensiero di una cena o un pranzo da allestire. Chiedendoci solo “che facciamo a Capodanno?” e mai “Cosa cucini stasera?”.

Io e la mia amica quest’anno abbiamo brindato alla Concretezza. A un anno in cui incanalare da qualche parte tutte le esperienze che abbiamo vissuto, in cui infilare le perle di vita in una collana, in cui magari non inseguiremo sensazioni vaghe e fuggitive in giro per il mondo, ma nel concentrarci sul costruire una casa intorno a quello che abbiamo.

E probabilmente l’anno prossimo sarò ancora al tavolo dei bambini, probabilmente alle sei di sera del 24 mi troverete ancora davanti al bar, molto probabilmente nella mia vita non cucinerò mai una cena di sei portate. Ma quello che mi auguro è di costruire qualcosa, una qualsiasi cosa, in cui sentirsi a casa. Che sia un posto fisico o uno stato d’animo, non importa. Perché non c’è niente di più triste di un Natale lontano da casa.

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