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L’educazione di una mamma

13 October 2016

Come in tutte le cose della mia vita alla maternità mi sono avvicinata con un approccio scientifico. Un paio di giorni dopo aver scoperto di essere incinta ho cominciato a leggere avidamente manuali sull’educazione dei neonati e a frequentare forum e blog del settore. Mi sono preparata alla nascita di Caterina con se dovessi affrontare un esame universitario.
Da subito ho capito che ci sono due tilomi ben distinti nella puericultura: l’approccio dogmatico con regole, orari e routine e l’approccio “bambino naturale” dove è il bebè comincia da subito l’autogestione.

La Nazy

La paladina dell’approccio dogmatico è una certa “Gina Ford” che nel suo “Il primo anno di vita del mio bambino” offre un’utile serie di schemi e routine da seguire per organizzare la giornata con il neonato. Ci sono schemi per ogni mese di vita del bebè. Tutto molto bello e rassicurante, peccato che ognuno cominci così “Ore 7.00. Il bambino deve essere sveglio e col pannolino pulito”. In realtà la nostra routine ha cominciato subito ad essere “Alle 7.00 si dorme ancora tutti profondamente, forse alle 8 si può fare un pit-stop pannolino e tetta, ma se non devo andare al lavoro che motivo ho di alzarmi dal letto prima delle 9?”. Più in là Gina suggerisce di non far dormire per più di 45 minuti i bebè di tre mesi al mattino. Peccato che Caterina il più delle volte ronfi allegramente per due e più ore la mattina mentre io mi leggo il giornale, vado dal parrucchiere, dall’estetista, in palestra, lavoro un po’, Secondo Gina Ford invece in quei 45 minuti mi dovrei dedicare alla sterilizzazione di biberon, ciucci e attrezzi vari. Peccato che io abbia riportato in garage lo sterilizzatore al secondo mese. La mia routine di sterilizzazione ora è un giro di microonde ai ciucci ogni paio di giorni e per il resto una bella sciacquata sotto l’acqua corrente.

La moderata

Un po’ più libertina di Gina invece è Tracy Hogg, autrice della bibbia “Il linguaggio segreto dei neonati”. Il libro è un condensato di buon senso in cui ti spiega che prima devi dare da mangiare al bebè, poi giocate un po’, poi lui si addormenta e mentre lui dorme tu ti vedi i fatti tuoi. Cioè quello che una mamma arriva naturalmente a fare da sola dopo un mesetto. Visto che Tracy era americana per questa cosa ci ha messo un acronimo chiamandolo “E.A.S.Y” e facendolo passare come un metodo geniale e innovativo. La cosa più bella di Tracy è che comunque non ha niente da dire se tu per un motivo o per un altro preferisci non allattare, se dopo due mesi vuoi tornare al lavoro, se pur allattando ricorri ogni tanto alla bottiglietta… E soprattutto il libro è dotato di un fantastico schemino che ti aiuta a interpretare i vari tipi di pianto e a non risolvere sempre tutto con la tetta in bocca.

Le  naturali

Sul fronte opposto si trova il filone letterario che ha tra i suoi lumi tutelati un certo Carlos Gonzales, pediatra spagnolo paladino del coospleeping, dell’allattamento a richiesta e a oltranza, nell’autosvezzamento e del portare i bambini in braccio. In Italia la sua discepola più seguita è Alessandra Bortolotti autrice di “E se poi prende il vizio” e “I cuccioli non dormono da soli”. Questa scuola è quella che attualmente viene considerata “la cosa giusta da fare” e in fondo non fa altro che dire una cosa semplicissima e bellissima: “nei primi mesi di vita non devi far altro che rispondere alle esigenze del tuo bambino, nel modo in cui ti viene spontaneo, nutrilo quando ha fame, tienilo vicino a te e ascolta sempre prima di tutto te stessa e il tuo bambino”.

(Come il pomeriggio della nascita di Caterina, io ancora a letto con la bimba in braccio. Entra un’infermiera e fa: “Guarda che così prende il vizio”. A 3 ore di uscita dalla mia pancia)

Le Natur-Nazy

Il verbo del bambino naturale e “della cosa giusta da fare” viene diffuso e predicato nelle sue forme più oltranziste  in una serie infinita di gruppi e pagine facebook in cui le neo-mamme pongono quesiti del genere:

Dom: mio bambino ha 40 giorni e vuole stare sempre attaccato al seno. A volte una poppata dura anche tre ore. Come posso fare per staccarlo un po’? Posso usare il ciucciotto?
Ris: Niente, è normale, il bambino ha bisogno del tuo seno, è tutta la sua vita, il ciucciotto è un’interferenza che pregiudica la buona riuscita dell’allattamento.

[In questi gruppi ho imparato che qualsiasi aggeggio o sostanza al di fuori della tetta usato per placare i bambini di pochi di mesi sia un’interferenza. Siamo mammiferi e come tali dobbiamo continuare a comportarci. Che ci siamo evoluti a fare?]

Dom: la mia piccola ha 8 mesi e da un po’ di giorni rifiuta il seno. Posso passare al biberon?
Ris: assolutamente no! L’OMS raccomanda di proseguire l’allattamento fino a due anni e oltre, Chiama una consulente.

[Si, in questi gruppi ho imparato il lavoro di consulente dell’allattamento. E che l’OMS rappresenta la VERITA’ ASSOLUTA. Sia per te italiana che a tre mesi devi tornare al lavoro se no il mutuo chi lo paga, sia per la svedese con millemila giorni di maternità, sia per la sub-sahariana che vive da qualche parte dove certamente non c’è il Napisan per sterilizzare il biberon]

Dom: il mio cucciolo ha 2 mesi e mezzo e vuole stare sempre in braccio. Come posso abituarlo a stare un po’ nella sua culletta?
Ris: Sicuramente si tratta di un bambino “ad alto bisogno di contatto”. Portarlo in fascia, io ho fatto così fin ai suoi 27 mesi e nel frattempo riuscivo a cucinare, passare l’aspirapolvere, pulire il gabinetto e fare cacca. Sdraiette, seggionilni, carrozzine e passeggini sono invenzioni dell’era industriale che possono creare problemi di autostima nel bambino per un prematuro distacco dalla mamma. Tieni duro!

[E se non ce la fai puoi sempre chiamare una consulente che ti consiglierà il supporto più adatto a te per seguire te e il tuo piccolo in tutto il percorso. Sì, perché esiste anche il ruolo di consulente nel “portare” e le fasce e i marsupi si chiamano “supporti”. Il percorso va invece dalla nascita a quando il piccolo impara a camminare, non quando si fa 10 chili e tu hai la schiena a pezzi]

In questi tre mesi ho ondeggiato tra queste varie scuole di pensiero… sono partita con un parto cesareo (quasi) a richiesta, ho allattato secondo il caro vecchio schema anni ’80 della poppata ogni tre ore, continuato con l’aggiunta di latte in polvere per tutti i suoi primi 40 giorni, usato tutte le “interferenze” possibili (ciucciotti, camomilla, gocce calmanti e compagnia bella), ho indossato tanto la fascia, ma per comodità mia più che per credo, l’ho piazzata nella sdraietta a manco un mese, portata in giro in carrozzina fino all’una di notte e tutte queste belle cose che non si fanno, ma poi al compimento del terzo mese ci siamo ritrovate con l’allattamento al seno in esclusiva, le passeggiate nel marsupio ergonomico e lunghe notti di sonno nella culletta da coo-spleeping. Io felice e rilassata, Caterina lo stesso (a giudicare dalle risate e dalle ore di sonno).
Ora sto leggendo un libro di un’americana che parla del metodo educativo delle francesi. In uno dei capitoli si afferma che le francesi allattano pochissimo o non lo fanno affatto così a tre mesi sono magre come prima. Ecco. Lo immaginavo che questo fatto delle 500 calorie al giorno che si consuma per l’allattamento fossero una leggenda messa in circolare dalla Leche Legue.

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