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Storia del tampone

20 August 2020

Il 17 agosto a Piano di Sorrento sono iniziati gli screening di massa dopo qualche caso di positività registrato al bar della piazza del paese. Pur non avendo frequentato assiduamente il bar, ma avendo contatti con tantissime persone, una mezz’ora prima dell’apertura mi vado a mettere compita in fila sotto il sole delle due di un pomeriggio di agosto. Davanti a me una cinquantina di persone, a occhio, penso di cavarmela in un’ora. La fila è tranquilla, ben distanziata, tutti con le mascherine. Passa un’ora e niente. Siamo sempre lì. Ma mi dico “sono qui da un’ora, che faccio, me ne vado?” Ad un certo punto, verso le 4 distribuiscono i moduli con i numeri, solo 120 quando le persone in fila credo ormai siano 500. Tensioni, urla, volanti dei carabinieri. Gente che urla rivendicano il diritto al test in stile assalto ai forni. Sono il numero 110, decido di restare, ormai il pomeriggio è andato. Verso le 5 entro. Test sierologico. Mentre lo faccio mi chiedono se ho avuto tosse, febbre o raffreddore negli ultimi tempi. Denuncio subito un classico raffreddore allergico avuto a fine luglio. Tampone. Isolatamento di quando non saprò i risultati. Ci possono volere fino a 7 giorni. Non sono andata alla messa per un anno dalla morte di mio padre. Non sono andata al compleanno di mio nipote. Passerò l’ultima settimana di ferie prima del rientro della maternità sul terrazzo di casa.

Pubblico quanto scritto fin ora su FB. Racconto di aver fatto un tampone nell’ambito di uno screening di massa che ha coinvolto migliaia di persone, mica di essere positiva, che vuoi che succeda? Alle 8 del mattino già cominciano le telefonate a mio marito per chiedergli come sto. Manco fossi attaccata al respirato artificiale e incapace di parlare. Ovviamente l’unico interesse è sapere che pericolo hanno di essere stati unti da me dopo che li ho salutati in piazza. Immediatamente mi sento contornato di viola come la pubblicità progresso sull’Ads dei primi anni ’90. Elimino il post e mi chiudo in casa. Ho comprato un tappetino di Pilates di 27 euro, tanto vale che lo usi sul terrazzo seguendo qualche lezioni su Zoom in puro stile quarantena. Non devo neanche lavorare. Leggo un libro intero in due giorni come non mi succedeva dal 2009. Bella questa quarantena senza smart working.

Il pomeriggio del secondo giorno il sindaco scrive su Facebook che tutti i tamponi sono negativi. Dall’Asl nessuno mi ha telefonato. Vuol dire che sono libera? Un post su FB può essere considerato ufficiale? Posso andare a fare Pilates? Scrivo direttamente al sindaco e mi dà il lasciapassare. Test Negativo.

Vado a fare Pilates con una vera insegnante, ho pur sempre un tappetino da 27 euro. Oppure potrei far finta di non avere Facebook e rimanere in casa ad aspettare un comunicazione dell’Asl. Ma a quel punto non basterebbero un’intero canale YouTube di lezioni di pilates, temo.

[Fine della storia del tampone]

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