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Questo fatto di essere incinta

21 December 2015

La prima cosa che voglio dire su questo fatto di essere incinta è che non è mica vero che “vedrai, quando smetterai di pensarci succederà”. E’ la risposta che viene data su tutti forum quando una scrive “Tot mesi che provo ad rimanere incinta, ma  niente”. E’ quello che dicono tutte quando raccontano di gravidanze arrivate dopo lunghe attese. Ok, sarà pure così per voi. Ma per me il mese che sono rimasta incinta era proprio uguale a tutti gli altri. Ci pensavo allo stesso identico modo.

Ho fatto il test il giorno stesso in cui mi doveva venire il ciclo, anzi, il giorno prima. Mi ero comprata un pacco di test per l’ovulazione a 9 euro e 90 in offerta speciale su Amazon e c’erano 5 test di gravidanza in omaggio e tanto valeva farci pipì sopra. Ho fatto pipì nel bicchierino del rhum, in casa non avevo bicchieri di carta, nella mia casa non troverete mai bicchierini di carta, ho messo la striscietta sul top di legno del bagno e non sapendo che fare mentre si colorava mi sono lavata i denti. Con la coda dell’occhio ho notato la seconda striscetta che si colorava. Ah, si colora. Ma sarà davvero così? Ho finito di lavarmi i denti con malcelata calma e mi sono letta le cacchio di istruzioni in inglese del foglio di istruzioni degli stick canadesi di Amazon. Sì, è proprio così. Due striscette=pregnant. Comincia così il lento calendario delle conferme. Sarà davvero così? Fai il secondo test. Anche il terzo, già che ce l’hai. Fai le beta. Fai la prima ecografia. Dopo che il ginecologo ti dice, sì è così comincia l’altro calendario delle ansie. 8 settimana. Il cuore batte. 10 settimane. Ha tutti i cromosomi in fila per due. 12° settimana. Ha tutti gli arti al posto giusto e cinque dita. Temo che andrà avanti così fin quando tipo per sempre.

Il tempo

Il tempo della ricerca di un bambino vai avanti a blocchi di 14 giorni. I primi 14 del ciclo stai tranquilla, i secondi 14 stai con l’ansia. Sono sicura anche questo mese mi verranno. Eccolo, il doloretto di pancia. Ti arrivano, un giorno di depressione, poi ti passa e ricominci con l’aiuto della tua magica app dove mettere i cuoricini e le note

Poi succede. E allora il tempo lo cominci a contare in un altro strano modo. Settimane più giorni. Prima eri convinta che le gravidanze si contassero in mesi. Poi scopri che si contano in settimane. La cosa pazzesca è che quando scopri di essere incinta sei già alla 5 settimana. Com’è possibile? Eh sì, perché la prima settimana comincia quando hai il ciclo. La domanda che ti faranno sempre, tutti gli infermieri, tutte le ostetriche, tutte le segretarie, tutti i medici è “ultima mestruazione”. E io mi chiedo sempre, ma come fanno a ricordarsi il giorno dell’ultimo ciclo quelle che escono incinte così, senza cercarlo con app e calendari. Chiedetemi a 25 anni quando è stato l’ultimo ciclo, avrei risposto con un sonoro “boh, più o meno, forse”. E invece è fondamentale, perché da lì conti a giorni e puoi affermare anche tu con sicurezza “Sono a 8+2”, che vuol dire 8 settimane più 2 giorni, cioè nella 9 settimana. Una volta arrivata a 8+6 sarò al terzo mese. Cose di pazzi. La cosa più assurda sono quei dottori e quelle infermiere che sanno calcolare le settimane in un secondo, partendo dalla data dell’ultimo ciclo, senza cacciare di tasca quel coso tondo. Forse invece del sistema decimale in testa hanno la tabellina del sette.

Le domande ansiose a Google

Tenti di rimanere incinta e cerchi su Google: “Tre mesi di tentativi e niente gravidanza”.

Fai il test e scrivi: “falsi positivi test gravidanza”

Cerchi: “migliore app gravidanza”. Scarichi tutte le 10 app della classifica delle miglior app per gravidanza. Riesci a scaricarne solo 6, hai finito lo spazio sull’iPhone. Devo assolutamente comprarmi un 64 GB.

L’app ti dice la data del parto. Scopri che sul forum di Al Femminile c’è l’apposito treath “Pancine di giugno”. Mediti di iscriverti mettendo anche tu come firma il counter che ti dice a che punto sei. Ti vergogni di farlo. Continui a lurkare senza ritegno. No, non  ce la puoi mai fare a usare espressioni come “ciao mammole” e “il mio fagiolino”. Scrivi su google: “istinto materno quando viene”.

Fai le beta per avere un pezzo di carte che ti certifichi l’essere incinta e scrivi “valore normale beta quinta settimana”. Fai le beta due giorni dopo per vedere se salgono. Hai speso 60 euro di analisi senza che nessun medico te le abbia prescritte- Forse facevo meglio a comprarmi due jeans con la molla in vita da h&m. A che settimana si possono cominciare a comprare gli abiti premaman? Intanto fammi dare un’occhiata alla collezione premaman di Zara. No, H&M ha più scelta. E comunque speriamo che non mi regalino quelle magliette con su disegnata la faccia di un neonato mostro che ti spunta dalla pancia. (e no, non mi farò mai dipingere un uovo chiedere sulla pancia)

“Quando avete fatto la prima ecografia”, “A che settimana si sente il cuore battere?”, “Quando l’avete detto in ufficio?” “Quando si sentono i primi movimenti?”. Non c’è domanda da fare a Google che non riceva in risposta infiniti forum di discussione. Dopo un po’  cominci anche tu a usare diminutivi come il “gine” e la “toxo”.

L’ansia dei test

Essere gravide e essere gravide a 35 anni significa essere costantemente misurate, analizzate, monitorate. Ogni mese ti tirano almeno 9 provette di sangue. Ogni mese controllano se nel frattempo non hai preso la toxoplasmosi mangiando quella bella fettina di lardo di colonnato. Mi ricordo che in Svezia qualcuno mi disse che facevano 3 ecografie nel corso di tutta la gravidanza. Io non avevo manco finito il 3 mese e avevo già fatto 3 ecografie di cui una 3D in cui qualche nonno ha anche tentato di vedere somiglianze in un coso di 6 centimetri.

E qua mi sono resa conto di una cosa strana. In tutta la mia vita non ho mai avuto nessuna ansia di nessuna analisi medica. Ora un’ansia che non ve lo dico proprio. Il peggio è stato il test prenatale genetico. Che è una cosa che hanno inventato mo’. Tu paghi 500 e passa euro e un infermiere molto carino viene a casa a tirarti il sangue. Poi dopo va a Casalnuovo a farlo analizzare. Dal tuo sangue estraggono il DNA fetale e ti dicono che tutti i cromosomi sono a posto, se stanno a coppie di due o se c’e ne è qualcuno di troppo. E anche il sesso. E io ero terrorizzata dall’idea che fosse maschio e ancora di più mi vergognavo a dire che ci rimanevo malissimo se era maschio. I risultati ti arrivano per email dopo un paio di giorni. In quel paio di giorni ovviamente la tua mente comincerà a immaginare i peggiori scenari possibili e comincerai a scrivere su google cose tipo “crescere un bambino down”. Non ve lo dico proprio che ansia. I risultati mi sono arrivati inaspettatamente il sabato mattina preceduti da una telefonata. Tutti i cromosomi a posto e una trionfale doppia X. Femmina. Mi vergogno un po’ ad ammettere che sono stata più felice di quando ho scoperto che ero incinta. Cioè quando ho scoperto che ero incinta non ci credevo poi tanto. E poi c’era sempre quel fatto che 1/5 delle gravidanze non vanno a buon fine. E ovviamente dovevo immaginare il peggior scenario possibile.

Ovviamente tutti dicono “l’importante è che sia sano”.  Ovviamente lo dicevo anche io. Mentre aspetti i risultati dei test veramente lo pensi. Ma se posso mettere la carta da parati rosa cipria con le stelline in camera sono più contenta. Ecco. Poi attorno tutte fanno figli maschi ormai, qualcuna dovrà pur pensare al proseguimento della specie.

La toxoplasmosi

30 anni di vita a mangiare l’impepata di cozze allo chalet Annamaria a Castellammare, carpacci di carne, fiorentine al sangue, grigliate in un posto in mezzo al Marocco dove ci hanno portato le forchette solo perché eravamo occidentali,  sushi nei peggiori alla you can eat di Napoli e poi sei negativa alla toxoplasmosi. E la toxoplamosi, toxo per gli amici, è il peggior terrore di ogni donna gravida, almeno in questa epoca storica (credo che i terrori delle gravidanze siano soggetti a mode del momento).

E allora al ristorante dovresti ordinare la pasta e aggiungere: “Mi raccomando, senza prezzemolo sopra”. Non mangiare il pesce se te lo portano sopra un letto di insalata. Stare attenta a non strofinarti gli occhi dopo che hai toccato carne cruda. Rimandare indietro al ristorante il filetto per farlo cuocere ancora. Una volta l’ho fatto. Mandare indietro il filetto chiedendolo più cotto, intendo. Dopo ho deciso di diventare vegetariana. 

Quando dirlo

A chi lo diciamolo? Diciamolo solo ai nostri genitori. Dopo mezz’ora 45 parenti erano stati raggiunti telefonicamente. Dopo 24 ore era stato aperte 6 casse di spumante al bar Tourist. Dopo una settimana ho bloccato la pubblicazione della notizia sul giornale locale. Dopo 3 mesi chiedevano alle mie amiche: “Ma Camilla è ingrassata o è incinta”. E allora sono capitolata. Su Facebook no perchè ho paura che poi mi mettono nei gruppi delle mamme.

C’è un gruppo di mamme dove ci sono quelle che postano le foto del pancione e le altre devono indovinare la settimana e il sesso del bambino.

La mia ostetrica ha condiviso una foto di nove mesi col pancione dove si dice “il dolore del parto equivale a venti ossa fratturate contemporaneamente”. Grazie per l’incoraggiamento.

Pubblicare o meno le foto le Facebook

Fin da prima mi ha sempre molto appassionato il dibattito: “pubblicare o meno le foto dei bambini su Facebook”. Dopo lunghe riflessioni ho stabilito che la mia personale posizione è la seguente: “Se mi esce un bimbo/a bello metto una foto ben fatta ogni tanto. Se mi esce un figlio brutto, metto la foto della manina col braccialetto per annunciare la nascita e poi basta. No, non credo che ci siano i pedofili in agguato pronti a rubarsi la foto di mia figlia appena uscita dal nido per appostarci fuori all’ospedale. No, non credo che il mondo senta la necessità di vedere foto di mia figlia tutti i giorni nelle situazioni più imbarazzanti. E sì, lo so che lì fuori ci può essere qualche stronza come me pronta a pensare “mamma mia, quanta è brutta questa criatura!” alla vista dell’ennesima foto mal riuscita e pubblicata. E sì, anche ora continuo a pensare che non è vero che tutti i bimbi sono belli.

 Parentesi moralista

E comunque non vedo il motivo di pubblicare foto di bambini con in faccia un adesivo per non far vedere il viso (sì, è l’ultimo trend del momento). Se non volete che il mondo veda in faccia vostro figlio la foto ve la tenete sul cellulare o mettete solo foto di spalle e dettagli. Altrimenti così sembrano usciti da Cronaca Vera. Amen

E comunque l’ecografia no. Quella non si pubblica. Per piacere. E già che ci siamo siate consapevoli che il video del coso che sgambetta nella vostra pancia interessa solo alle nonne.

Sant’Agnello

Quando ero piccola Sant’Agnello era un bel giorno perché non si andava a scuola e si festeggiava il santo patrono del paese. Si comprava l’albero di Natale e venivano le cuginette a casa. Poi il santo patrono non è sembrata più una ragione sufficiente per non andare al lavoro, con sommo malincuore. Ora con questo fatto che sono incinta invece al lavoro non ci posso andare. Perché ? Perché devo andare a guardare il santo, possibilmente a prima mattina senza farmi vedere da nessuno e poi restare a casa a riposare. Altrimenti il santo potrebbe infliggere gravi menomazioni al bambino, soprattutto se uso coltelli e forbici o arrotolo un gomitolo. D’altra parte, si sa che gran parte della mia giornata la passo ad arrotolare gomitoli. D’altra parte questo Sant’Agnello sembra un Dio vendicativo da antico testamento. Infatti un detto attribuito a Santa Lucia recita:”di me fidati, di fratemo Aniello stai attenta”. Io ci sono andata in chiesa a guardare il santo. Poi ho lavorato da casa senza usare il mouse perché mouse is the new gomitolo. Roba che i contadini lucani di Sud e Magia sono esponenti dell’illuminismo.

L’abbigliamento preamam

Io non le capisco quelle che non si comprano niente per la gravidanza e arrangiano con quello che hanno nell’armadio. Voglio dire, la gravidanza è l’unico momento della tua vita in cui puoi comprarti qualcosa senza preoccuparti della taglia. Come ci si può lasciar sfuggire una simile occasione? Fatto sta che io ormai ho la divisa ufficiale della sciattona: leggings e maglia larga sopra. Mi mancano solo gli huggs. Ma a quelli non mi arrendo. E aspetto il momento in cui sembrerò veramente incinta. E non solo chiatta. E per di più vestita come una rom.

Gli alimenti proibiti

Sento dire da un sacco di incinte: “Quando partorisco venitemi a trovare con una rosetta col prosciutto crudo”. Che povertà. A me portatemi fuori a cena: una bottiglia di Sagrantino di Montefalco e una tagliata di chianina al sangue, grazie.

Le frasi che odio

“Sei incinta, mica malata”. Non capisco perché non possiamo andare a un concerto hip hop che comincia alle 11 di sera dentro un garage fumoso a 50 chilometri da casa.

“Dai, è per una buona causa” dopo che hai vomitato pure il panettone del 1985

“Io ho vomitato fino al nono mese” grazie per l’incoraggiamento

“Io ho fatto step e aerobica fino al settimo mese” e che ti devo dire, beata a te.

Per me la gravidanza fin ora è stata come una febbre a 37. Troppo poco per stare a casa a letto, ma abbastanza per rendermi faticoso tutto il resto. Ma sono incinta, mica malata!

Perché essere incinte nel 1975 era meglio che essere incinte nel 2015

1975: Mangia per due, stai a riposo, mangia tutto quello di cui hai voglia se no esce con le voglie, non andare a lavoro.  Sei incinta, ti devi riguardare!

2015: Non devi mangiare di più, devi solo mangiare più sano, non c’è alcun pericolo a non soddisfare le voglie, continua a fare sport, lavora fino a un paio di settimane prima del parto. Sei incinta, mica malata!

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